Fra ridicolo e marketing. Parte male la competizione elettorale nel capoluogo friulano, la situazione è grave ma non è seria
La situazione è grave, ma non è seria. Tiriamo in ballo Ennio Flaiano che si riferiva più in generale alla situazione politica italiana per affermare che la campagna elettorale per le comunali udinesi è partita all’insegna del ridicolo. Partiamo dal sindaco uscente Fontanini che in un delirio di onnipotenza racconta pinocchiescamente le mirabolanti gesta sue e della giunta uscente. Quella giunta che in passato aveva definito di semi-incapaci. Lui si auto-incorona miglior sindaco che Udine abbia mai avuto, dimenticando, che per sua stessa ammissione, si era qualificato come rappresentante solo di chi l’aveva votato, palesando così in maniera plastica il peccato originale della destra nazional-popolare che vede la presa del potere, a qualsiasi livello, come una clava con la quale stordire chi non la pensa come loro per poi affermare con la violenza della forza a colpi di sorda maggioranza, scelte il più delle volte tragicamente sbagliate. Ma se nella destra-centro e anche nella destra più destra, la situazione è qualitativamente quella che è, per l’assenza di una classe dirigente sufficiente, non è che nel centrosinistra e, se volete usare lo standard classico, nella sinistra-sinistra, la situazione sia di tanto migliore. Al di là del giudizio sui singoli, la combinazione della gravità della situazione con la mancanza di serietà si è palesata nel non essere riusciti a coalizzarsi unitariamente nonostante ogni strategia spingesse a polarizzarsi per il bene della città. Non parliamo di grandi ideali, ma di beghe da pollaio che riflettono una condizione psichica di precarietà, una crisi collettiva delle identità che sfocia nel narcisismo delle piccole opportunità e della affermazione, costruita nel tempo dei propri piccoli “io” o di quelli del proprio partitino o partitone di riferimento. Insomma tanti malati dal morbo che nell’ultimo ventennio a fatto perdere di vista il bene collettivo e che alla fine si traduce nell’affermazione individuale. Del resto c’è la convinzione che il modo migliore oggi per aver fortuna politica in tempi brevi, sia quello di assecondare il percorso del morbo, la progressiva estinzione della memoria come strumento di esplorazione del futuro, cambiandola con operazioni di marketing spesso la cui originalità diventa un limite. Così abbiamo visto il candidato Felice De Toni, appoggiato da una coalizione di centrosinistra “tradizionale”, girare per quartieri a bordo di una automobilina elettrica che fa tanto green, con lo slogan “camminando più facile ascoltare il prossimo e immaginare una città migliore”. Per non parlare della presentazione del “gioco” da tavola Spazio Udine by Ivano Marchiol che, ricordiamo, essere candidato sindaco appoggiato da formazioni di sinistra-sinistra e dal Movimento Cinque Stelle. Ed è proprio con il gioco, che evidentemente ritengono una “figata pazzesca”, tanto, ma tanto gratificante per chi l’ha ideata, che temiamo si sia toccato il fondo. Non ce ne vogliano, ma oseremmo sospettare che tutto sia stato studiato ben prima che si certificasse il fallimento dei tentativi di unità dell’intero centrosinistra. Così oggi si ci accredita di imperniare, almeno così pare capire, le scelte programmatiche future come “indicate dai cittadini” attraverso un filtro fatto di carte, tabellone e QR code, nel solco del grillismo vecchia maniera, oseremmo affermare. Mah… comunque apprezziamo il tentativo di marketing, ma abbiamo seri dubbi che l’operazione possa avere successo anche perchè, il tutto, passa attraverso l’acquisto della scatola del gioco al prezzo non proprio popolare di 55 euro, anche se in perfetto stile “tele vendita”, viene lanciato con l’offerta imperdibile di 38 euro e 50. Obiettivo dichiarato del gioco: avvicinare le persone alla politica per permettere loro di ridisegnare i loro spazi urbani. Si legge infatti nel sito di Spazio Udine che lo scopo sarebbe duplice: collaborare con gli altri giocatori per far raggiungere alla città 25 punti per ciascun obiettivo: ambiente, inclusione, economia, sicurezza e poi, se tutti e quattro gli obiettivi sono raggiunti in tempo, il giocatore che ha adottato la strategia migliore e ha fatto più punti vince e diventa Sindaco! Oibò forse è sfuggito il problemino che il 2 e 3 aprile si vota per davvero e che così come è stata gestita dall’intero centrosinistra la partita delle candidature sul capoluogo friulano (ognuno con proprie responsabilità, sia chiaro) l’unico gioco che si rischia di fare è la roulette russa.