Rete Dasi Fvg: il Governo Meloni punta ad inasprire i Decreti Salvini (2018) riscrivendo e restringendo cioè l’intero sistema asilo

Mentre si avvicinano i tempi della votazione sul Decreto “Cutro”, prima in Commissione e poi in Aula, occorre chiarire che al contrario di quanto potrebbe indurre il nome, il testo non solo non ha niente a che fare con un aiuto a chi scappa da guerre, discriminazioni e carestie, ma adesso il Governo Meloni punta ad inasprire le stesse norme dei precedenti Decreti Salvini (2018) riscrivendo e restringendo cioè l’intero sistema asilo. Infatti viene impedito ai richiedenti asilo di entrare nel Sistema Accoglienza Integrata (SAI), la cosiddetta “accoglienza diffusa” gestita direttamente dai Comuni, che avrebbe dovuto diventare, secondo le norme, la principale forma di accoglienza, organizzata e controllato dagli Enti Locali, singoli o associati; cosicché’ sarà un’eccezione potendovi entrare, solo ad esame completato dalla richiesta, anche anni dopo. Le persone che arrivano e chiedono asilo sanno gestiti nei Centri di Accoglienza Straordinari (CAS), con costi altissimi per i contribuenti (è bene saperlo !!!), organizzati esclusivamente dalle Prefetture, ed a conclusione delle “prime procedure”.

Con gli emendamenti governativi messi appunti in questi giorni al DL in questione si punta a ridurre addirittura la presenza nei CAS, che hanno il “difetto” di essere aperti concentrando di fatto gli arrivi dentro gli Hotspot, luoghi chiusi dove trattenere “informalmente” o meglio rinchiudere le persone che arrivano, via terra e via mare, senza farli uscire. E non certo “solo” per qualche giorno, come si continua a leggere sui media. Infatti leggendo bene il testo degli emendamenti questi non sono strutture di accoglienza ma sono destinati a rinchiudere in maniera sistematica le persone durante la fase di identificazione ma anche dopo. Norme che sono in contrasto con la normativa dell’Unione Europea ma anche con Costituzione.

Si comprende nella riscrittura del testo come il Governo Meloni cerchi di far svolgere durante la detenzione negli Hotspot, nella maggioranza dei casi, anche l’esame delle domande di asilo con procedure accelerate. Si estenderebbe a tutti i casi dei migranti entrati “illegalmente” via terra ma anche via mare, il “trattenimento” fino a “quattro settimane”, richiudendo in questo carcere che diventerà per forza “esplosivo” il richiedente asilo che “non abbia consegnato il passaporto …. ovvero non presti idonea garanzia finanziaria”. Come se coloro che arrivano ad esempio sulla rotta balcanica e impiegano anche anni da Afghanistan o Siria, subendo respingimenti anche violenti, potessero arrivare con in tasca il passaporto o l’Iban del loro conto in banca.

Vi è infine un emendamento che prevede il è passaggio dall’Hotspot al CPR del richiedente asilo quando sia “necessario determinare gli elementi su cui si basa la domanda di protezione internazionale che non potrebbero essere acquisiti senza il trattenimento”. Attenzione: il rischio concreto è che tra poco in Friuli Venezia Giulia potremmo avere oltre al “piccolo” carcere CPT di Gradisca d’Isonzo” anche un “grande” ed ancor più esplosivo e costosissimo Hotspot con trattenimenti informali a Trieste, con il consenso dell’Amministrazione regionale Fedriga-Roberti. Da ricordare che quest’ultimo, da precedente Assessore regionale, ne era stato convinto assertore. Potremmo seriamente vantare in questa regione di frontiera, considerando il numero crescente degli arrivi di persone disperate dall’aumento delle guerre, discriminazioni e gravi problematiche ambientali (si muore di fame in tanti Paesi dell’Africa e in Asia !!!), un sistema parallelo di detenzione per migliaia di persone. In altre parole avremmo ricostruito nel 2023 “nuovi Gonars e San Saba”: moderni campi di concentramento per persone che semplicemente chiedono di far applicare nei loro confronti il diritto di asilo previsto dall’articolo 10 della Carta Costituzionale. Non si fatica a capire, perciò, perché questi esponenti delle forze di destra, a livello nazionale e locale, siano così avversi al 25 aprile che invece deve essere occasione non tanto di cerimonie di alzabandiera ma occasione per riflettere e riproporre i valori della Resistenza e della Costituzione.

Michele Negro, esponente di Rete DASI FVG (Diritti Accoglienza Solidarietà Internazionale)