Nuova struttura ricreativa sul monte Taiet. Bidoli: «Va garantita la tutela dell’area naturale. Sottovalutato l’impatto»
Dall’autunno del 2020 sul monte Taiet, in comune di Clauzetto, è in corso di costruzione una struttura ricreativa in quota. Viste la collocazione della struttura in un’area naturale di pregio, quella del monte Dagn, e le inevitabili interazioni con le poco distanti zone sottoposte a misure di conservazione, il consigliere regionale del Patto per l’Autonomia Giampaolo Bidoli ha chiesto all’Assessore competente, con un’interrogazione in merito, come si intendesse garantire la tutela dell’ambiente naturale. «La struttura è realizzata da un soggetto privato, su terreni di proprietà privata, con contributi del Piano di sviluppo rurale. È importante conoscerne il suo impiego e quale impatto avrà sull’ambiente. Un centro ricreativo ha finalità e usi diversi dai bivacchi in quota che sono punto d’appoggio e luogo di riparo per gli escursionisti e a differenza dei rifugi, sono incustoditi, sempre aperti e gratuiti – osserva Bidoli –. Il Piano regolatore comunale prevede la realizzazione di rifugi e bivacchi, e, contestualmente, vieta nuovi interventi edilizi che comportino alterazioni al delicato equilibrio idrogeologico, tant’è sono servite due autorizzazioni in deroga per poter proseguire con l’iter autorizzativo. La risposta data dall’Assessore non è soddisfacente. L’Assessore sostiene che la struttura ricreativa si inserisce in maniera “sufficientemente” armonica nel delicato contesto paesaggistico del crinale. È evidente il contrario: è visibile da lontano, essendo pure esposta e a sbalzo sulla scarpata, e non, come affermato, collocata in una concavità rispetto all’andamento della cresta. Avendo a cuore la montagna e conoscendo bene i luoghi interessati dall’intervento, auspico iniziative che, nel rispetto del contesto, siano finalizzate a valorizzare questi territori straordinari e selvaggi, e, proprio per questo, molto delicati. Tra le rocce dei Siti di interesse comunitario del Monte Cjaurlec e dell’Arzino, a qualche chilometro di distanza, nidificano i grifoni che arrivano dalla riserva di Cornino e i camosci pascolano indisturbati. L’area sulla quale sorge la struttura ricreativa va preservata per garantire la conservazione degli equilibri ambientali, ma anche la sua fruibilità turistica. Non siamo certi che le valutazioni fatte al momento di autorizzarne la costruzione abbiano tenuto nella giusta considerazione queste esigenze», conclude il consigliere del Patto per l’Autonomia.