Fotovoltaico: Gruppo Pd, transizione non pregiudichi ambiente
«La transizione energetica è un passaggio certamente importante ma che non può, come è già successo in molti territori del Fvg, passare sopra la testa di comunità, ambiente e agricoltura pregiudicando per anni intere fette di paesaggio. Il ddl 38 ha aspetti positivi, ma è necessario chiarire con più forza paletti e forme di tutela». Lo affermano i consiglieri regionali Andrea Carli, Massimiliano Pozzo, Laura Fasiolo, Francesco Martines e Manuela Celotti (Pd) a margine della seduta odierna della 4ª commissione riunita per l’illustrazione e le audizioni in merito al disegno di legge 38 “Installazione impianti a fonti rinnovabili”.
Secondo Carli «nella preoccupazione per l’utilizzo di campi agricoli per ospitare i vari di tipi di impianto, è necessario capire se esiste un pensiero riguardo alla ripartizione del fabbisogno energetico tra fotovoltaico e biometano. Anche per gli impianti di biometano è importante definire le superfici massime di utilizzo: la superficie agricola non è infinita e vanno fatti i conti, all’interno del piano energetico regionale, con la perdita di vocazione rurale dei territori».
Per Pozzo, «questa è una legge tardiva, fatta quando i buoi sono già scappati, con gli impianti ormai diffusi a macchia d’olio e diverse autorizzazioni in corso. L’elemento chiave stava proprio nel tenere insieme, in equilibrio, la transizione energetica e l’ambiente, il territorio e l’agricoltura. E invece ci troviamo per esempio con un agrivoltaico, che era nato come obiettivo anche per favorire l’agricoltura, completamente stravolto nei suoi fini, distante dalle aziende agricole. Il fatto di non aver governato questo tema, a partire dal livello nazionale, ha diffuso una pesante conflittualità sul territorio. La norma contiene elementi positivi – conclude Pozzo – certo non la cartografia, per le definizioni territoriali, che sarà un percorso affatto semplice. Servirebbe avere il coraggio di incentivare fortemente le aree idonee, in modo da renderle più appetibili per gli investimenti privati».
A sottolineare dubbi sull’agrivoltaico è anche il consigliere Martines: «Innanzitutto è necessario avere dati certi su quanti ettari sono stati già autorizzati e in corso di autorizzazione, ma sull’agrifotovoltaico va fatta maggiore chiarezza sul dubbio, che diversi amministratori nutrono, che nasconda un voler accettare la distruzione di un territorio. Nella Bassa Friulana risulta che si concentri l’83 per cento delle richieste, una vera e propria invasione. E ancora – continua – non va trascurato un elemento che appesantirebbe ancora più la vocazione rurale dei nostri territori, con la previsione di insediamenti nel perimetro di 500 metri delle zone industriali che già hanno occupato ettari di terreni agricoli».
La consigliera Fasiolo sottolinea «la necessità di contemperare gli obiettivi del Piano energetico regionale, dell’energia e fonti rinnovabili, con la tutela dei territorio regionale attraverso la protezione dei beni culturali e del paesaggio. Troppi soldi in circolazione, troppi intermediari di grandi multinazionali che rischiano di minare un equilibrio ambientale. Un paradosso: l’ambiente si difende dalla decarbonizzazione con misure per nulla tutelanti l’ambiente e l’agricoltura. La petizione del sindaco di Romans, Michele Calligaris, che vede l’area destinata al fotovoltaico vicina alle abitazioni, ad aree agricole irrigue con relativi impianti, con siti archeologici (insediamenti longobardi), è emblematica. Il Fvg deve sì proseguire il processo di decarbonizzazione e proseguire verso la transizione a fonti rinnovabili, ma non a spese dell’ambiente e a vantaggio di intermediazioni di colossi del business dietro le quinte».
Secondo la consigliera Celotti, «i grandi assenti in questa partita sono gli enti locali: Comuni e comunità territoriali sono state lasciate sole davanti a questioni più grandi di loro. La norma arriva tardissimo e dovrà aspettare ancora almeno un anno, ma nel frattempo va chiarito che ruolo e quanto spazio troveranno i Comuni nella definizione della cartografia e nella rappresentanza degli interessi dei propri territori. Che i vincoli paesaggistici tengano conto anche dei Piani regolatori comunali. Questa partita non può passare sulla testa dei sindaci e delle comunità territoriali. Va bene considerare i vincoli paesaggistici del Piano paesaggistico regionale, ma bisogna considerare anche gli strumenti urbanistici comunali. Se i Comuni devono recepire le previsioni della cartografia che verrà deliberata dalla giunta regionale, allora la cartografia dovrà tenere conto delle tutele territoriali e paesaggistiche definite dai Comuni. Mi auguro che a brevissimo parta un tavolo di confronto realmente partecipato fra regione ed enti locali, che troppo a lungo sono rimasti soli davanti ai progetti di installazione dei fotovoltaici a terra».