In merito alla chiusura dell’Unità Coronarica a Gorizia

Il Prof. Alessandro Balani, già Direttore del Dipartimento Chirurgico dell’Area Isontina, torna in campo per esprimere le sue opinioni sulle decisioni che la Regione intende prendere in merito alla Cardiologia Goriziana. Spiega Balani: “La nota rilasciata da ASUGI l’11 gennaio parla chiaro: nessun reparto di Cardiologia verrà chiuso. Rimarranno i posti letto. Sarà però definito un progetto di riorganizzazione condiviso all’interno della rete dei professionisti coinvolti. La riorganizzazione, tra le altre cose, prevede il potenziamento del lavoro di equipe e l’eventuale ricovero di urgenze cliniche nelle more del trasferimento in UTIC a Monfalcone o a Trieste.
In sintesi, i letti di degenza ordinaria rimarrebbero, ma si chiude l’Unità Coronarica che viene spostata ed accorpata a quella di Monfalcone. Non si fa cenno alla guardia attiva notturna che, va da sé, sarà rimossa.
La perdita dell’Unità Coronarica apre uno scenario complesso con effetto a cascata su tutto l’Ospedale. Se la Terapia Intensiva Cardiologica chiude, i pazienti, almeno nelle ore notturne o festive, non saranno gestiti più dai Cardiologi, ma da altri professionisti. Ma quali? La guardia medica notturna è stata scelleratamente tolta ormai da anni, i Medici di Pronto Soccorso sommersi di lavoro sicuramente non ce la potranno fare, rimangono i Rianimatori che però hanno un Reparto di Terapia Intensiva da gestire ed eventualmente anche le Urgenze Chirurgiche. Il tutto in un Ospedale dove si eseguono interventi di alta complessità sia di Chirurgia Generale, sia di Urologia.
Le consulenze per patologie cardiache durante le ore notturne e plausibilmente anche festive verrebbero affidate alla risoluzione on-line? Se così fosse la collaborazione tra tutti gli specialisti del settore (Rianimatori, medici dell’urgenza ed internisti) per i pazienti critici verrebbe meno, con ricadute sulla definizione della funzionalità cardiaca certificabile solo da esperti in diagnostica ecografica.
Un altro aspetto molto preoccupante è rappresentato dall’impianto di pacemaker e defribillatori, per le aritmie cardiache, attività che da anni i nostri Cardiologi svolgono con alta professionalità.
E’ realistico pensare che, in assenza di un’Unità Coronarica dove questi pazienti dovrebbero essere monitorati, essa verrà meno e questo non solo in elezione, ma anche in urgenza, sia per pazienti medici che chirurgici. Le “Skills” che questa attività prevede verrebbero perse e non sostituite in loco da alcunché e da nessuno (e soprattutto per logistica e spazi, nemmeno nell’ospedale di Monfalcone).
Un altra problematica che ancora non è stata evidenziata è quella dello spostamento dei pazienti con patologia cardiaca verso l’Hub. Si tratta di persone afferenti al Pronto soccorso o già ricoverati, il cui trasporto dovrebbe essere a carico del soccorso territoriale ed eventualmente della SC di Anestesia e Rianimazione, gravando queste Strutture di un ulteriore impegno lasciando il territorio o l’ospedale sguarnito per tempi non certo brevi.
Ci sarebbe, infine, un grave speco per il mancato impiego dei letti e degli spazi dell’Unità Intensiva Cardiologica, dotati di tutti i monitoraggi e di apparecchiature costose. Esse, infatti, che non potrebbero essere utilizzate da nessun altro Reparto per diverse tipologia di ricoveri, mancando sia il personale medico che del comparto.
Risulta dunque molto evidente che perdere l’UTIC non è un problema fine a se stesso, ma ha una grave ricaduta su tutto l’Ospedale, dal Pronto Soccorso, alla Medicina Interna, alla Rianimazione, alla Chirurgia. Per quanto riguarda proprio gli interventi chirurgici, i pazienti non potrebbero avvalersi di un Cardiologo durante le ore notturne, nei pre-festivi e nei festivi.
Un altro piccolo mattone che viene tolto al nostro Ospedale che fa il pari con il ridimensionamento previsto dal Piano Oncologico Regionale.
Un Ospedale senza Cardiologia e senza Chirurgia non è un Ospedale, tutto a scapito dei bravi Professionisti che ci lavorano e di tutta la cittadinanza, ormai da decenni ingiustamente vessata da tagli e restrizioni”.