Liberazione del torturatore libico Al-Masri: chiare le responsabilità del governo a guida Giorgia Meloni

Non accennano a scemare le polemiche per il rilascio e conseguente rimpatrio a bordo di volo di Stato, del torturatore libico Al-Masri. Chiare le responsabilità del governo a guida Giorgia Meloni che assiste inerte allo squallido rimpallo di responsabilità fra il ministro degli Interni Piantedosi e quello della Giustizia Nordio, con i due d’accordo solo sul fatto che, comunque sia andata, le responsabilità, guarda caso, sono della magistratura. Vero che Al-Masri è stato rilasciato per ordine della Corte di Appello di Roma il 21 gennaio ma questo perchè vi è stata una volontaria inerzia del ministro Nordio che poteva, anzi doveva, bloccare il rilascio. La Corte d’Appello di Roma non poteva infatti che apòicare le norme ma sarebbe bastata la decisoone ministeriale, che era stat sollecitata. Va ricordato che l’arresto di Al-Masri avveniva sulla base di un mandato emesso dalla Corte Penale Internazionale (CPI) il giorno precedente per crimini di guerra e crimini contro l’umanità, commessi almeno dal 2015 nel centro di detenzione di Mitiga, il più grande della Libia occidentale. Più precisamente per capre di chi stiamo parlando, Al Masri è indagato da parte della CPI per i crimini di guerra di omicidio, tortura e trattamenti crudeli (ai sensi dell’art. 8 dello Statuto di Roma), oltraggio alla dignità personale sempre art. 8, stupro, violenza sessuale e schiavitù sessuale e per i crimini contro l’umanità di omicidio art. 7 , riduzione in schiavitù (art. 7(1)(c)), detenzione illegittima (art. 7(1)(e)), tortura (art. 7), stupro, violenza sessuale e schiavitù sessuale (art. 7), persecuzione (art. 7 ed altri atti disumani (art. 7) commessi nei confronti di migranti ed oppositori. Tali crimini, già ampiamente documentati da numerosi avvocati per i diritti umani e dalla Independent Fact Finding Mission on Libya delle Nazioni Unite, venivano sistematicamente commessi a Mitiga da parte delle Forze Speciali di Deterrenza (note come “Rada’a”), un’unità islamista radicale formatasi in seno alla polizia militare di Tripoli durante la guerra civile del 2011 e che rappresenta ad oggi una delle maggiori milizie in controllo del Paese. In qualità di direttore del centro di detenzione di Mitiga, e membro di Rada’a, Al Masri avrebbe commesso personalmente, ordinato o partecipato alla commissione delle condotte di cui sopra. Sulla vicenda anche il Ministro degli Esteri italiano Tajani ha perso l’occasione per tacere, ha avuto il coraggio di pronunciare parole di scherno sulla Corte Penale Internazionale: “Non è il verbo. Gli atti sono nulli se esistono vizi di procedura. La CPI non è la bocca della verità. Siamo un Paese sovrano”. Insomma il governo Meloni fa quadrato.

Nel frattempo l’ONU chiede alla Libia di processare Al-Masri o di consegnarlo alla CPI dato che l’Italia, pavidamente, aggiungiamo noi, l’ha accompagnato con tutti gli onori a Tripoli . A parlare è stata Hanna Serwaa Tetteh, Rappresentante speciale per la Libia e appena nominata capo della Missione di sostegno delle Nazioni Unite in Libia (UNSMIL). L’alta funzionaria Onu si è rivolta al governo di Tripoli affinchè Al-Masri venga consegnarlo alla CPI dell’Aja. La dichiarazione della neo nominata rappresentante del Segretario generale dell’ONU, la ghanese Hanna Serwaa Tetteh, è molto decisa nel richiamare le responsabilità del governo di Tripoli a non lasciare impuniti i crimini compiuti ed anche se la richiesta appare velleitaria è certamente uno schiaffone indiretto all’Italietta meloniana. “La Missione di sostegno delle Nazioni Unite in Libia afferma Hanna Serwaa Tetteh, esprime il suo allarme per la gravità dei crimini elencati nel mandato d’arresto della CPI emesso contro Osama Al-Masry Njeim, che comprendono crimini contro l’umanità e crimini di guerra, tra cui omicidio, tortura, stupro e violenza sessuale. Dato il ritorno dell’imputato in Libia, chiediamo alle autorità libiche di arrestarlo e avviare un’indagine su questi crimini con l’obiettivo di garantirne la piena responsabilità, o di consegnarlo alla Corte Penale Internazionale, in linea con il deferimento del Consiglio di Sicurezza della situazione in Libia alla Cpi”. Sito Unsmi.

Fiaccole gialle per la verità su Giulio, ma avere giustizia sarà difficile, basti pensare al ricatto accettato nella vicenda del torturatore libico Al-Masri