Cronache della terza guerra mondiale. Mission accomplished
Mission accomplished. Così diceva il vecchio George Bush Jr. appena atterrato (non so se lo si possa dire per un aereo che arriva su una nave) in pompa magna sulla portaerei Lincoln e dopo qualche mese dall’inizio di quella che si rivelerà in seguito, ma che era prevista bene in anticipo, una vera mattanza. I missili erano caduti abbondanti , in guerra non si bada a spese, su Baghdad e le loro esplosioni commentate dagli orgasmici ed eccitati sospiri dei grandi giornalisti. La statua di Saddam Hussein era stata abbattuta, ripresa dalle principali televisioni mondiali che ci proponevano immagini di rivolte di piazza che si sarebbero poi rivelate frutto di particolari inquadrature piuttosto che di reale partecipazione.
Ma cosi’ si doveva fare e si fece. L’importante era comunicare la grandezza della potenza di chi aveva diritto di decidere il futuro di quell’area. La guerra, con tutte le nefaste conseguenze che qualcuno si era permesso di annunciare, era in verità appena cominciata. Il risultato principale, la caduta del dittatore, l’Hitler numero ormai non si sa più nemmeno quale, tanti eredi ha avuto quel pazzo fanatico, era stato cacciato dai palazzi del potere e l’Iraq era stato ufficialmente liberato.
La seconda fase dell’operazione avrebbe dovuto replicare gli stessi meccanismi in Siria dove c’era il nuovo Hitler di turno da rimuovere in nome della democrazia. La stessa operazione non e’ ad oggi ancora riuscita, dopo 8 anni di guerra Assad è ancora al potere e piuttosto saldamente; in compenso, quello che si era rivelato l’effetto collaterale (uno dei..) della seconda guerra del Golfo, il terrorismo islamico poi organizzatosi attorno al nuovo movimento integralista, l’Isis, da qualche giorno e’ stato quasi ufficialmente sconfitto. Nel sud est del paese, sia chiaro, mica dappertutto. Nell’area sotto il controllo del governo di Damasco i seguaci di Al Baghdadi continuano a resistere ai tentativi del SAA (Syrian Arab Army) di debellarli e mettere fine ai rimasugli del califfato. Se ad est dell’|Eufrate l’operazione e’ praticamente conclusa, ad ovest del fiume ci vorrà ancora parecchio tempo, visto che la coalizione a guida Usa bombarda da una parte, ad est, i terroristi e dall’altra, ma sempre per errore, chi li combatte.
Ma tornando al NES (North East Syria), la regione guidata dalla Democratic Self Administration, gli ultimi bastioni dell’Isis come dicevamo sono stati abbattuti ed occupati dalla SDF (Self Defence Force). Certo, buona parte di quella canaglia che ha terrorizzato buona parte della Syria e dell’Iraq per troppo tempo, e’ stata eliminata, ma ovviamente molti sono sopravvissuti, si sono arresi, si sono infiltrati tra le decine di migliaia di profughi che le recenti battaglie hanno inevitabilmente provocato. Insomma, non tutti, a parte i capoccia, si sono evaporati e molti sono arrivati assieme alle colonne di civili ed intasati sui camion, fino ai campi profughi piu’ a nord.
Al Hol, a sud di Hasaka, ha ricevuto da inizio Dicembre la bellezza di 49.000 nuovi arrivi, tutti provenienti dalle ultime sacche fino a qualche mese fa sotto il controllo di Daesh (nome locale per indicare l’Isis); proviamo ad immaginare un’intera cittadina come Pordenone completamente svuotata e i cui (tutti) abitanti fossero stati evacuati e concentrati in un campo dove si vive in situazione di precarieta’ estrema e, quando va bene, sotto una tenda. Ma al di la’ dei problemi legati alla gestione dei servizi, il problema più consistente e’ quello legato alla forte incidenza della presenza di coloro, come si diceva poc’anzi, che per salvare la pellaccia si sono mescolati al resto dei civili.
