Vaccini per tutti, cresce il fronte di chi pensa che, almeno per una volta, la vita umana vale più del profitto
Nel mondo la pandemia da Covid-19 ha provocato almeno 155 milioni di contagi e oltre 3 milioni e 200mila morti. Questo raccontano i dati delle ultime ore riportati dall’autorevole database della Johns Hopkins University. Dati confermati dall’OMS nella Health Emergency Dashboard che fornisce un dato ancora più dettagliato e fissa al 5 maggio il numero di casi in 153.738.171 nel mondo dall’inizio della pandemia e 3.217.281 morti, che sono comunque già superati dalla incredibile accelerazione di contagi e decessi in India dove le infezioni procedono al ritmo di 400mila al giorno e i decessi quotidiani sono 4000. Unico dato positivo, ma che resta comunque insufficiente è il numero dei vaccinati che alla data del 03 Maggio 2021 contano una somministrazione di 1.047.709.623 dosi, che però non vuol dire che gli immunizzati sono oltre un miliardo perchè si parla di dosi e come è noto la gran parte dei vaccini necessita di due somministrazioni.
Per completare il quadro è corretto valutare i dati a livello dei singoli paesi, gli Stati Uniti restano di gran lunga la nazione più colpita con ad oggi 579.276 morti su 32.557.440 contagi. Sul fronte delle infezioni la classifica (limitatamente alle 16 nazioni che hanno oltrepassato i due milioni di casi, undici delle quali sono ormai sopra i tre milioni) prosegue proprio con l’India, (21,07) quindi con il Brasile (14,93), la Francia (5,76) che precede la Turchia (4,95) davanti alla Russia (4,84). Troviamo quindi la Gran Bretagna (4,44), l’Italia (4,07), la Spagna (3,55), la Germania (3,48), l’Argentina (3,07), la Colombia (2,93), la Polonia (2,81), l’Iran (2,59), il Messico (2,35), e l’Ucraina (2,14).
Per quanto riguarda i dati relativi alla mortalità, al secondo posto alle spalle degli Usa si colloca ancora il Brasile con ben 414.399 vittime. La tragica classifica continua con l’India (230.168) ma in rapida ascesa davanti al Messico (218.007), mentre in quinta posizione figura la Gran Bretagna, (127.830) seguita dall’Italia (122.005) quindi la Russia (111.895), la Francia (105.660) e la Germania (84.141). Ovviamente le valutazioni riguardano paesi che hanno forme più o meno evolute di servizi sanitari in grado di fornire dati attendibili. Così non è in gran parte dell’Africa, dell’Asia e del sud America. Questi i numeri che se non ci fosse la consapevolezza che parliamo di dolore e morte potrebbero sembrare solo aride cifre buone per il pallottoliere degli analisti raccontano di una umanità a rischio e non bisogna dimenticare che ogni numero ha un nome e cognome, si tratta di esseri umani, una perdita incommensurabile e non solo per parenti e amici ma per la realtà sociale ed economica dell’intero mondo. Per questo nella consapevolezza che questa pandemia non si può trattare come un evento qualsiasi e che non è possibile isolarla territorialmente si sta facendo avanti da tempo l’ipotesi di liberare i brevetti sui vaccini consentendo così un aumento della produzione tale da coprire gran parte delle genti del globo rendendo nel contempo l’operazione sostenibile anche per i paesi meno ricchi o per nulla ricchi. In questa situazione dove dal mondo della solidarietà ma anche da quello della scienza si alzava alta la richiesta ai governi di trovare una soluzione a sbloccare la situazione è stato il presidente degli Usa Biden che con un colpo a sorpresa ha preso posizione a favore di una sospensione straordinaria delle protezioni alla proprietà intellettuale quando in gioco sono i vaccini contro il Covid-19. Uno “strappo” drammatico e a sorpresa con Big Pharma sui brevetti che ha immediatamente provocato una forte flessione in borsa dei titolo ma che mette in evidenza un cambio di passo politico, con gli Stati Uniti che dimostrano di poter abbandonare una tradizionale posizione pro-business e industria. L’annuncio è stato dato dal Rappresentante commerciale statunitense, Katherine Tai, che ha aperto così la strada a negoziati nell’ambito della World