Protesta del personale sanitario questa mattina davanti all’ospedale di Udine. Le reazioni

La prevista protesta  delle organizzazioni sindacali Fp, Cgil, Cisl Fp e Fials davanti all’ospedale di Udine ha messo in evidenza non solo la carenza di personale ma anche le difficoltà territoriali e la mancanza di trasparenza nelle modalità di gestione. Tutti punti focali della manifestazione  che si è tenuta questa mattina davanti al Santa Maria della Misericordia di Udine . Il sit in delle organizzazioni sindacali Fp, Cgil, Cisl Fp e Fials, punta decisamente il dito contro le criticità che le aziende sanitarie stanno vivendo negli ultimi anni e che ormai da mesi se non anni vengono evidenziate dalle organizzazioni sindacali. In particolare secondo i sindacati è urgente risolvere il problema della fuga del capitale umano dall’Azienda sanitaria universitaria Friuli centrale, dove degli oltre 521 dipendenti in più che la direzione aziendale contava di avere a fine 2022, per potenziare organici e servizi al cittadino, “il risultato è stato di soli 24 dipendenti in più, pari al 4,6% di quanto programmato e annunciato”.  Presenti alla manifestazione  Andrea Traunero (Fp Cgil), Giuseppe Pennino e Massimo Vidotto (Cisl Fp) e Fabio Pototschnig (Fials).  “A fronte del fatto che al 30 giugno le assunzioni sono state il 20% in meno dello scorso anno – hanno evidenziato i sindacalisti – l’azienda si trincera dietro la ripetuta citazione che c’è difficolta a reperire le figure sul mercato”. “Una cosa vera, ma solo in parte”, hanno commentato, mettendo il fila altri dati: “Abbiamo appreso dalla relazione sulla gestione di Asufc che nel 2022 l’Azienda ha assunto 148 infermieri, peccato però che ben 284 siano cessati determinando un impressionante delta negativo di ben -136 infermieri”. Secondo i sindacati, “benché la programmazione 2023 abbia riproposto un piano che per fine anno prevede di accrescere gli organici fino a 9.512 dei quali 3.563 infermieri, al 30 giugno 2023, rispetto al 31 dicembre 2022, il personale è invece calato a 8.826 da 8.849 e gli infermieri sono ancora calati da 3.286 a 3.270”. Tra gli altri dati evidenziati, “al 30 giugno le assunzioni 2023 sono il 20% in meno dello scorso anno”. Alla luce di questa situazione, le sigle sindacali chiedono ai vertici aziendali “un po’ più di umiltà, maggiore volontà di confronto e meno ricerca dello scontro nelle relazioni sindacali” e si dichiarano “pronti a un confronto serio con proposte utili e da lungo tempo attese dal personale”.

 

Simona Liguori (Civica Fvg)

 Quale futuro per la sanità pubblica regionale dopo le dichiarazioni di Fedriga e Riccardi?
Che fine farà la sanità pubblica in Friuli Venezia Giulia è lecito chiederselo alla luce delle ultime, preoccupanti dichiarazioni del Presidente Fedriga e dell’assessore Riccardi secondo i quali “mantenere in vita l’attuale sistema sanitario sarà molto difficile”. «Improvvisamente – ha sottolineato la consigliera regionale Simona Liguori – Fedriga e Riccardi sembrano essere pronti a gettare la spugna forse perchè si sono accorti che la loro narrazione è stata ancora una volta smascherata dai fatti, da una cronaca quotidiana che oggi fa registrare la denuncia del segretario regionale del sindacato dei medici ospedalieri Anaao-Assomed, Massimiliano Tosto, a proposito della grave situazione che gli operatori sanitari vivono nelle strutture che si occupano delle urgenze. Migliaia di cittadini e addetti ai lavori – ha concluso Liguori – hanno preso atto da tempo che le difficoltà della sanità regionale sono in primis dovute a una pianificazione inefficace che costringe, da un lato, gli utenti a percorrere chilometri su chilometri in migrazioni sanitarie e a pagarsi esami e visite di tasca propria e, dall’altro lato, spinge i dipendenti a licenziarsi dagli ospedali pubblici».

Serena Pellegrino (Avs)

Le soluzioni di Riccardi sono solo pezze che porteranno al default del servizio pubblico sanitario
“Leggo con sempre maggiore preoccupazione le notizie di stampa che segnalano come i pronto soccorso della Regione siano in affanno. Si denunciano le difficoltà che il personale incontra per adempiere agli oneri quotidiani, una situazione che si somma ai già gravi problemi legati alle infinite liste di attesa. Un mese fa la Giunta, nella figura dell’assessore Riccardi, si è vantata di aver destinato 10 milioni di euro per assottigliare le liste d’attesa, qualche mese fa si è aperta la strada ai medici a gettone e avviata la delega alle cooperative per i cosiddetti codici minori, oggi annuncia che verranno destinati quasi 2 milioni per le emergenze-urgenze. Un’enorme quantità di denaro pubblico destinato al privato”. Così la Consigliera Regionale Serena Pellegrino di Alleanza Verdi e Sinistra a seguito dell’allarme che arriva da parte del segretario regionale del sindacato ANAAO – Assomed Massimiliano Tosto per la grave situazione che gli operatori sanitari vivono nei pronto soccorso e prosegue “la dichiarazione dell’assessore in cui dice che <tutti vorremmo non avere i gettonisti e medici stranieri, ma non è possibile>, delinea la sua malafede e chiarisce il suo progetto: dopo aver strozzato la sanità pubblica, fino a renderla insufficiente e quindi inefficace, si è volutamente aperta la porta al privato convenzionato con costi, per le casse della regione, elevatissimi. Il personale pubblico è sottodimensionato
e le assunzioni con operatori stranieri possono aiutare a colmare il vuoto ma evidentemente danno fastidio solo a chi soffre di quella xenofobia ben alimentata dalla sua parte politica. È di tutta evidenza che le promesse fatte in campagna elettorale, le rassicurazioni quotidiane dell’assessore e la posta assegnata alla Sanità regionale non hanno sortito i risultati previsti. A questo punto ci si chiede come faccia l’assessore a proseguire con questo progetto devastante, apprendendo le notizie che arrivano da chi sta in prima linea. Chiaramente l’attuale gestione della salute pubblica è fallimentare e” incalza la Consigliera Pellegrino “è palese che il dramma vissuto negli ultimi anni con l’emergenza Covid non ha insegnato nulla perché l’emergenza ormai è stata derubricata a quotidianità”. E conclude con una chiosa che rimanda al passato
“Dopo aver demonizzato per un paio di decenni tutto ciò che è pubblico con lo slogan <privato è più efficiente> oggi ci troviamo nella situazione in cui né uno né l’altro sono in grado di soddisfare la domanda di salute. Il modello che da una parte si toglie e dall’altra si rimpingua sta facendo acqua da tutte le parti”.