Ruolo e compiti del Commissario agli Usi civici dopo la Legge 168/2017: Un garante della Costituzione
Venerdì 13 dicembre, anche il Popolo dei Beni collettivi del Friuli celebra l’anniversario dall’entrata in vigore della Legge statale 168/2017.
In molti, in quel giorno, parteciperanno all’appuntamento online, proposto dalla “Cattedra della Proprietà collettiva”, per approfondire come la nuova disciplina abbia trasformato la figura del Commissario regionale agli Usi civici, dopo il pieno riconoscimento costituzionale dei Beni civici, sancito con le “Norme in materia di domini collettivi”, approvate all’unanimità dal Parlamento, sette anni orsono.
L’iniziativa del Centro studi e documentazione sui Demani civici e le Proprietà collettive dell’Università di Trento, intitolata “Ruolo e compiti del Commissario agli Usi civici dopo la Legge 168/2017”, prenderà il via alle ore 18 e avrà per protagonista il Commissario capo per Lazio, Umbria e Toscana, Antonio Perinelli.
La conferenza potrà essere seguita sulla Piattaforma Zoom dell’Ateneo trentino (previa iscrizione) oppure liberamente sul suo Canale YouTube (https://proprietacollettive.unitn.it/cattedra/incontri).
Le straordinarie innovazioni apportate dalla Legge 168/2017, nonostante il suo rango di norma di attuazione costituzionale, stentano ad attecchire in Friuli, «principalmente per la resistenza delle Amministrazioni comunali e della burocrazia regionale – secondo l’Alleanza friulana Domini collettivi –, ma anche per l’inerzia degli Uffici commissariali di Trieste».
«Basti pensare che nemmeno gli accertamenti dei Beni di Uso civico, iniziati nel lontanissimo 1927 – denuncia Luca Nazzi, per conto dell’organismo che opera per la protezione e la promozione dei Beni collettivi – sono giunti a compimento se non in 46 Comuni e che ben 93 sono i Comuni della Regione Friuli-V. G. in cui tali procedure risultano tuttora “non definite” (secondo i dati diffusi dal periodico specializzato “La Vicìnia”)».
La Legge del 2017, della cui applicazione i Commissari sono chiamati a divenire garanti, prevede che la gestione dei Beni collettivi sia riservata agli «enti esponenziali delle collettività titolari». Soltanto in mancanza di tali enti, dunque in forma residuale, le Proprietà collettive possono essere gestite dai Comuni, comunque sempre «con amministrazione separata» e se le Comunità proprietarie non abbiano stabilito di autorganizzarsi mediante «Comitati per l’amministrazione separata dei beni di uso civico frazionali» (previsti dalla vecchia legge 278/1957).
Inoltre, gli «enti esponenziali delle collettività titolari dei diritti di uso civico e della proprietà collettiva – precisa esplicitamente la legge 168 – hanno personalità giuridica di diritto privato ed autonomia statutaria».
In Friuli, tale strada di autogoverno e di gestione patrimoniale è già stata intrapresa dalle Comunità di Clavais e di Liariis in Comune di Ovaro, di Nogaredo di Corno in Comune di Coseano e di San Marco in Comune di Mereto di Tomba. Mentre nelle Comunità di Givigliana e Tors di Rigolato, di Pesariis di Prato carnico e di San Gervasio di Carlino è attualmente in corso il passaggio da Amministrazione separata dei Beni di uso civico a Dominio collettivo.