Sconto in fattura, il Governo si era impegnato ad abrogarlo prima della crisi

Sono 14.550 le imprese del Fvg che potrebbero essere messe in difficoltà (le più piccole anche in ginocchio) dall’articolo 10 del Decreto Crescita. Oltre 10mila appartengono al settore edile, a seguire gli impiantisti (3618) e i serramentisti (391), e per tutti loro la CNA si sta battendo affinché si abroghi il provvedimento – che rappresenta una grave lesione alla libera concorrenza – anche con una petizione che raggiunto numeri incredibili di firmatati. Una sollevazione di massa che non ha lasciato indifferente il governo, che si sta ora finalmente impegnando a sopprimere l’articolo 10, come annunciato dal sottosegretario all’Economia, Massimo Garavaglia, “rispondendo alla richiesta formulata dalla CNA nel corso dell’incontro al Viminale tra le parti sociali e il vicepremier, Matteo Salvini – commenta Nello Coppeto, presidente regionale della CNA Fvg -. Si tratta di una battaglia che abbiamo combattuto da subito, convinti che introducendo lo sconto in fattura per l’Eco-bonus e il Sisma-bonus si penalizzi artigiani e piccole imprese, favorendo le multi-utility e gli ex monopolisti del settore energetico, ossia pochi grandi operatori economici. Ora aspettiamo che si passi con rapidità dalle buone intenzioni ai fatti con il primo provvedimento utile”.

Esiste però un problema sopravvenuto nelle ultime ore, la crisi di governo che rallenta di fatto ogni possibilità di revisione della norma.

 

 

Ecco perché secondo CNA va abrogato l’art.10 del Decreto Crescita
L’art. 10 prevede la facoltà del cliente/consumatore di ottenere lo sconto subito in fattura invece che con la solita detrazione in 10 anni. Sconto che può arrivare fino al 70% dell’importo dovuto e che gli viene fatto dall’impiantista/serramentista. Questo artigiano porterà poi la sommatoria degli sconti in detrazione, nel successivo quinquennio (quindi in 6 anni), sperando che ci sia la capienza necessaria.

Attualmente si prospettano 4 situazioni
1: IMMEDIATA EMPASSE PRODUTTIVA: oggi il cliente finale rimanda i lavori, sapendo che tra qualche mese uscirà un provvedimento dell’Agenzia delle Entrate su “come” applicare l’art.10 e come richiedere la sconto.
2: attualmente stanno già girando tra i fornitori degli artigiani le prime vessatorie “clausole di salvaguardia”, dove, a fronte della fornitura del materiale/impianto si nega all’artigiano di cedere la detrazione/sconto al suo fornitore. Questo porta l’artigiano in una posizione debolezza tra il fornitore ed il cliente, quest’ultimo vedendosi negare lo sconto immediato si rivolgerà quindi ai grandi gruppi o multiutilities.
3: Quando entrerà in vigore l’art.10, l’impresa artigiana si troverà di fronte ad un immediato mancato incasso, pur dovendo pagare subito le tasse, i suoi lavoratori ed i fornitori.
4: L’impresa artigiana rischierà di non recuperare gli sconti fatti a tutti i clienti, se le sue tasse saranno inferiori alla sommatoria degli sconti.

CNA cosa ha fatto ad oggi
Già in fase di disegno di legge, la CNA nazionale ha avanzato emendamenti per stralciare o abrogare l’art.10 che sono stati bocciati. Da sola ha quindi raccolto il mandato di 64 aziende, con le quali ha avviato, il 4 luglio scorso, un procedimento amministrativo davanti alla Commissione Europea e all’Autorità Garante per la Concorrenza e il Mercato (Antitrust) affinché venga accertata l’illegittimità dell’art.10 del DL Crescita. CNA ha quindi presentato ricorso presso l’Antitrust per Prassi commerciale scorretta, in quanto l’art. 10 porta i grandi gruppi/multiutilities automaticamente in posizione dominante rispetto all’impresa artigiana. Ha poi presentato ricorso presso la Commissione Europea in quanto l’art. 10 si configura, essendo un sconto elargito dallo Stato, come aiuto di Stato “selettivo”; cioè diretto solo ad alcuni (i grossi gruppi e multiutilities che possono permettersi un “sostituto d’imposta a titolo di acconto”.