Trade Organization dove una prima proposta in questo senso è già stata presentata da India e Sudafrica. Proposta che si era arenata. Ma oggi all’indomani della Anche se si preannunciano colloqui tesi in cerca di un’indispensabile unanimità per modificare le regole nell’ambito dell’organizzazione multilaterale, tra le ribellioni dei colossi dell’industria farmaceutica e le resistenze finora mostrate da altri grandi potenze, comprese l’Unione Europea e la Gran Bretagna. Quel che è certo è che Joe Biden ha effettuato una nuova virata verso posizioni progressiste e ha candidato Washington alla leadership su un’altra grande sfida mondiale, come già ha cercato di fare sul clima. Il direttore generale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, Tedros Adhanom Ghebreyesus, ha salutato apertamente la scelta americana come “un atto monumentale nella lotta al Covid-19” e approvazioni alla via intrapresa sono state espresse a cascata da gran parte dei paesi europei (Italia compresa anche tiepidamente in ossequio al bifrontismo, con gli Usama non contro il capitale), con eccezione della Germania preoccupata evidentemente per i profitti miliardari della sua industri farmaceutica. Una sorpresa è arrivata anche dalla Russia con il presidente Putin che si è detto favorevole all’ipotesi avanzata da Biden, fatto non per nulla scontato viste le tensioni in atto ma che evidentemente sono state superate dalla consapevolezza che in gioco non c’è leadership geopolitica ma un problema di sopravvivenza generale. Ma la liberalizzazione dei brevetti è fattore fondamentale ma non sufficiente, dato che servirà potenziare enormemente la produzione e diffusione mondiale dei vaccini aprendola ad un crescente numero di aziende e paesi e creando quella logistica fondamentale all’arrivo corretto dei vaccini anche nei luoghi più remoti della terra. Da questo punto di vista l’allarme lanciato da Pfizer è più serio rispetto alle strumentali valutazioni economiche di altre Big Pharma. Spiega Pfizer ”che una semplice sospensione dei brevetti non supera da sola altre barriere alla produzione e alla distribuzione. Pfizer ha indicato a titolo di esempio che il suo vaccino richiede personale e attrezzature specializzate, che utilizzano 280 componenti da 86 fornitori in 19 paesi. Problemi veri ma non certo insormontabili di cui però bisogna tenere presente perchè la semplificazione di affari complessi non è mai la soluzione. Come era facilmente prevedibile insomma Big Pharma è insorta. Del resto gli interessi in gioco sono altissimi. Immediata è arrivata la protesta dell’associazione americana di settore, che ha dipinto un quadro poco meno che apocalittico di gravi danni al settore e alla salute. A nome della Pharmaceutical Research and Manufacturers of America, Stephen Ubl ha parlato di “un passo senza precedenti che minerà la nostra risposta globale alla pandemia e comprometterà la sicurezza. Questa decisione genererà confusione tra partner pubblici e privati, indebolirà già fragili catene di forniture e alimenterà la proliferazione di vaccini contraffatti”. Ancora, sfoderando anche toni nazionalistici: la scelta avrà l’effetto di “consegnare innovazione americana a paesi che cercano di erodere la nostra leadership nelle scoperte biomedicali”. Brent Saunders, ex ceo di Allergan, ha tradotto in termini che considera più diretti l’allarme di Big Pharma: “Chi farà il vaccino la prossima volta?”. In Borsa i titoli di case quali Moderna, NioNTech e Novavax hanno perso terreno sull’onda dei timori di ripercussioni dalla decisione di Biden. Anche se Moderna si era in realtà già detta disposta a non imporre il rispetto dei suoi brevetti a coloro che producono vaccini contro la pandemia.
Ovviamente quest’alzare ‘asticella tacendo sul fatto che la farmaceutica negli Usa, ma non solo, è pesantemente finanziata dagli stati. In realtà essendo le opposizioni meramente economiche saranno facilmente superabili aprendo i cordoni della borsa. Forse in linea di principio non sarebbe eticamente corretto ma come dire: “il fine giustifica i mezzi”.