Si incrina in Europa il pensiero giustificazionista di certa sinistra: Putin non è un “compagno che sbaglia” ma orribile imperialista
Pare proprio che si stia incrinando il fronte di quella sinistra che sulla vicenda Ucraina ha preso una enorme cantonata, amplificando fake russe o semplicemente guardando attraverso un prisma falsamente storico ideologico una situazione chiara, chiarissima, guardando invece al passato imperialista a stelle strisce per giustificare l’imperialismo contrapposto di Putin, più zarista che comunista. Potremmo definire la cosiddetta operazione militare speciale con cui Putin vuole cancellare l’Ucraina una spietata strategia di pulizia se non etnica certamente culturale. Con lo sbriciolamento delle città ucraine a suon di bombe, in nome di Pietro il Grande, e il rigetto di ogni eredità del sovietismo, viene espulsa dalla storia russa la memoria dell’ottobre rosso e si ripristina la continuità con l’impero zarista. In Italia non ci risulta si sia avviato un franco dibattito su questo, non così in Germania. Basta andare a curiosare nel sito della fondazione Luxemburg per leggere autocritiche coraggiose, ma anche tentativi, spesso maldestri, di far quadrare rigidità storiche con l’attualità, ma comunque si discute. In ogni caso tutti ammettono che la Russia ha aggredito l’Ucraina in una guerra imperialista. Anche in Italia sarebbe bene che in tanti leggessero l’articolo dal titolo “Ci sbagliavamo” scritto da Daniel Marwecki (docente presso l’Università di Hong Kong) sul sito della fondazione Luxemburg che ricordiamo affiliata al partito tedesco di estrema sinistra Die Linke. Scrive Marwecki “Putin e quelli come lui amano sottolineare i crimini dell’Occidente per giustificare i propri”. “Ma la verità è che molti attori politici in Germania, dai conservatori alla sinistra, hanno sbagliato a giudicare Putin”. Nonostante “la pretesa imperiale della Russia sull’Ucraina” fosse “evidente dal 2014” e nonostante “l’aggressione russa” sia “puro imperialismo: un imperialismo che in questi giorni per le persone in Siria, Cecenia, Georgia e molte parti dell’Europa orientale non è poi così sorprendente rispetto a fasce significative della società tedesca, inclusa la sinistra tedesca”. Poi prosegue “come diceva Lenin ci sono settimane in cui accadono decenni. In una notte, Putin ha trasformato la Nato nell’Europa orientale come quasi nessun uomo di sinistra ha mai voluto considerarla: un’alleanza difensiva antimperialista”. Ma nel dubbio che Daniel Marwecki fosse solo una voce fuori dal coro, per altro riportata in Italia dal quotidiano “Il Foglio” che potrebbe avere interessi di parte a veicolare la voce di dissenso, l’invito che facciamo è di visitare direttamente il sito della fondazione Luxemburg, dove come articolo d’evidenza si trova un lungo e articolato contributo di Caren Lay membro del Bundestag nel gruppo parlamentare DIE LINKE dal titolo “La politica estera di sinistra ha bisogno di un aggiornamento”. “Molto è cambiato, scrive Caren Lay, dopo l’attacco brutale e illegale di Putin all’Ucraina un paese sovrano confinante, scrive in apertura la parlamentare tedesca. “Quasi da un giorno all’altro, atteggiamenti che prima erano stati parte integrante dell’agenda di politica estera di molti compagni di sinistra sono stati una volta per tutte delegittimati, soprattutto una posizione più o meno chiaramente articolata dalla parte della Russia, anche di fronte alla costatazione che il governo Putin sempre più autoritario e repressivo non è stato sfrattato. C’è un grande accordo nel LINKE, prosegue, sul fatto che questo attacco rappresenti un punto di svolta. Ora è il momento di parlare di cosa significhi concretamente questa svolta per il futuro della politica estera di sinistra. La nostra leader del partito Susanne Hennig-Wellsowha ha aperto il dibattito su questo e ha posto alcune domande molto corrette. Anche il nostro portavoce per la politica estera, Gregor Gysi, nella sua lettera al gruppo parlamentare ci avverte che, in vista di questa svolta, dobbiamo anche pensare a noi stessi. ” Ma quello della Lay non è l’unico pezzo di ragionata autocritica, molti sono gli interventi presenti sul sito. Dobbiamo invece constatare, ma forse la nostra è solo un’impressione, che l’estrema sinistra italiana sia rimasta impupata dalla situazione più concentrata sulla provinciale critica al governo italiano che all’analisi generale. Certo è legittimo criticare la scelta di forniere armi all’ucraina, ma bisogna esseecredibili. Lo è certamente Papa Francesco o i tanti operatori umanitari, molto meno alcuni pacifisti d’occasione. C’è chi si arrampica sugli specchi. Tante schegge impazzite che sui social cercano anche di imporre false verità putiniane pensando così di contrapporsi, con un malcelato antiamericanismo di fondo, agli orrori della guerra. Ed allora torniamo a citare Caren Lay che così spiega il blocco mentale che sta annebbiando vista e giudizio di molti a sinistra: “La Russia di Putin non è più il paese con cui molti compagni avevano a lungo sentito solidarietà. L’amore per le persone e la cultura, la gratitudine all’Armata Rossa per la liberazione non devono oscurare le politiche repressive di Putin”. Come darle torto.