Serena Pellegrino. AVS. Massima allerta su crisi Electrolux. Interrogazione in Consiglio Regionale. La risposta dell’assessore Bini non rassicura

“L’ assessore Bini sulla crisi Electrolux è certamente ben informato, visto che la sua azienda ha impegnate nello stabilimento di Porcia una sessantina di persone addette alle operazioni di pulizia e logistica. Ma ho difficoltà, insieme ai circa 3100 fra dipendenti e lavoratori dell’indotto, a sentirmi rassicurata dalle generiche promesse dei vertici aziendali sul mantenimento dello stabilimento senza depotenziamenti, o quelle della proprietà che ricordo è la stessa di Wartsila che dice di voler continuare a investire nel nostro Paese, o quelle del Ministro Ciriani che non esclude il ricorso ai poteri straordinari del Golden Power per proteggere l’azienda dall’ingresso massiccio di azionisti stranieri preservandone tecnologia e occupazione.” L’ha dichiarato la consigliera Serena Pellegrino che oggi ha interrogato l’assessore alle Attività produttive Emidio Bini, illustrando la situazione di Electrolux, stretta tra due fronti, da una parte la crisi congiunturale del mercato e dall’altra le incognite e i silenzi su possibili cessioni, al momento congelate. “I lavoratori dello stabilimento di Porcia e dell’indotto, rappresentati questa mattina in Consiglio regionale da una delegazione, lamentano e temono grandemente questa situazione di incertezza, su cui domina sia il ricorso alla cassa integrazione che lo spettro della chiusura. Intanto però i proprietari delle multinazionali si fanno sponsorizzare dallo Stato, con la solita dinamica di rendere collettivi gli oneri e privati gli utili, strategia che consente di sopravvivere e comunque fare cassa.” Precisa Serena Pellegrino: “L’assessore Bini ha definito prive di fondamento le voci su una trattativa per l’acquisizione di Electrolux da parte della cinese Midea, che è già socio di minoranza nella proprietà dell’azienda: ne prendiamo atto, con il dubbio che comunque sia in corso una strategia simile a quella attuata per lo stabilimento Wartsila di Trieste. Quante volte si è detto “dobbiamo attrarre capitali dall’estero”, ma se non poniamo delle condizioni stringenti per la nostra salvaguardia finisce che gli investitori stranieri, al primo starnuto, fanno armi e bagagli e se ne vanno. Non vorrei che ci trovassimo in una condizione simile se dovessimo approvare la realizzazione dell’acciaieria con tre quarti di capitale ucraino.”