Tutto è nato con con l’imbroglio della bretella di Porpetto…
Invece di un devastante POLO LOGISTICO e di un dilagante arbitrio, a Porpetto cresce la consapevolezza di essere i padroni della propria Terra e i custodi di una Comunità da consegnare alle future generazioni. La mobilitazione ha sconfitto la rassegnazione e un gallo arrogante si è trasformato in un pollo ruspante. Per farla breve, il tutto è nato con con l’imbroglio della bretella di Porpetto, imposta nonostante l’opposizione della Sopraintendente, preoccupata per il bosco della Sgubitta. In quella occasione non abbiamo esitato a denunciare la strumentalità di un progetto destinato a dare l’assalto alla fascia verde limitrofa all’abitato. Eppure, nella più evidente complicità della amministrazione comunale di Porpetto, la destra al governo della Provincia di Udine si è cucita addosso una tangente a carico di una impresa che si è subito eclissata, non senza farsi una dote con un rilevato stradale realizzato con un materiale cancerogeno arrivato dalle fonderie locali.
Al suo esordio, il nuovo sindaco mi aveva giurato di darsi da fare per impedire ogni futura speculazione a ridosso della bretella. Invece, appena ha saputo che stavo esaminando il progetto, ha chiesto l’immediata restituzione del supporto digitale ricevuto dai suoi uffici. Ciò nonostante, avendone le prove, non ho esitato a denunciare la truffa e i pericoli derivanti dai veleni immessi nella bretella e da quelli dovuti alla terza corsia, insieme ai rifiuti scaricati nella olla che alimenta la Corniolizza. Ebbene, come nei film sulla mafia, la Procura di Udine archivia la denuncia; ma ciò che è peggio sparisce l’ampio fascicolo di polizia giudiziaria redatto da due sottoufficiali della Guardia di Finanza, che avevano rilevato l’esistenza di una serie di gravi reati sotto il profilo penale.
Tutto ciò nel complice silenzio della nuova amministrazione comunale, della stampa locale, degli ambientalisti di regime e dell’ARPA. Uno zelo che ha fatto il paio con una denuncia nei miei confronti, per aver contestato l’autore degli abusi regionali nel Piano di Tutela delle Acque e contro le fontane della Bassa. Una persecuzione fatta durare nove lunghi anni al solo scopo di intimorirmi, poi finita nella piena assoluzione. Quindi, tre anni fa arriva lo scandaloso progetto degli arabi della Q8 per fare un mega impianto che, a quanto dicono, serve a produrre idrogeno, a lavare i camion, a dare alloggio ai camionisti… Lo fanno lungo la bretella, a due passi dalla Sgubitta, nella zona delle risorgive. Allora, con l’aiuto del vice sindaco chiedo l’accesso agli atti. Passano gli anni ma, come nella storie di mafia, l’accesso non arriva e per giunta il progetto viene approvato nelle segrete stanze, senza seguire le procedure del caso. Per giunta, a cose fatte gli arabi
ottengono da una Regione contraria ai pozzi dei residenti, la autorizzazione ad estrarre dalla falda una enorme quantità d’acqua. Dopo due anni, quando il vicesindaco promette di farmi vedere il progetto, il responsabile dell’ufficio tecnico si rifiuta di farlo per non avere avuto il consenso del sindaco. Un impianto di quel genere non era fine a se stesso ed ecco apparire nei terreni limitrofi un enorme polo logistico con i suoi 400 camion al giorno: promosso da alcuni faccendieri e subito approvato dalla giunta comunale, ma senza divulgarlo! Troppe cose non tornano. Dove sono finite le compensazioni ambientali dovute alle opere invasive quali la bretella, i lavori della terza corsia, il polo logistico, la Q8? Chi le ha intascate o per qualche altra ragione non le ha pretese? Non ci sono parole per condannare un andazzo simile e, siccome né io né De Toni siamo eterni, tocca a voi tutti evitare di essere presi in giro dalla stampa locale e quindi il dovere di LOTTARE PER LA LEGALITÀ E PER LA COSTITUZIONE!
Tibaldi Aldevis Comitato per la Vita del Friuli Rurale