Torna il burqa a Kabul. Decreto Talebano lo impone in pubblico a tutte le donne
Provo un certo imbarazzo come uomo e come occidentale nel vedere nuovamente negati alle donne Afghane i loro diritti più elementari, prima quello all’istruzione e al lavoro e oggi il ritorno del burqa. L’oscurantismo più retrogrado torna a Kabul, come era prevedibile, dopo la ignobile resa occidentale, perché tale è stata. Ora non contenti di aver riportato le lancette della storia indietro di oltre vent’anni dal punto di vista del potere e di secoli nei diritti delle donne, il leader supremo dell’organizzazione fondamentalista islamica Hibatullah Akhundzada ha firmato un decreto che impone, il burqa l’abito tradizionale musulmano più costrittivo, quello che copre interamente il corpo, dalla testa ai piedi, lasciando solo una fessura o una finestrella spesso velata, all’altezza degli occhi che permette la visuale. L’ordinanza è una delle più severe riguardanti le donne da quando il gruppo estremista ha riconquistato il potere a Kabul e prevede pene severe per le donne che disubbidiscono all’orribile precetto che le priva dell’identità. “Dovrebbero indossarlo poichè è tradizionale e rispettoso” prescrive il decreto emesso da Hibatullah Akhundzada reso pubblico dalle autorità talebane durante un evento a Kabul. Nei giorni successivi al loro ritorno al potere i talebani, che nel frattempo hanno anche vietato l’istruzione femminile, avevano fatto capire che le donne non avrebbero dovuto indossare il burqa, ma solo l’hijab (il velo islamico), ora il cambio di rotta. Del resto quando si abbandona un popolo intero alla mercé dell’estremismo religioso più spietato non ci si può meravigliare.