Ungheria: Shaurli a Fedriga: non a caso si dice “democratura”. Il parlamento europeo vuole mettere alla porta Orban

“Non è un caso se i regimi come quello di Orban sono definiti ‘democrature’, dove le elezioni sono formalmente libere ma pesantemente condizionate dalla mancanza di vera libertà di stampa, da una giustizia eterodiretta, dall’invadenza capillare del governo e del partito nella società e nell’economia. Per non dire dei diritti negati alle minoranze e dell’influenza di Paesi ostili all’Europa come la Russia e la Cina. Se questa è l’idea che Fedriga ha della democrazia, siamo su due sponde opposte”. Lo afferma il segretario regionale Pd Fvg e candidato alla Camera Cristiano Shaurli, replicando al presidente Massimiliano Fedriga, il quale ha detto che l’Ungheria “è Paese che svolge elezioni democratiche”. La querelle nasce dal fatto che per la maggioranza del Parlamento Europeo l’Ungheria “non può più essere considerata una democrazia” e che invece le destre tricolori sono solidali con Orban e le sue politiche. In realtà la situazione nel Paese danubiano si è degradata a tal punto che è diventato appunto una “autocrazia elettorale” sostiene l’Aula, che ha approvato a maggioranza, con 433 voti favorevoli, 123 contro e 28 astensioni, una relazione in cui si stigmatizza sulla vicenda ungherese “l’inazione” dell’Ue, che ha “peggiorato le cose” e si raccomanda che l’erogazione dei fondi per la ripresa a Budapest sia sospesa “finché il Paese non si allineerà alle raccomandazioni dell’Ue e alle decisioni della giustizia comunitaria. Per l’Aula “ogni ritardo nella procedura legata all’articolo 7 equivarrebbe ad una violazione dello Stato di diritto da parte del Consiglio”.  A ben vedere si tratta di una pesante presa di posizione che non può non preoccupare per il futuro del nostro paese nel caso in cui la destra dovessero vincere le elezioni del 25 settembre dato che, come è noto, sia Fratelli di Italia e la sua leader Meloni che la Lega di Salvini vedono le politiche di Orban come esempio da seguire. Il parlamento europeo invece condanna gli “sforzi deliberati e sistematici” dell’Ungheria contro i valori dell’Ue e chiede “risultati” per quanto riguarda la procedura ex articolo 7 del trattato sull’Unione che prevede la possibilità di sospendere i diritti di adesione all’Unione europea (ad esempio il diritto di voto in sede di Consiglio) in caso di violazione grave e persistente da parte di un paese membro dei principi sui quali poggia l’Unione (libertà, democrazia, rispetto dei diritti dell’uomo, delle libertà fondamentali e dello Stato di diritto). I deputati chiedono alla Commissione di fare uso di tutti gli strumenti a sua disposizione, in particolare il meccanismo di condizionalità a tutela del bilancio Ue, che protegge i fondi comunitari dalle violazioni dello Stato di diritto. Le principali preoccupazioni dei deputati riguardano l’indipendenza della magistratura, la corruzione, i conflitti di interesse, la libertà di espressione e il pluralismo dei media, la libertà accademica, quella religiosa, la libertà di associazione, l’uguaglianza di trattamento, inclusi i diritti delle persone Lgbt, i diritti dei minori, dei migranti e dei richiedenti asilo, del funzionamento del sistema elettorale e costituzionale. La relatrice Gwendoline Delbos-Corfield, francese dei Verdi, ha sottolineato che “le conclusioni della relazione sono chiare e inequivocabili: l’Ungheria non è più una democrazia. Era fondamentale che il Parlamento prendesse posizione, tenendo conto dell’urgenza e della gravità degli attacchi contro lo Stato di diritto in Ungheria. Oltre a riconoscere la strategia autocratica di Fidesz (il partito guidato da Viktor Orban, che oggi nel Parlamento è tra i Non Iscritti dopo essere uscito dal Ppe, ndr), una grande maggioranza dei deputati sostiene questa posizione, che è una prima assoluta per il Parlamento. Dovrebbe essere un campanello d’allarme per Commissione e Consiglio”. Le polemiche sulla vicenda non mancheranno di crescere anche in Italia dato che sul provvedimento  anti-Orban si è registrato  il voto contrario di FdI e Lega.