Lauree inutili? Sono quelle monodimensionali non quelle umanistiche
“In Italia si parla spesso di lauree inutili, di solito riferendosi a quelle umanistiche. Penso che le uniche lauree inutili siano quelle monodimensionali, come hanno cominciato a capire a Londra. Sarebbe utile assumerne consapevolezza anche qui e, possibilmente, fare altrettanto”.
A cosa si riferisce la presidente di Confindustria Udine, Anna Mareschi Danieli? A un’università britannica che dal prossimo anno offrirà un solo corso di laurea. “L’ateneo – spiega la presidente degli Industriali friulani – si chiamerà London Interdisciplinary School e già dal nome si capisce la novità dell’approccio: stop alle barriere tra i diversi saperi e via libera a un unico corso che fonde materie umanistiche e scientifiche, arte e tecnologia”.
L’iniziativa non nasce a caso, ma scaturisce da una precisa richiesta del mondo delle imprese, “perché il problema – come spiega Anna Mareschi Danieli, in Inghilterra come in Italia, è trovare laureati con le competenze giuste. Il che significa non più e non tanto iper specializzazione, quanto piuttosto capacità di essere trasversali. Perché le aziende oggi hanno bisogno di persone in grado di risolvere problemi complessi e interdisciplinari. E poi devono poter contare su collaboratori in grado di tenere il passo con i veloci mutamenti dei processi e dei cicli produttivi”.
La tecnologia, infatti, sta cambiando radicalmente il volto al mercato del lavoro. Lo fa talmente velocemente che i lavoratori vedranno modificare il 50-60% delle attività che svolgono attualmente nel giro di cinque anni, come è emerso anche nel corso del recente “Forum sul lavoro del futuro e le nuove competenze” organizzato dal Sole 24Ore in collaborazione con Ernst&Young.
“In un simile contesto – rimarca Anna Mareschi Danieli – l’abbattimento delle barriere tra sapere umanistico e tecnico-scientifico è già una realtà pratica e nelle aziende ne facciamo esperienza tutti i giorni. La parola d’ordine è diventata problem solving, un’attitudine che, al pari della capacità di lavorare in squadra, è diventata un’abilità ricercatissima”.
Non a caso, fin dalla selezione degli studenti, il nuovo corso di laurea britannico non si basa, come negli altri atenei, sul punteggio della maturità, ma su un colloquio nel quale si saggiano la capacità di presentare soluzioni e l’attitudine a lavorare in team.
“I cambiamenti in atto sono veloci – sottolinea Anna Mareschi Danieli – e per rimanere competitivi bisogna tenere il passo a partire dalla scuola. Tra i tanti gap del nostro sistema Paese, però, vi è anche un’estrema difficoltà a far evolvere il sistema dell’istruzione e della formazione. Mentre noi ci attardiamo a discutere di lauree utili e inutili, dal punto di vista quantitativo continuiamo ad avere pochi laureati in termini assoluti rispetto agli altri Paesi; sotto il profilo qualitativo, invece, rimaniamo legati a filo doppio alle lauree monodimensionali”.
“L’Italia ha ottimi fisici, ingegneri, matematici e umanisti – conclude la presidente di Confindustria Udine -, ma in quanti, ad esempio, sono in grado di destreggiarsi con le nuove tecnologie e con la lingua inglese? Oggi è forte l’esigenza di riformare le competenze e di aggiornarle continuamente. Non basteranno più hard skill e soft skill, ma serviranno competenze nuove, al confine tra le abilità tecniche, manageriali e delle scienze umane per consentire ai lavoratori di reinventarsi di fronte alle innovazioni tecnologiche e alle imprese di poter contare su di loro per rimanere competitive”.