Pronto soccorso in crisi: per Fedriga cause principali sono carenza personale e accessi impropri, è approccio troppo semplicistico

Il presidente Fedriga è intervenuto in merito alle criticità sempre più evidenti dei Pronto soccorso, sottolineando che oltre alla carenza di personale c’è il problema che – come riportato dalla stampa -“gran parte degli accessi sono legati a codici bianchi e verdi che neppure dovrebbero entrare in un pronto soccorso.”

Questo approccio pare semplicistico in quanto sembra ignorare che il Pronto soccorso è la prima struttura a subire concretamente il peggioramento/impoverimento del sistema sanitario pubblico: da un lato la carenza di letti in ospedale, dall’altra gli accessi in aumento perché i malati trovano sempre meno risposte sul territorio e quindi non sanno dove rivolgersi se non al Pronto Soccorso, che è la prima linea della sanità e quindi è la prima struttura ad essere “colpita” quando l’intero sistema salute funziona poco e male.

Riferirsi ai codici colore è fuorviante visto che il codice del triage è solo una sorta di semaforo per la priorità d’accesso, ovvero misura il grado di urgenza, ma NON è un indice di appropriatezza degli accessi al Pronto soccorso. La questione dei codici “minori” (bianchi e verdi) ritenuti non appropriati è fuorviante, fantasiosa, poiché tra questi si trova, ad esempio, la gran parte dei traumi cranici, delle fratture di testa e collo di femore, delle sincopi (ovviamente risolte), e tanti altri quadri clinici che necessitano di cure, di accertamenti diagnostici, di osservazione in ambiente protetto, che solo il Pronto soccorso può garantire.

Ben altri sono i problemi del Pronto soccorso, oltre la mancanza di personale (ma qualcuno si chiede come medici e infermieri sono trattati in FVG?). Il problema forse più grosso è la mancanza di posti letto nei reparti, dopo i tagli della riforma Serracchiani Telesca, che su questo punto (e non solo) è stata seguita pedissequamente dall’attuale maggioranza. E così i malati bisognosi di cura e assistenza rimangono in attesa che si liberino i letti nei reparti, sottoponendo il personale del Pronto soccorso, già ridotto all’osso, ad ulteriori carichi di lavoro, questo sì improprio per il Pronto Soccorso, ma sono malati, anche gravi, e bisogna assisterli. In parallelo la carente ricettività delle strutture territoriali a sua volta ritarda di giorni le dimissioni dai reparti di pazienti che necessitano non più di cure ospedaliere ma di assistenza sul territorio. E si crea un circolo vizioso.

In un quadro così complesso enfatizzare l’inappropriatezza degli accessi in Pronto soccorso sembra un alibi: si cerca forse di dare la colpa ai cittadini per nascondere le responsabilità di chi non governa a dovere il sistema?

Walter Zalukar

Presidente Associazione Costituzione32
Già Primario Pronto Soccorso e Terapia d’Urgenza
Azienda Ospedaliera Universitaria di Trieste