Sindacato Usb Monfalcone: Fincantieri sia richiamata alla responsabilità d’impresa

Nel confronto tra diversi soggetti e il botta e risposta di questi giorni sul ruolo e futuro della cantieristica, ciò che pare non essere contemplato è il punto di vista del lavoro, delle persone in carne e ossa che progettano e fabbricano le navi nel cantiere di Panzano.

La politica ha certo il dovere di amministrare e governare il territorio con linee istituzionali ed economiche che favoriscano lo sviluppo economico, con un occhio all’occupazione e uno sempre più attento alla qualità e sostenibilità di questo sviluppo. Da decenni nella nostra città prevale invece, con la forza dei numeri e dell’economia, l’interesse di Fincantieri, contro la responsabilità d’impresa, a scapito della comunità che opera al suo interno e vive nel territorio, con un sostanziale adeguamento di tutte le compagini di Centrodestra come quelle di Centrosinistra che si sono succedute ai vari livelli dal nazionale al locale.

Fincantieri azienda a prevalenza di capitale pubblico, in quanto tale al suo interesse d’impresa, dovrebbe sostanziare la sua capacità produttiva facendo ordine nel settore degli appalti, negli innumerevoli livelli di suddivisione delle lavorazioni a terzi e nella stessa sua organizzazione del lavoro.

La cantieristica italiana è quella che in assoluto ha esternalizzato e terziarizzato di più le varie lavorazioni che consentono la realizzazione delle navi, tale scelta è alla base di una deregolamentazione delle offerta lavorativa e quindi dell’impoverimento della domanda che ha ben poche scelte se non piegarsi e accettare condizioni contrattuali di lavoro, di sicurezza e di salario reale, sfavorevoli e lesive della dignità personale.

Questa spirale produce un indebolimento economico di tutta la base di lavoratrici e lavoratori che operano all’interno del cantiere, poiché là dove a parità di lavoro non c’è la parità di retribuzione, si creano iniquità e sacche di relativo privilegio che rendono il lavoro un continuo tormento e fonte di malcontento generale.

Per uscire da questa situazione la politica è chiamata, non a usare a proprio piacimento la forza lavoro in modo sempre strumentale nei tavoli istituzionali, ma assieme alle forze sociali, a definire una semplice proposta che indichi con fermezza, senza ambiguità, a Fincantieri di applicare a tutta la forza lavoro, diretta e indiretta, italiana e straniera, impegnata nei suoi cantieri, l’applicazione di un unico contratto di lavoro, quello della categoria dei metalmeccanici.

Siano inoltre attuate le norme previste dal Testo Unico sulla Sicurezza n° 81 del 2008, che stabilisce il diritto per i dipendenti subordini al servizio di spogliatoio, siano garantiti a tutte e tutti la pausa mensa in ambienti adeguate ed in fine l’azienda assieme all’amministrazione locale individui gli immobili per un servizio di foresteria che rispetti la dignità della forza lavoro proviene da altri siti produttivi, senza far ricadere queste necessità sul territorio alla mercé degli speculatori e della economia informale.

Allo stesso tempo anche le istituzioni locali, facciano la loro parte, investendo finalmente sulla politica pubblica della casa (diritto costituzionale), adeguata alle esigenze concrete.

Senza chiarezza di base, discutere di cifre e numeri appare paradossale e segna la distanza che c’è tra chi ha prospettive di vita smisuratamente diverse dal resto della società.