Fontanini alle crociate. Il Sindaco di Udine non concede lo spazio pubblico per una cena islamica multiculturale all’aperto
Il primo cittadino di Udine con motivazioni decisamente risibili nella città che ha fatto della sagrona FriuliDoc la sua principale attività “culturale” vieta una festa islamica all’aperto in via della Rosta perchè “Il luogo non si presta a una manifestazione di questo genere, che potrebbe disturbare i tanti residenti di un’area così popolata e con tanti condomini”. Oibò una cena che è stato spiegato non prevedeva musica ne altoparlanti ma solo l’idea di festeggiare in maniera multiculturale la Festa del Sacrificio che per il mondo islamico è una delle principali ricorrenze paragonabile al Natale per i cristiani. In realtà il diniego del Comune di Udine si inserisce in una politica palesemente ghettizzatrice delle etnie “foreste”, lo spiega senza girarci intorno il sociologo Marco Orioles che era stato tra i promotori dell’iniziativa: “Questo è un atto dichiaratamente ostile della Giunta, per la prima volta la festa, riuniva le tre comunità islamiche cittadine. Sono infatti tre le sedi delle associazioni, in via San Rocco, via Marano Lagunare e via della Rosta che volevano salutare assieme al quartiere e alle istituzioni la Festa del Sacrificio, una delle principali ricorrenze del calendario, “paragonabile al Natale per i cristiani”. All’evento era fra l’altro stata espressamente richiesta la presenza del sindaco Pietro Fontanini. La serata prevedeva una cena in strada anticipata da una tavola rotonda condotta dal sociologo Marco Orioles. “L’idea era quella di dare un contributo alla convivenza in un quartiere difficile, come quello di Borgo Stazione”, ha spiegato Orioles. “E le motivazioni di ordine pubblico non hanno molto senso. I tre presidenti avevano invitato tutta la cittadinanza, il Consiglio e la Giunta comunale per un’occasione d’incontro e conoscenza. Ci sarebbero stati i saluti istituzionali, un brindisi e una morigerata cena tutti assieme, sindaco compreso. Non erano previste musica o amplificatori che avrebbero potuto arrecare disturbo. Aver detto di no è davvero molto grave. Personalmente sono profondamente deluso. Adesso spetterà ai presidenti delle tre associazioni culturali decidere cosa fare. Ma è chiaro che l’amarezza è grande”.