L’onda internazionale e il ruolo del F-VG
A Lodovico Sonego non piace la tranquilla pensione da ex politico e spesso scrive di questioni interessanti che, da amico, mi segnala su WhatsApp. Ultimamente dalle pagine di quotidiani locali si domanda quale idee abbia oggi la Regione F-VG sul ruolo che essa potrà svolgere nella riorganizzazione del nuovo ordine mondiale. E dopo aver snoccialato alcuni momenti topici del passato pone il problema a Fedriga. La mia prima reazione da neorealismo friulano sarebbe un simpatico invito a Sonego: “mole il bevi”. Con l’aria che tira ed i pescecani che girano non mi pare ci siano spazi per un “protagonismo” politico locale che vada aldilà di qualche comunicato stampa. La sostanza dello stesso Fedriga mi pare poi quella di una medusa che attualmente frequenta le rive triestine ma che aspetta tranquillo un qualche cambiamento climatico per potersi trasferire in altri mari. In realtà Sonego ha ragioni da vendere nel domandarsi se le attuali dinamiche che sconvolgono il mondo possono avere delle ripercussioni sulla Regione in cui viviamo e se c’è qui un qualcuno dotato di pensiero e di potere che sappia navigare nelle tempeste che si susseguono e magari intravveda, da buon surfista, come utilizzare le onde. Per tradizione professionale rimango informato su quanto succede nei territori che compongono l’intera regione e giornalmente cerco di connettere quanto succede in Italia e nel mondo con le questioni di interesse locale. Con una certa fatica sono costretto a superare la barriera cittadino-villano costruita dal gruppo monopolista dell’informazione stampata che attribuisce al primo (Trieste) anche un minimo di notizie e valutazioni su Balcani, est e centro Europa, ed al secondo (Friuli) un po’ di beghe comunali, sviluppi di industria-agricoltura e iniziative pur benemerite delle pro-loco e dell’ANA. Ma la storia bussa alle porte e, solo riferendomi agli ultimi giorni, alcune questioni “internazionali” prorompono sulla scena: Mariupol è (era) una specie di città gemella della siderurgia regionale, la Turchia inflazionata produce merci in gran quantità da spedire in Germania, l’oleodotto TAL della SIOT vuole inviare al nord qualche ulteriore decina di milioni di tonnellate di petrolio (“usque tandem” in tempi di decarbonizzazione?), il nodo gasiero di Tarvisio non sembra avere un grande futuro, la città europea della cultura 2025 è lì pronta a farci capire che di Gorizie ce ne sono due e l’Idrogeno si annuncia come una nuova Sylicon Valley. Mi limito ad alcuni esempi delle cronache locali che sembrano aver fatto dimenticare gli immigrati in arrivo dalla rotta balcanica, comunque indispensabili agli equilibri elettorali del governo regionale, e segnalo soltanto la delusione per la limitatezza della profuganza ucraina che aveva sollevato molte speranze per le carenze di mano d’opera che caratterizza il terziario nostrano. La Regione F-VG in passato è effettivamente riuscita a leggere spezzoni di logiche internazionali per attivare iniziative utili sia ad interpretare propri interessi che contribuire a smussare conflitti ed avviare collaborazioni. I vincoli anche militari della quasi “cortina di ferro” e il disfacimento della Jugoslavia, oltreché dell’impero sovietico, sono stati superati con un ruolo attivo proprio grazie ad una interpretazione dell’autonomia speciale che, pur non avendo espliciti poteri in materia di politiche estere, ne vedeva sempre il nesso con le questioni economiche produttive e infrastrutturali. Oggi non siamo più il lembo di patria proteso verso un “estero vicino”, anche se molti continuano ad avere questa percezione; siamo parte di un nord Adriatico e di est alpino che ha bisogno di interpretazioni territoriali omogenee per sentirsi regione d’Europa e contribuire ad un futuro giusto per l’umanità e di cautela nei confronti della terra. Gli aspetti economici e infrastrutturali sono ancora importanti ma forse il focus di una azione regionale dovrebbe essere rivolto a percorsi di integrazione istituzionale ed amministrativa in grado di affrontare in maniera più ampia i nodi sul tappeto. Ben venga quindi il GECT e le città della Cultura 2025 per Gorizia, la Hydrogen Valley con Slovenia e Carinzia, la prontezza della Protezione Civile a mobilitarsi per ogni contingenza, e via dicendo. Così pure per le infrastrutture di servizio al mercantilismo globale nei limiti della sopportabilità da parte del territorio. Ma il quadro di progettualità, nel mettere in comune risorse e competenze, deve aiutare a superare inutili concezioni di sovranità o di vantaggi differenziali. La base politico culturale di massa attuale, non solo italiana e friulana, purtroppo non aiuta. Ma tutto sommato, perlomeno sul piano locale, siamo in una situazione migliore che in passato. Malgrado il deprimente disordine politico generale, progettare una Regione di questo tipo è un compito che spetta proprio alla politica, purché sappia vedere le potenzialità e non solo misurare il consenso. L’invito di Sonego a Fedriga affinchè faccia interpretare alla Regione F-VG un ruolo da protagonista nel prossimo ordine mondiale è forse un esercizio retorico ma possiamo sempre confidare nella Provvidenza. Giorgio Cavallo