Trieste: un paziente febbricitante chiede del bagno, vada a farla nel bosco, risponde l’infermiera
Pubblichiamo il gravissimo racconto trasmesso dal Consigliere Regionale FVG – Gruppo Misto Walter Zalukar che annuncia una interrogazione: “Ho ricevuto questa segnalazione il 28 luglio scorso. Prima di pubblicarla ho contattato personalmente l’autore, che mi ha confermato punto per punto quanto descritto. “Sono un cardiopatico, assumo parecchi medicinali, fra questi anche diuretici. Ieri mi si è presentata la febbre a 39, ho chiamato il medico che subito si è premurato e grazie a lui stamane alle ore 9 mi chiama il 0403997491 dell’Asugi informandosi della situazione e invitandomi a presentarmi a San Giovanni tendone B alle ore 12. Ci vado, mi metto in fila, presento i documenti, ma non sono nella loro lista di attesa; passo al tendone A, non sono neanche lì, torno al B e indagano al loro interno per capire. A questo punto, causa medicinali, caldo e febbre, chiedo gentilmente un bagno per necessità fisiologica; la risposta è “vada a farla in bosco e non entri nell’edificio”. Non potendo trattenermi, esco e mi libero tra le siepi dietro ad una centralina come meglio posso. Rientro e una infermiera mi assale gridando “le avevo detto di non entrare nell’edificio!”; difatti non ci ero entrato affatto, mi ero arrangiato in modo più prosaico… Poi si sono scusati per il disguido dell’appuntamento ma non per il bagno, riguardo al quale dicono di aver pure segnalato ai loro superiori lamentele giunte da parecchie persone. Accetto le scuse per il disguido, ma non accetto che nel 2021 si debba urinare in bosco a 58 anni con 39 di febbre; non voglio pensare a quelli con età e problemi superiori ai miei.”
(lettera firmata)
Questi i fatti. Ecco le considerazioni, aggiunge Zalukar:
1) Il signore abita a Muggia e ha dovuto prendere e guidare la propria auto fino a San Giovanni, con 39 di febbre, quindi non proprio in condizioni ideali di sicurezza. Altrimenti avrebbe dovuto prendere diversi autobus con il rischio di contagiare decine di passeggeri.
2) ASUGI “costringe” un paziente sospetto COVID con 39 di febbre ad attraversare la città, a mettersi in coda con altre persone sospette (sembra una ventina in questo caso) e, fatto il tampone, a riattraversare la città. ,E ci si stupisce che il FVG abbia avuto altissimi tassi di contagi e di morti da Covid? Altro che dare la colpa alla movida di via Torino o ai bagni di Barcola!
3) Ma proprio il DIP – Dipartimento di Prevenzione – che controlla con grande solerzia il rispetto dell’igiene di tutti gli esercizi pubblici, bar, ristoranti alimentari, ecc., non assicura la disponibilità di locali igienici presso la struttura dove esegue i tamponi e costringe le persone, non di rado anziane e malate, a espletare i bisogni fisiologici tra i cespugli e i roseti di San Giovanni.
Tutto quanto sopradescritto esige risposte puntuali e pertanto inoltrerò un’interrogazione alla Giunta regionale.