La situazione nel campo e’ esplosiva, ed erogare un minimo di servizi decenti e’ inevitabilmente un enorme problema; ci sono settori del campo sotto il controllo effettivo dei residui dei combattenti che dettano ancora legge e complicano ulteriormente la gestione del campo. Tra gli stessi civili sono molti che fino a ieri in un modo o nell’altro hanno sostenuto il califfato; bisogna tener conto della realtà dell’area da cui proviene questa gente e di quali siano sempre stati i veri meccanismi della gestione del potere di quelle aree, un sistema cinico ed estremamente radicale. Tra i nuovi arrivati ci sono moltissime donne e bambini, molte ex mogli o vedove dei fanatici che sono morti in combattimento; stabilire chi in realta’ abbia deciso in seguito a quella dannata esperienza di disconoscere i barboni tagliagole, chi li abbia solo subiti in mancanza di alternative e chi invece ha deciso di trvare temporaneo rifugio solo per salvarsi, e’ un labirinto di cui difficilmente si riesce a trovare un’uscita.
Ci sarebbero altre soluzioni per organizzare la loro accoglienza, dividere la gente in vari campi per garantire una gestione piu’ semplice, ma in questo modo si rischierebbe di diluirebbe eccessivamente le canaglie e di perderne il controllo. Un problemone, in parole povere. Tra questa gente ci sono molte persone straniere, quasi esclusivamente donne, che erano arrivate in Siria attratte dal fascino del califfato, spesso ragazze molto giovani che non erano riuscite ad indentificare nei cosiddetti “valori occidentali” un principio in cui credere. Forse anche a causa che tali valori si rivelano spesso come teorie piuttosto che come pratiche, ma forse sono io che mi sbaglio.
Fatto sta che tra di loro ci sono quelle che realmente ne hanno le balle piene e non vedono l’ora di uscire dall’incubo in cui si sono cacciate, ma sono molte anche quelle che invece ancora ci credono. Va da se’ che sia loro che i maschi che sono riusciti ad intrufolarsi tra i civili (seguendo, a quanto dichiarano, gli ordini di Al Baghdadi) rappresentano, oltre che una grana da risolvere in qualche modo, un pericolo reale ed immediato. Le manifestazioni di protesta contro la conduzione del campo sono praticamente quotidiane e quasi sempre sfociano in violenze diffuse stentatamente tenute sotto controllo da parte dell’SDF che ovviamente cerca di garantire la sicurezza del campo. Sassaiole contro le strutture della gestione, dalle cliniche agli altri servizi, stanno diventando la normalità e la sicurezza di chi ci lavora appare sempre più precaria. Gli spari in aria da parte dei militari per disperdere le manifestazioni, sono fino ad oggi riusciti a mantenere una relativa tranquillità, ma la situazione potrebbe esplodere ogni giorno che passa. In pratica, un bel casino.
Nel frattempo, i veri capoccioni dell’Isis sono svaniti nel nulla; lo stesso Al Baghdadi che si dava come presente dalle parti di Barghouz, forse Hajin, è sparito. dissolto. Che fine avranno fatto quei loschi figuri? Forse qualcuno potrebbe essere in grado di dare una risposta adeguata, visto che alcune ben informate fonti hanno rivelato strani movimenti di elicotteri che prelevavano gente dalle carceri e dalle zone a sud e le trasportavano altrove. Pare che alcune di loro siano ora in Afghanistan, dove l’Isis (mai prima presente) spesso ingaggia lotte con i talebani per la spartizione del potere. Potrebbe anche essere che a qualcuno possa interessare indebolire i guerriglieri afghani (talebani appunto) per meglio poter trattare con loro il futuro di quel paese, chissà.
Ma, a parte questo, la grana che è ora scoppiata tra le mani della coalizione in NES è bella grossa e i paesi occidentali da cui i combattenti internazionali dell’Isis e le loro mogli sono partiti, fingono di ignorarla. Farli tornare in patria rappresenta un rischio considerevole e nessuno li vorrebbe indietro. Come si farà a trovare una soluzione non è al momento dato a sapere, ma prima o poi qualcosa ci si dovrà pur inventare, no? Dire adesso che sarebbe stato meglio pensarci prima è un’ovvietà, ma che non risolve assolutamente nulla. Buona fortuna a tutti.
Docbrino