Emanuele Zanon: “Peste suina africana, urgente sensibilizzare la popolazione sulle misure da prendere per prevenire la potenziale ricaduta sulla filiera suinicola””
Sulla peste suina “il rischio è concreto è certamente sanitario ma di conseguenza anche economico con possibili ricadute su tutta la filiera. Occorre allertare la popolazione alle buone pratiche da seguire, attraverso iniziative urgenti di informazione su tutto il territorio regionale”. Con questo intendimento il consigliere regionale Emanuele Zanon ha promosso nel marzo scorso una mozione con cui si chiedono interventi urgenti per la diffusione di campagne di informazione nel territorio regionale e sulle aree di confine. Iniziative volte a “prevenire l’insorgenza anche nel nostro territorio di peste suina che vista la presenza enorme di cinghiali potrebbe diventare un’ulteriore minaccia per tutta la filiera produttiva suinicola” spiega Zanon ricordando l’importanza che questo comparto produttivo riveste in Friuli Venezia Giulia dove sono presenti importanti allevamenti e aziende di trasformazione del prodotto le cui eccellenze sono riconosciute in tutto il Mondo. La peste suina africana (PSA) è una malattia virale che colpisce suini e cinghiali, è altamente contagiosa e spesso letale per gli animali, ma non trasmissibile agli esseri umani. I danni che però può provocare al tessuto economico produttivo sono evidenti, con il blocco delle produzioni e delle esportazioni. Già dal 2014 si registrano focolai di PSA in alcuni paesi europei, e attualmente è registrata in alcune aree geografiche dell’Europa Centro-Orientale. Lo scorso 7 gennaio 2022 è stata confermata la positività in un cinghiale trovato morto in Piemonte, nel Comune di Ovada (AL), geneticamente differente dal ceppo virale che precedentemente in Italia era presente solo in Sardegna (dove negli ultimi anni si registra un costante e netto miglioramento della situazione epidemiologica). “Una delle modalità di insorgenza di PSA sono i rifiuti alimentari dell’uomo che all’interno hanno prodotti di origine suina non tracciati dalla filiera. Se i rifiuti abbandonati fossero contaminati e pertanto ingeriti dai cinghiali, diventerebbero una miccia epidemica di focolai che agevolmente si propagano proprio in virtù dell’elevato numero di cinghiali selvatici sul territorio” prosegue Zanon. “Perciò è quanto mai urgente che sul tema della Peste suina africana vengano coinvolti non solo addetti ai lavori (agricoltori e allevatori in particolare, che già sono allertati) ma tutta la popolazione specialmente coloro che in maniera sempre più vistosa frequentano i territori, come escursionisti, naturalisti, sportivi, turisti, raccoglitori di funghi ed erbe spontanee. I cinghiali infatti sempre più frequentemente sono presenti a ridosso dei contesti urbani anche nel nostro territorio. Perciò si rende urgente promuovere una campagna informativa (che si aggiunga a quanto già sta avvenendo sul territorio grazie agli incontri di divulgazione programmati in queste settimane) attraverso l’installazione il prima possibile di cartellonistica, attraverso la comunicazione tradizionale (distribuendo volantini, manifesti), canali social, conferenze e assemblee pubbliche (promosse dalla Regione coinvolgendo anche le Aziende sanitarie, i Comuni, gli uffici e i presidi turistici, le associazioni di categoria interessate, le riserve di caccia, ecc.), sfruttando le linee guida già redatte dal Ministero della Salute per invitare la popolazione a segnalare la presenza di carcasse di cinghiali e a non portare in giro cibo di derivazione suina non tracciata” è la richiesta del Consigliere Emanuele Zanon. L’intervento “è quanto mai urgente considerando l’alto numero di cinghiali, le cui colonie si sono moltiplicate e spesso spinte dalle montagne verso la pianura e in taluni casi alle zone costiere” conclude il Consigliere ricordando che in considerazione dell’epidemia europea e in base a quanto previsto nell’ambito della strategia comunitaria di prevenzione e controllo della malattia, l’Italia nel 2020 ha elaborato un piano di Sorveglianza nazionale e come previsto dalle norme comunitarie, dalla conferma della positività del cinghiale lo Stato Membro interessato ha 90 giorni di tempo per presentare alla Commissione Europea uno specifico Piano di eradicazione.