Editoria: intellettuali, faccendieri e partiti. Lodi insulse, riflessioni e parole in libertà. Resta la solidarietà
Ieri abbiamo ricevuto e pubblicato una nota dell’Associazione per la Terza Ricostruzione dal titolo “Solidarietà ai redattori ed auspicio che il Messaggero Veneto sia ancora il Quotidiano del Friuli”. Il sodalizio firmatario dell’appello è composto da un variegato parterre di soggetti di varia provenienza politica ed intellettuale, alcuni certamente di valore che crediamo abbiano firmato l’appello d’impulso sinceramente preoccupati per le sorti dei giornalisti, altri sono invece imbarazzanti. Ma non è questo il problema e neppure, ovviamente, la dovuta solidarietà ai redattori e neppure la dimenticanza nel testo di un accenno ai poligrafici (che passeranno da 23 a 5). Ma sono le motivazioni di preoccupazione addotte nel testo che destano alcune perplessità. Non vorremmo essere maliziosi ma le affermazioni e i quesiti posti non sono proprio una verità universale. Se infatti è legittimo chiedersi “che direzione prenderà il quotidiano e se sarà ancora il “Giornale del Friuli”? L’affermazione che nella sua storia, soprattutto la più recente, sia stata “l’agorà, spazio in cui dibattere le questioni locali libero e aperto” lascia perplessi, perché il Messaggero Veneto è stato sempre in un modo o nell’altro orientato e ha sempre utilizzato la sua forza (ormai in caduta libera) come una clava monopolistica. Così come appare bizzarra l’affermazione “avremo ancora uno strumento di promozione e valorizzazione delle “peculiarità nostrane” fra mezzo l’universo mondo?” Dipende ovviamente da quali valori si vogliono promozionare. Ma possiamo dire che è il proseguo della nota che svela l’arcano, quando sono evidenziati gli esempi di quella che possiamo definire “lesa maestà” friulana. Si legge infatti: “una delle prime novità introdotte in tutte le testate del nuovo gruppo editoriale sono le interviste lunghe di “Orizzonte Nordest”. La prima fu al professor Cacciari, poi a Riccardo Illy, personaggi di spessore, domande e risposte di primordine. Ne seguirono altre, già un buon numero, ma non si è ancora letto un friulano! Nell’estremo Nordest non ci sono uomini di cultura? Persone che abbiano qualcosa da dire, da proporre? Eventualmente, troveranno spazio e libertà di pensiero?” Ecco forse la preoccupazione è questa, il pericolo di perdere diritto privilegiato di tribuna annacquato da una ben più potente presenza veneta e magari triestina. In realtà quelle interviste e il piano editoriale del nuovo gruppo Nem non nascondono gli obiettivi, l’idea è quella della normalizzazione del grande nordest in salsa ovviamente veneta, non certo friulana, con Trieste battitrice libera che si riserva il ruolo metropolitano di città della scienza e del porto. Anche nelle note dei partiti, arrivate a buoi scappati, si legge più che altro la preoccupazione di perdere quelle cinghie di trasmissione, spesso personali, che garantivano la visibilità, non la preoccupazione di venire fagocitati (altro che maggiore autonomia). Del resto sono lustri che c’è chi non vede l’ora che la “specialità” del Friuli venga assorbita. Fossimo nei giornalisti del quotidiano di viale Palmanova, ci preoccuperemmo non poco nel vedere le note politiche, perché certe litanie incensatorie, lodi palesemente pinocchiesce, sono in genere pronunciate dal pulpito, ma dei funerali. Il primo in termini di tempo a “cantare” le beau geste era stato il Pd, i cui consiglieri regionali in una nota Acon (agenzia di stampa del consiglio regionale) parlavano del fatto che: “In ballo …. c’è anche il servizio di informazione che da decenni, uno dei principali quotidiani del Fvg, garantisce. In gioco c’è la missione di racconto e testimonianza del nostro territorio, di dare voce alle comunità e al Friuli stesso”. Parole che, mi si consenta, cozzano non poco con i giudizi espressi anche pubblicamente (di cui siamo testimoni oculari e uditivi), ma come si sa, è inutile sparare sulla “croce rossa” e del resto la coerenza è ormai dappertutto oggetto sconosciuto. A fare eco al Pd , a stretto giro, con una nota sempre Acon congiunta, i consiglieri regionali di Maggioranza che esprimono preoccupazione non solo perché “si paventa il rischio di perdere una voce autorevole di una parte importante della nostra regione, ma perché si prospetta la perdita del posto per diversi lavoratori dell’informazione che da decenni raccontano il territorio con il risultato non trascurabile di essere il quotidiano con più vendite in regione”. Poi la pennellata: “Le voci della nostra regione sono storicamente plurali e logiche di razionalizzazione dei costi nell’informazione del Nord-Est non possono mettere a repentaglio la pluralità dell’informazione nel Friuli Venezia Giulia”. Insomma a buoi scappati si grida all’allarme fuga. Ma stiano tutti tranquilli (o quasi), la nuova proprietà, dopo aver dimagrito le redazioni e “razionalizzato” tutto il razionalizzabile, apriranno le porte ai migliori offerenti. Ed in questo avranno buon gioco le abbondanti libagioni di cui è titolare PromoTurismo Fvg. Così tutto tornerà com’era o quasi.
Fabio Folisi
Nota di solidarietà alla Assemblea dei redattori del Messaggero Veneto