Razzismo o maratona sovranista per fare arrivare #PrimagliItaliani al traguardo? Il caso Trieste run Festival diventa nazionale
Razzisti o stupidi pasticcioni. Probabilmente tutte e due le cose. Come si poteva prevedere, alla annunciata esclusione degli atleti africani è seguita una indignazione generale, che, probabilmente non era stata messa in debito conto e che ha provocato la parziale ma tardiva retromarcia. Un patetico tentativo di passare per “difensori dei deboli e degli oppressi” che rischia di essere la classica pezza che è peggio del buco che vuole coprire. Il patron della gara podistica triestina, Fabio Carini, personaggio più che conosciuto per le sue attività decennali nell’area di centrodestra, ha spiegato successivamente alla sua sparata, che la sua posizione non avrebbe nulla a che vedere col razzismo, lo sarebbe insomma a sua insaputa: “Alla manifestazione possono iscriversi atleti di qualsiasi nazionalità” anche africani. Ma poi si contraddice. “Quest’anno – spiega Carini – abbiamo deciso di prendere soltanto atleti europei affinché vengano presi provvedimenti che regolamentino il mercimonio di atleti africani di altissimo valore, che vengono sfruttati. Questa è una cosa che non possiamo più accettare”.
Insomma la sua intenzione, dice, era di scoprire il vaso di Pandora dello sfruttamento di questi runner di colore che vincono tutto ma non guadagnano niente e per farlo avrebbe pensato bene di escluderli, non di denunciare lo sfruttamento agli organismi federali preposti, o nel caso alla procura delle repubblica. Una tesi che ovviamente non sta in piedi. Ma c’è di più, Carini ora che la vicenda è uscita dai rassicuranti confini mediatici cittadini che, in prima istanza, non avevano “colto” la portata della scelta di chiusura agli atleti di colore, rischia di essere lasciato solo.
Questa mattina il Governatore del Fvg il leghista Massimiliano Fedriga ha pensato bene, via social, di minacciare querele perchè la Regione è stata accostata a “una maratona (non organizzata dalla Regione)”. Anche l’assessore regionale alla sicurezza Pierpaolo Roberti commentando sempre il caso, diventato ormai nazionale, ha minacciato querele. Argomento inutile dire solitamente usato come una clava, anzi nel caso un manganello, quando non si hanno argomenti seri e ci si sente nell’angolo. “Si tratta di una scelta della società organizzatrice – ha specificato Roberti -, non della Regione né del Comune. Non entro nel merito di questa scelta ma è stata operata in seguito a un episodio dell’anno scorso”. La minaccia di querela era rivolta in particolare al vicepresidente del consiglio regionale il democratico Francesco Russo che sempre in un post su Facebook aveva scritto: «“Una mezza maratona per soli bianchi”: pensavamo fosse un titolo che si sarebbe potuto leggere solo nell’Alabama del Ku Klux Klan e invece è la cronaca di ciò che accade a Trieste . La scusa con cui è stato annunciato che non ci saranno atleti di colore al prossimo Trieste Running Festival è che non ci sono manager onesti in grado di far arrivare nella nostra città atleti capaci di dare lustro e qualità agonistica alla corsa triestina. Ma come mai nel resto del mondo (e anche recentemente a Milano, dove un atleta di colore ha stabilito il record della corsa), è possibile ciò che invece è impossibile qui? Io credo che Trieste meriti di meglio».
Questa dichiarazione ha fatto infuriare l’assessore Roberti: “Vergognati – ha chiosato in diretta Facebook all’avversario politico in linea – fare paragoni con l’Alabama del Ku klux klan è un’affermazione grave. Inoltre dire che la Regione sarebbe responsabile di presunto razzismo e fascismo è dichiarare il falso, anche perché la scelta non è stata nostra”. E così al netto del fatto che non si capisce se l’assessore si sia infuriato per l’accostamento all’Alabama o al Ku klux klan, il povero, si fa per dire, Fabio Carini ha incassato la seconda presa di distanza e rischia di rimanere con il cerino in mano, anche perchè nel frattempo giunge la notizia che Giancarlo Giorgetti, sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega allo sport sarebbe infuriato.
Caso diventato nazionale
“Sbagliato escludere gli atleti africani – ha detto Giorgetti. Non è così che si risolvono i problemi”. Per poi però cercando di salvare capra e cavoli aggiungere: “Ma attenzione perché il malessere esploso a Trieste nasconde l’ennesimo sfruttamento, quelli che chiamo gli scafisti dello sport. Aprirò subito un’indagine interna per quanto riguarda le mie competenze. Ascolterò tutte le parti in causa per fare chiarezza”.
Intanto la Procura federale della federazione italiana atletica leggera ha aperto un fascicolo sulla decisione degli organizzatori di Trieste Running Festival: “Noi applichiamo già uno ius soli molto avanzato e per noi l’uguaglianza e il rispetto sono l’assoluta normalità”, ha scritto il segretario generale della Fidal Fabio Pagliara. “Vigileremo con la massima attenzione, verificando i fatti e le motivazioni”. E ha poi annunciato di aver già chiesto alla sezione Fvg una relazione sull’accaduto e che, “anche su sollecitazione del Coni, in queste settimane si sta lavorando per una rivisitazione del ruolo degli agenti”.
Non hanno alcun dubbio invece sulla matrice razzista i tanti esponenti nazionali del centrosinistra : «Senza vergogna. Se non lo avessi letto stamani sui giornali del Friuli Venezia Giulia, stenterei a crederci. Ad una maratona a Trieste non verranno ingaggiati atleti di origine africana: succede non nel Mississippi degli anni ’50 bensì nel 2019 in una città capitale della cultura mitteleuropea, Trieste», a parlare in una nota è Nicola Fratoianni di Sinistra Italiana.
