L’addio di “Anna”: “Ho amato la vita ma vi dico grazie per avermi lasciato decidere”

“Ho amato con tutta me stessa la vita, i miei cari, e con la stessa intensità ho resistito in un corpo non più mio. Ho però deciso di porre fine alle sofferenze che provo, perché ormai sono davvero intollerabili. Voglio ringraziare chi mi ha aiutata a far rispettare la mia volontà. Io oggi sono libera, sarebbe stata una vera tortura non avere la libertà di poter scegliere”. Sono le parole di addio di Anna (nome di fantasia) la donna triestina di 55 anni affetta da una gravissima forma di sclerosi multipla che aveva chiesto di poter accedere al suicidio medicalmente assistito. La notizie è stata diffusa oggi ma in realtà Anna è morta il 28 novembre, nella sua casa di Trieste e il Servizio sanitario nazionale le ha fornito il farmaco letale e la strumentazione necessaria. L’Azienda sanitaria ha individuato un medico che, su base volontaria, ha provveduto a supportarla, senza però intervenire nella somministrazione del farmaco, gesto che Anna ha compiuto da sola premendo da sola il pulsante che ha posto fine alla sua vita.

E’ stata così la prima persona in Italia ad aver avuto accesso al suicidio assistito con l’assistenza completa del Servizio sanitario. Ed è stata anche la prima in Friuli Venezia Giulia, la terza fra quelle seguite dall’Associazione “Luca Coscioni”, ad accedere alla morte volontaria in Italia. Altre due hanno ottenuto il via libera e possono ora scegliere il momento più opportuno per confermare le proprie volontà o modificarle.

La prima richiesta di Anna risale al novembre del 2022. Dopo 215 giorni di attesa, si era presentata davanti al giudice con ricorso d’urgenza, chiedendo venissero imposte le verifiche previste dalla sentenza Cappato. Asugi, ha spiegato il direttore generale Antonio Poggiana, ha così costituito una commissione medica per accertare la sussistenza delle tre condizioni che danno accesso al suicidio assistito. Un’altra commissione composta da anestesisti e rianimatori ha poi definito farmaco e modalità di somministrazione. A settembre è arrivato il parere del Nucleo etico di pratica clinica di Asugi. Anna ha così potuto decidere quando andarsene, attivando la procedura per la quale – sottolinea Poggiana – “abbiamo garantito la massima attenzione e riserbo che la delicatezza della questione imponeva”.

I Commenti:

Furio Honsell

“Esprimiamo vicinanza ai familiari della Signora Anna. Al di là del dolore per la scomparsa di una persona riteniamo però, che questa vicenda abbia anche una importante valenza positiva. La Signora Anna ha saputo ottenere il riconoscimento della propria dignità e il primato della propria autodeterminazione e volontà rispetto a ideologie oscurantiste. La scelta del suicidio medicalmente assistito della Signora Anna è stata un gesto di esemplare dignità e la vera
vittoria sulla propria sofferenza. Come Open Sinistra FVG riteniamo giusto che scelte come quelle della Signora Anna non richiedano più una lunga battaglia in tribunale ma diventino un diritto in Italia, al più presto.” Così si è espresso Furio Honsell, Consigliere regionale di Open Sinistra FVG.

Debora Serracchiani

“Il Parlamento deve assumersi la responsabilità di discutere e approvare una legge richiesta dalle coscienze delle persone oltre che dalle sentenze costituzionali. Non si deve avere paura di affrontare temi difficili, anzi è proprio su questi che si esercita al massimo livello il nostro ruolo di legislatori nazionali, non è giusto che se ne occupi la Consulta o ne discutano le Regioni. Per questo ho presentato un testo di legge equilibrato su un tema delicatissimo e rilevante, che si muove tra la vita e la morte. Riprendiamo il cammino interrotto nella scorsa legislatura”. La deputata Debora Serracchiani, responsabile Giustizia del Pd, rende nota la sua proposta di legge “Disposizioni in materia di morte volontaria medicalmente assistita” (1559) dello scorso 20 novembre, che riprende il testo approvato dalla Camera in prima lettura il 10 marzo 2022.

“Non è giusto che si ripetano indefinitamente casi come quello di Anna – afferma la deputata dem riferendosi alla donna triestina deceduta lo scorso 28 novembre dopo aver chiesto l’accesso al suicidio assistito – e di quanti prima hanno intrapreso percorsi complessi in condizioni terribili per far valere il proprio diritto a una fine dignitosa. Quando la cura è stata prestata, quando ogni possibile sforzo è stato fatto, quando qualunque dovere di solidarietà è stato adempiuto, allora vi è il dovere di non voltarsi dall’altra parte di fronte ad una sofferenza intollerabile, davanti ad una libera ancorché sofferta richiesta di essere aiutati a concludere dignitosamente la propria vita”.

“Il disegno di legge – precisa Serracchiani – non disciplina la cosiddetta eutanasia attiva ma, nel solco della giurisprudenza della Corte costituzionale, disciplina i presupposti e l’iter da seguire per consentire alla persona malata di attivare e condurre a termine la procedura che porrà fine alla sua vita, escludendo responsabilità penali per coloro che aiutano e agevolano il malato in questo percorso”.