Il cambiamento climatico in Fvg: investire oggi in infrastrutture e tecnologie per evitare danni incalcolabili domani
2030: le aziende del FVG farebbero bene a segnare questa data cerchiandola in rosso. È l’anno in cui il famoso biologo inglese John Beddington, nel 2009, ha posizionato la “tempesta perfetta” dovuta a penurie alimentari, idriche e a costi energetici. Il suo calcolo non dovrebbe difettare di molto: ragione per cui, alla luce del legame che intercorre tra l’odierna recessione e la “tempesta perfetta”, è quanto mai necessario e urgente investire oggi in infrastrutture e tecnologie che contribuiscano ad evitare danni incalcolabili domani. È stato questo il ragionamento di fondo del convegno organizzato oggi pomeriggio da Confindustria Udine e promosso dalla Commissione Sostenibilità dell’Associazione degli industriali friulani, dal titolo: “Il Cambiamento climatico in FVG e l’impatto sulle imprese: adattamento, mitigazioni e nuove tecnologie”. Il momento di agire per prevenire l’emergenza climatica è adesso. Confindustria si impegna ad aiutare le imprese in questa sfida, esplorando le opportunità al centro della transizione ecologica e diffondendo cultura e informazioni sui passaggi concreti da implementare nei modelli di business. Esistono infatti alcune condizioni abilitanti da mettere in pratica per facilitare e incrementare l’efficacia dell’azione del settore privato. Non partiamo certo da zero: negli ultimi anni, le imprese hanno moltiplicato gli sforzi per ridurre il loro impatto ambientale, con un focus particolare sulle energie rinnovabili e sull’efficienza energetica dei processi di produzione, accelerato dalla crisi energetica in atto.
In particolare, le aziende più grandi hanno già messo in atto azioni ambiziose volte a ridurre le emissioni di carbonio, a ridurne l’intensità ed a raggiungerne la neutralità ed hanno un ruolo chiave nel supportare anche le Pmi nell’adozione di pratiche di decarbonizzazione lungo le loro filiere. Le iniziative sulla riduzione dell’impatto ambientale riferite all’intera catena del valore riscontrano invece difficoltà legate al coinvolgimento dei fornitori, in particolar modo quelli extraeuropei. La sostenibilità, per essere tale, deve essere ambientale, economica e sociale allo stesso tempo. Senza dubbio è questa la sfida più importante che l’umanità dovrà affrontare conciliando le diversità culturali, politiche, ideologiche ed economiche di un mondo che, pur essendo oramai completamente globalizzato, presenta ancora diverse necessità e bisogni.
L’incontro è poi entrato nel vivo con la presentazione, a cura di Maurizio Fermeglia e Andrea Mio, dell’Università di Trieste, dei risultati di uno studio condotto dall’Ateneo giuliano su incarico della Commissione Sostenibilità di Confindustria Udine.
Il FVG – ha ammonito Fermeglia – “è una delle zone più sensibili all’aumento della temperatura globale di un grado mezzo-due che si è registrato dall’era preindustriale. Stante la presenza ravvicinata di due ‘hot-spot’ come il Mediterraneo e le Alpi, in cui l’aumento della temperatura è destinato a superare i due gradi, gli effetti del riscaldamento saranno probabilmente ancora più drammatici nella nostra regione. Fenomeni come incendi, siccità, alluvioni, cui abbiamo assistito in questi ultimi anni, sono dunque destinati a ripetersi con maggiore frequenza e veemenza”.
Occorre quindi agire e subito. Le strategie che andranno a condizionare le sorti del nostro pianeta negli anni a venire – hanno evidenziato poi Fermeglia e Mio – dovranno necessariamente confrontarsi con le sempre maggiori richieste di energia. Alla luce delle prospettive di crescita della popolazione mondiale e delle relative migliori condizioni di vita, dovranno essere individuati i migliori criteri che possano produrre, convertire e distribuire energia con il massimo rendimento unito al minimo impatto sull’ambiente.
L’intervento dei due relatori si è quindi proseguito sulla produzione e consumo di energia e sulle emissioni di CO2 ad essa collegate. È stato approfondito l’effetto delle emissioni di gas clima alteranti sugli equilibri della Terra al fine di mettere in evidenze le azioni da attuare e le relative tempistiche. A tal riguardo, è stato illustrato il sistema E-PRTR (European Pollutant Release and Transfer Register), con particolare attenzione alle emissioni di CO2 nella regione FVG.
A tale proposito, è stato ricordato che anche le aziende del FVG, alla pari di tutte quelle europee, sono tenute a presentare una dichiarazione nel registro E-PRTR, in cui riportano le emissioni e i trasferimenti di inquinanti, informando così l’opinione pubblica sia sulle emissioni significative di inquinanti in aria, acqua e suolo, sia del trasferimento di rifiuti. “Questa normativa – ha evidenziato Fermeglia – funziona benissimo ed è particolarmente interessante, in quanto ci permette di capire, anche nella nostra regione, dove sono le aree dove si emette più CO2: si tratta di un supporto sostanziale per decidere dove realizzare impianti per la cattura del C02 e con quale tecnologia. In tale ottica l’attenzione di Fermeglia e Mio si è infatti focalizzata proprio sull’identificazione dei principali indicatori sui quali basare le scelte energetiche più consone a ridurre gli effetti del riscaldamento globale, analizzando scenari futuri e fonti energetiche in termini di sostenibilità economica, energetica ed ambientale.
Al seminario di palazzo Torriani sono poi intervenuti anche Andrea Cicogna, dell’Osmer FVG, Stefania Del Frate, di Arpa FVG, e Paolo Licata, della startup CO2nvert dell’Università di Udine.
Per Cicogna e Del Frate “i cambiamenti climatici, i loro effetti, gli impatti sull’ambiente e sulla vita dell’uomo sono molto diversificati nelle varie zone del mondo, ma il riscaldamento globale è indiscutibile. Anche a livello locale, nel migliore dei casi potremmo avere a fine secolo un aumento di 2 gradi, ma nel peggiore dei casi di 5 o 6 gradi addirittura. La cosa importante da aggiungere è che il cambiamento climatico non è qualcosa che arriverà, ma ce l’abbiamo già in casa, per così dire. La declinazione anche a livello locale di questi fenomeni così complessi è quindi molto importante pure per il comparto industriale della nostra regione, nella convinzione che strategie di adattamento e di mitigazione debbano diventare tasselli di un più ampio quadro di sviluppo sostenibile”.
Da ultimo, Licata, con il supporto di Dario Bartolo (collegato online), ha raccontato la nascita della startup CO2nvert, che prevede la cattura e la trasformazione della CO2 in etanolo. Licata si è anche soffermato sul network internazionale che si è formato sulla tematica della CO2, in ordine alla quale si stima una ricaduta di mercato di un triliardo di dollari grazie all’adozione delle nuove tecnologie innovative.