118, Liguori (cittadini): «la lettera degli operatori è sintomo di malessere» Zalukar: «la rete di emergenza della nostra regione versa in gravissima criticità»
«La Giunta che doveva risolvere i problemi ha alimentato le contrapposizioni nei confronti dei professionisti, ha lavorato a dividere la dirigenza apicale dal resto del personale, tolto autonomia al comparto. Il caso della lettera dei professionisti dell’emergenza è solo l’ultimo segnale di un malessere che assessore Riccardi non riesce più a contenere ricorrendo al principio d’autorità. Le criticità denunciate dai professionisti dell’emergenza sono gravi e non potranno essere liquidate come questioni interne». Lo afferma la consigliera regionale dei Cittadini, Simona Liguori, richiamando alcuni dei temi elencati nel documento inviato da 40 operatori del 118 di Trieste al dottor Alberto Peratoner, responsabile del Pronto soccorso dell’Ospedale Maggiore di Trieste e della gestione delle urgenze territoriali presso l’Asugi, a seguito della seduta di Commissione III in cui era stato audito il direttore dell’ARCS Giuseppe Tonutti.
Duro commento anche da parte del consigliere del gruppo misto Walter Zalukar che scrive: Una lettera firmata da ben 40 operatori del 118 di Trieste denuncia i disservizi della SORES – la Sala operativa emergenza di Palmanova – e così ripropone ancora una volta lo stato di gravissima criticità in cui versa la rete di emergenza della nostra regione. Ma in sintesi cosa denunciano questi operatori?
1) Di essere gestiti da personale che non conosce minimamente il nostro territorio, con tempi biblici di risposta alla radio ed al telefono, specie se si deve rispettare la sequenza di invio chiamata a mezzo radio che tarda ad arrivare nell’ordine di minuti, durante i quali non si sa dove recarsi a portare soccorso, o peggio ancora non si riesce a chiedere con la dovuta rapidità i supporti, p.es. Vigili del Fuoco o Polizia, necessari per la riuscita dell’intervento o per la sicurezza degli equipaggi.
2) Le ambulanze sono inviate per lo più in modo casuale, sovente senza rispettare le zone di copertura e con codici di priorità spesso non coerenti con la situazione reale. Capita infatti di sentir partire via radio un’ambulanza posizionata in una zona lontana, alla quale viene chiesto di intervenire anche a poche centinaia di metri dal target dove già si trova un’altra unità libera, o di correre da una parte all’altra della provincia per un presunto codice indifferibile, per poi trovarsi davanti a casi semplicemente ridicoli che di tutto avrebbero bisogno, tranne che di un’ ambulanza.
3) Questo modus operandi fa sì che l’impegno continuo dei mezzi di soccorso per casi assolutamente non necessari e con codici sovrastimati, renda troppo spesso irreperibile un mezzo in caso di reale emergenza.
Nonostante tali evidenze i vertici della sanità regionale imputano i ritardi di soccorso alla negligenza degli equipaggi che a loro dire perderebbero tempo prima della partenza. Eppure questi sono gli stessi professionisti che prima dell’attivazione della Centrale di Palmanova hanno assicurato per decenni a Trieste un servizio di soccorso qualificato e tempestivo. E realmente si salvavano vite umane.