Indagine Ires Fvg su dati Istat: Frena l’export in Friuli Venezia Giulia, -3,2% nel primo trimestre
Le vendite estere di prodotti delle imprese del Friuli Venezia Giulia nel primo trimestre del 2019, pari a 3,6 miliardi di euro, fanno segnare una battuta d’arresto (-3,2%) rispetto ai 3,7 miliardi registrati nello stesso periodo dell’anno scorso. Per la nostra regione, spiega il ricercatore dell’Ires Fvg Alessandro Russo, che ha rielaborato dati Istat, si tratta del terzo trimestre consecutivo caratterizzato da una variazione tendenziale negativa, che sembra indicare un rallentamento della fase espansiva in atto ormai da diversi anni.
È vero che la contrazione riguarda soprattutto il settore della cantieristica navale, caratterizzato da una forte variabilità dell’export nel tempo, ma per trovare un analogo andamento negativo bisogna tornare al periodo 2012-2013, quando si registrarono 6 trimestri consecutivi di diminuzione in termini tendenziali. Si può ricordare che nel 2012 l’export regionale ebbe una battuta d’arresto (quasi 1 miliardo in meno rispetto al 2011) e nel 2013 rimase stabile, per poi riprendere a crescere solo nel 2014. I risultati dell’export si inseriscono inoltre in un quadro più ampio di difficoltà dell’economia nazionale e anche regionale, come dimostrano ad esempio i più recenti dati macroeconomici relativi all’andamento del Pil, dell’occupazione e della produzione industriale. Si tratta pertanto di un ulteriore segnale di possibile criticità proveniente dalla domanda estera, che anche negli anni ha avuto un ruolo fondamentale per la ripresa dell’economia regionale, e deve essere valutato con attenzione.
A livello nazionale si evidenzia un moderato incremento dell’export rispetto al primo trimestre 2018 (+2%); anche il Nordest nel suo complesso presenta una variazione positiva (+2,4%), trainato principalmente dall’Emilia Romagna (+5%), mentre la crescita in Veneto (+1,4%) e Trentino Alto Adige (+0,6%) è stata molto più contenuta.
Nel primo trimestre 2019 si riscontra anche una sostanziale invariabilità delle importazioni regionali (-0,8%) e una flessione dell’avanzo commerciale (-105,2 milioni di euro, pari a -6,5%), che ammonta a 1,5 miliardi nei primi tre mesi dell’anno.
Il calo delle esportazioni dipende prevalentemente dalle vendite di navi e imbarcazioni (-256.8 milioni di euro, pari a -44,5%); ulteriori dinamiche negative si riscontrano nella siderurgia (-13,1 milioni, pari a -1,6%), nelle apparecchiature elettriche (-46,7 milioni, -17,6%) ed elettroniche (-12 milioni, -6,3%). Al contrario si rilevano dei risultati decisamente favorevoli nell’ambito di alcune importanti comparti di specializzazione dell’economia regionale, come la meccanica strumentale (+10,5%), i mobili (+5,2%) e l’industria alimentare (+6,8%).
A livello territoriale si osserva un forte calo nella provincia di Gorizia (-70,9%) soprattutto a causa della dinamica negativa del settore della cantieristica (e in misura minore di quello delle apparecchiature elettriche) e un quasi altrettanto importante aumento in quella di Trieste (+62,4%), anche in questo caso collegato alle vendite di navi e imbarcazioni. Per comprendere meglio questi andamenti contrapposti si può ricordare che una parte dell’attività cantieristica è dislocata nella provincia giuliana e la stessa Fincantieri ha sedi in entrambi i territori. Udine presenta un incremento pari a +7,6%, grazie soprattutto alle vendite di macchinari, Pordenone una crescita del +3%, grazie al comparto del mobile.
In merito alle destinazioni geografiche dell’export delle imprese regionali si osserva infine un aumento dei flussi destinati al mercato interno dell’Unione Europea (+2,6%), in particolare nei Paesi Bassi (+41,9%), in Polonia (+15%) e nel Regno Unito (+11,2%). Sono al contrario in calo dell’11,6% le esportazioni verso i paesi extracomunitari, prevalentemente gli Stati Uniti (-26,2%, un andamento condizionato dal settore della cantieristica navale) e la Russia (-41,4%), mentre si può osservare un risultato sicuramente positivo in Cina (+35).