Patto per l’Autonomia organizza un incontro sulla gestione pubblica: «L’acqua è un bene comune che va difeso, sempre»
A dieci anni dal referendum sull’acqua come bene comune, il Gruppo Consiliare regionale del Patto per l’Autonomia organizza un incontro sulla gestione pubblica e sostenibile dell’acqua con particolare attenzione al tema dei torrenti montani minacciati dalle mini-centraline idroelettriche e alla rinaturalizzazione del lago di Cavazzo. L’appuntamento, al quale sono invitati a partecipare cittadine e cittadini, associazioni ambientaliste e comitati territoriali impegnati nella difesa dei corsi d’acqua regionali, si terrà sabato 12 giugno, alle 18, sulla riva ovest del lago di Cavazzo; sono previsti interventi sulla tutela dell’acqua sia rispetto alla gestione del servizio idrico integrato sia in merito alla difesa della naturalità dei torrenti e delle acque montani. Parteciperanno i consiglieri regionali del Patto per l’Autonomia Giampaolo Bidoli e Massimo Moretuzzo. L’evento si svolgerà nel pieno rispetto della normativa anti-Covid.
«Il referendum del 2011 è stata una straordinaria prova di partecipazione democratica, di responsabilità ambientale e di solidarietà, la chiara espressione della volontà della società civile di tenere la gestione dell’acqua fuori dalle logiche del mercato – osserva il capogruppo Moretuzzo –. Il risultato referendario, però, è stato prima disconosciuto, poi disatteso e infine contrastato attraverso il rilancio e lo stimolo dei processi di privatizzazione. Oggi più che mai è importante ricordare che l’acqua è un bene comune che va difeso, sempre. Lo faremo sul lago di Cavazzo dove ormai quasi tre anni fa il Gruppo Consiliare del Patto per l’Autonomia promosse una manifestazione, molto partecipata, per dire basta alla speculazione sull’acqua e a interventi che stravolgono l’ecosistema. Nel decennale del referendum, ribadiremo come la gestione dell’acqua sia fondamentale per il futuro del Friuli-Venezia Giulia, in particolare per le aree montane dove si continua ad assistere al “saccheggio” dei corsi d’acqua a scopo idroelettrico, sovvenzionato da incentivi statali».