Gli fa eco il capogruppo di Liberi e Uguali alla Camera, Federico Fornaro: «La decisione di escludere gli atleti di colore dalla maratona della Trieste Run Festival è una macchia per l’Italia nel mondo. Il Governo intervenga subito per bloccare questa autentica vergogna internazionale. Lo sport è sempre stato uno strumento di incontro tra atleti di tutto il mondo, un momento di integrazione e di uguaglianza e deve continuare a svolgere questo fondamentale ruolo sociale». E mentre in rete cresce il numero di quanti chiedono di boicottare la maratona triestina interviene il senatore del Pd, Davide Faraone che ha una idea precisa, chiede il ritiro degli sponsor e dei partner istituzionali. «Vietare la partecipazione alla maratona di Trieste agli atleti africani va contro la Costituzione – attacca il senatore del Pd, Faraone -, è un atto palesemente razzista ed è per questo che i partner istituzionali, quali il Coni e la Fidal, e Generali che è Main sponsor, dovrebbero immediatamente prendere le distanze dagli organizzatori e annullare la sponsorizzazione di questa scandalosa manifestazione che umilia lo sport nei suoi valori più alti».
Per la deputata PD Debora Serracchiani già governatrice del Fvg che con Carini ebbe alcune querelle, “è stato fatto un brutto passo falso”: “Ne prendano atto e lo correggano”, ha scritto su Facebook. “Gli atleti africani esclusi dalla mezza maratona di Trieste sono un altro triste, preoccupante segno di arretramento della civiltà, che questa città davvero non si merita”. E ancora: “Soprattutto non tentino di giustificare o spiegare, che fanno solo più danno: non c’è niente di peggio che nascondersi dietro questioni di etica per scusare scelte che hanno connotazioni ed effetti discriminatori e indubbio sapore razzista“. E in merito al presunto sfruttamento, ha commentato: “Ci sono irregolarità? Gli organizzatori che ne sono a conoscenza denuncino con atti formali gli sfruttamenti. Facciano esposti, sollevino il problema nella sedi competenti. Ma non vadano a raccontare che tengono fuori gli africani per bontà d’animo. E non ci provino a dire che il Pd specula, perché abbiamo raccolto un’indignazione diffusa che non si può ignorare”. Sul caso interviene anche Nicola Zingaretti, segretario nazionale PD: «Sento parlare di “scafisti dello sport : non pensavo che saremmo arrivati a tanto. La Lega e i suoi rappresentanti del Governo lascino in pace il mondo dello sport, lo tengano fuori dalla propaganda”.
Ma non solo a sinistra si alzano le voci, anche il vicepremier M5s Luigi Di Maio ha stigmatizzato l’episodio: “E’ giusto combattere lo sfruttamento dei corridori africani”, ha detto, “il professionismo è professionismo sempre e come tale deve essere retribuito, ma non è così che si fa, non è escludendoli da una gara che si combatte il problema. Anzi, così il problema si aggrava e la vicenda in sé per come sta emergendo rasenta la follia”.
Interessante è anche la tesi di Martino Ghielmi, esperto di partecipazione di atleti africani alle maratone internazionali, secondo cui dietro al polverone ci sono i soldi. O, meglio, non ci sono. Perché, scrive, “il budget della maratona di Trieste, come gran parte delle manifestazioni italiane, è risicato e in continuo calo. Hanno quindi deciso di non ingaggiare nessun etiope/kenyano (di seconda fascia) disponibile in Italia. Al massimo prenderanno un paio di italiani ‘amici di amici’ a cui verrà assicurata la vittoria in assenza di concorrenza seria. Scelta discutibile e da sfigati (verrà fuori la sagra della salamella, a livello di tempi) ma legittima”. Ghielmi aggiunge: “Prima di parlare a sproposito occorre conoscere come funziona il settore. Nessun professionista, e gli africani in questione lo sono tutti, partecipa a una gara per il piacere di farlo. E neanche solo per i premi in palio. Visto che è il loro (duro) lavoro si tratta di portare a casa la pagnotta, composta di norma da premio (variabile, in funzione del piazzamento e/o tempo) + ingaggio (fisso, negoziato precedentemente in base al palmares dell’atleta). Non si diventa ricchi come nel calcio ma, soprattutto se si vive in Kenya o in Etiopia, si può cambiare vita guadagnando in pochi anni l’equivalente di centinaia di contadini di sussistenza”.
Insomma non razzismo ma questioni di bottega per gli italiani, che dal punto di vista sportivo sarebbe anche peggio, mentre per i giovani atleti africani diventa questione di sopravvivenza. Tesi rispettabile quella che non vuole o, forse solo spera da uomo di sport, di non vedere il razzismo, ma che invece diventa palese per uno che vive in Fvg e percepisce l’aria che si respira e poi Ghielmi non conosce i personaggi attori della vicenda. In particolare Fabio Carini non è solo il presidente della Adp Miramar, ma è uomo da sempre schierato politicamente, cosa che di per se non è un problema, tranne quando si travalica.
Già addetto stampa di Renzo Tondo ai tempi della sua seconda elezione a governatore di centrodestra, passò giornalista in Regione e secondo i soliti ben informati delle dinamiche del sottobosco partitico, sarebbe in attesa di ottenere la direzione della testata giornalistica regionale che sta alle dipendenze del presidente del consiglio il forzista, Piero Mauro Zanin. Una decisione che sarebbe stata presa dalle forze di maggioranza nonostante un presunto stallo legato a questioni economiche che sarebbe stato superato. Chissà se la vicenda metterà in discussione l’operazione? Ma forse no, con la maggioranza che c’è in Regione Fvg prenderà più punti.