Naufraghi e annegati di serie A e serie B, non ci resta che richiamare “La livella di Toto”.
Le diseguaglianze anche sui naufraghi e morti annegati. Altro che “italiani brava gente”, il nostro è ormai un brutto paese, dove razzismo, odio e cattiveria sembrano prevalere, almeno se usiamo come metro la cronaca mediatica. Così non possiamo non rilevare come ci sono naufraghi di seria A e di Serie B e morti annegati il cui blasone finanziario prevale sull’umanità. Intendiamoci, a scanso di equivoci, umana pietà da parte nostra sui ricconi e la loro prole deceduti nel naufragio dello yack Bayesian, ogni vita strappata è una perdita, ma non possiamo non vedere come anche sui soccorsi, sui soccorritori e relativa copertura mediatica vi sia stata una intollerabile diseguaglianza. Resta la speranza, ma è magra consolazione, che alla fine, almeno nella morte, prevalga la “Livella” del principe de Curtis in arte Totò. Vi invitiamo a riascoltarla o ad ascoltarla per la prima volta (cliccando sul link youtube in calce). Così mentre giustamente i sommozzatori dei Vigli del Fuoco che a rischio della vita hanno recuperato i corpi intrappolati nell’imbarcazione sono indicati (giustamente) come eroi i soccorritori di migranti, migranti che ormai a migliaia sono annegati nel Mediterraneo, non meritano menzioni d’onore, anzi vengono additati al pari di scafisti e trafficanti di uomini e vessati da norme ispirate più da cattiveria resa legale da immonde norme che da ragioni effettive di “ordine e sicurezza” pubblica. Cosi è per la Geo Barenz, la nave di Medici Senza Frontiere che dopo aver attraccato un paio di giorni fa al porto di Salerno dopo aver recuperato in mare 191 naufraghi, migranti anche minori, in diverse operazioni di soccorso è stata sequestrata con sanzione di 3330 euro e fermo amministrativo per 60 giorni. “Una decisione disumana” ha giustamente commentato la Ong su X. A eseguire il provvedimento è stato il personale della Polizia di Stato, insieme agli operatori della Guardia di finanza e della Capitaneria di porto. Il natante, battente bandiera norvegese era arrivato al porto con a bordo 191 migranti, soccorsi in acque Sar libiche. L’accusa è di aver reiterato violazioni delle prescrizioni previste dal cosiddetto decreto Cutro per le mancate comunicazioni agli organismi preposti per la sicurezza in mare, in ordine ai soccorsi effettuati.
Medici senza frontiere dopo la notizia ha parlato, come accennato, di “decisione disumana” che “ferma l’attività di MSF nel Mediterraneo centrale”. Come si legge su X: “Questa sera, le autorità Italiane hanno informato il team di Msf che alla nostra nave di soccorso, GeoBarents, è stato emesso un ordine di detenzione per un periodo di 60 giorni”. E aggiungono: “Questa è la terza volta che la nostra nave è sottoposta a una misura punitiva di questo tipo per aver adempiuto al suo obbligo legale di salvare vite umane in mare”. L’ennesimo episodio che certifica ancora una volta il fallimento delle politiche migratorie del Governo Italiano ha visto la solidarietà delel altre Ong impegnate in operazioni umanitarie. “Geo Barents, si legge in una nota di Mediterranea, colpita senza giustificazione dal decreto legge Piantedosi, fermata in porto per 60 giorni e sanzionata. Life Support spedita nel porto lontano di Ravenna, a quattro giorni di navigazione, con oltre 170 persone a bordo. Non c’è dubbio: è la vendetta del ministro dell’Interno per l’eccezionale contributo dato dalle navi della Flotta Civile alla salvezza di vite umane negli ultimi quattro giorni.” Così si è espressa in una nota Laura Marmorale, presidente di MEDITERRANEA Saving Humans, commenta i provvedimenti che, nella notte, hanno colpito le navi non governative di Medici Senza Frontiere ed Emergency. “Ci sono ancora diversi casi aperti ed è presto per un bilancio completo, ma già possiamo dire che, tra venerdì scorso e oggi, le navi della società civile hanno svolto un ruolo decisivo nel soccorso in mare a sud di Lampedusa, spesso in stretta cooperazione con la Guardia Costiera italiana e l’MRCC di Roma. Tra le 182 persone messe in salvo dalla nostra MARE JONIO, quelle soccorse da Geo Barents e Life Support, quelle assistite dalla flotta di barche a vela (Nadir, Trotamar III e Daikini) che operano intorno a Lampedusa, quelle individuate grazie agli aerei Colibrì di Pilotes Volontaires e Seabird di Sea-Watch, quelle segnalate alle Autorità dal centralino volontario di Alarm Phone, possiamo dire che sono sicuramente oltre mille le persone soccorse negli ultimi quattro giorni col contributo delle ‘cattive ong'” spiega Marmorale. “Mi chiedo quale sia la vera faccia delle istituzioni del nostro Paese: i volti delle donne e degli uomini della Guardia Costiera che collaborano con le nostre navi e aerei nei soccorsi o quello feroce del Viminale preoccupato di ostacolare o punire le attività di soccorso in mare? E questo – conclude la presidente di Mediterranea – senza contare gli incessanti sforzi del nostro governo nel sostegno alle criminali intercettazioni e deportazioni di migranti, da parte di milizie e autorità libiche e tunisine, di cui siamo state testimoni anche in queste ultime ore.” Dalla nostra nave MARE JONIO, che sta arrivando nel porto di Trapani per affrontare le annuali ispezioni tecniche del RINA, prima di poter riprendere la sua navigazione, arriva tutta la solidarietà agli equipaggi di Geo Barents e Life Support: “Siamo sicure che alla fine le ragioni della vita e dell’umanità riusciranno a prevalere. Forza!”. Fin qui la nota delle Ong, ma vale la pena rilevare come la questione non sia affrontata con la determinazione che meriterebbe anche da parte delle opposizioni, che pur avendo bocciato il decreto Cutro e in generale tutte le norme punitive e vessatorie nei confronti dei soccorritori e dei soccorsi, davvero poco fanno per contrastare queste politiche. Viene il ragionevole dubbio che all’umanita e alle ragioni del diritto naturale, prevalga il timore di trattare un tema, quello delle migrazioni, che vede purtroppo una grande fetta di Italiani “brava gente” sodali con le scelte “sicurezza” o presunte tali. Chissà, forse anche in parte dell’opposizione, c’è una buona dose di “coda di paglia”.