A Gorizia i 20 milioni del PNRR per il rilancio dei borghi. L’associazione Mi Riconosci è contraria: “Illegittimo accentramento di risorse”
L’associazione Mi Riconosci dal 2015 attiva sul territorio nazionale per migliorare le condizioni lavorative del settore culturale e la gestione del patrimonio culturale italiano, critica aspramente la scelta della Regione Friuli Venezia Giulia di convogliare le risorse finanziarie del PNRR destinate a piccole realtà culturali, su una città che fino a poco tempo fa era un capoluogo di Provincia. Aveva già destato una serie di polemiche la candidatura di Gorizia per l’accesso ai 20 milioni di euro che il Ministero della Cultura ha destinato a 21 borghi italiani nell’ambito del Piano finanziato dal PNRR “per la rigenerazione culturale, sociale ed economica dei borghi a rischio abbandono e abbandonati”. Il 23 febbraio scorso il Partito Democratico, pur approvando la scelta di Gorizia quale destinataria del finanziamento statale, presentava un’interrogazione per sapere quali fossero stati i criteri di selezione e valutazione dei borghi friulani che hanno risposto alla manifestazione di interesse della Regione, incaricata all’individuazione del borgo da finanziare. La sensazione era quella che si fosse cucito un bando su misura per aggiudicare l’investimento alla cittadina transfrontaliera, peccando di mancata trasparenza e correttezza nei confronti degli altri concorrenti. La finestra temporale per presentare la candidatura, infatti, è stata di poco più di dieci giorni (dal 28 febbraio al 10 marzo) e la graduatoria che annunciava il comune aggiudicatario è uscita solo la settimana successiva: tempi strettissimi per la presentazione e approvazione di un progetto. La Regione, inoltre, tra i chiarimenti richiesti al Ministero, ha tastato il terreno per capire se avrebbe potuto proporre un borgo che fosse una porzione di centro storico di un comune con popolazione superiore ai 5000 abitanti: il caso di Gorizia, appunto. Nonostante il Ministero abbia risposto che la richiesta non fosse coerente con le linee di indirizzo, proprio a causa della genericità e vaghezza delle stesse, il Friuli Venezia Giulia ha goduto di ampia discrezionalità per poter candidare Gorizia, che di certo non si può definire un “borgo”, nè tanto meno a rischio abbandono o spopolamento come potrebbero essere invece Sauris, Resia e Dogna, tra gli altri comuni che hanno presentato il loro progetto. “La candidatura di Borgo Castello fa quasi sorridere” dichiara Federica Pasini, attivista di Mi Riconosci, “La Regione è riuscita a candidare l’isolato che si trova ai piedi del castello goriziano, in pieno centro storico, per ottenere un finanziamento destinato a piccoli borghi che devono affrontare difficoltà come spopolamento e abbandono, carenza di infrastrutture e collegamenti, e lo rivendica a gran voce, chiamando in causa il grande progetto di Nova Goriza e Gorizia Capitali Europee della Cultura”. “Tra i comuni che si sono candidati per ricevere il finanziamento in Friuli Venezia Giulia, Gorizia sembrava infatti la più inadatta e non rispondente ai requisiti e alle finalità del Piano Borghi. Si tratta del classico accentramento di risorse, già tipico del Ministero, diretto a istituzioni e amministrazioni economicamente già molto forti, a scapito di piccole realtà prive di risorse finanziarie e umane” aggiunge Erica Martin a nome dell’associazione. “Se Gorizia avesse avuto legittimamente bisogno di fondi per arrivare pronta al 2025, avrebbe potuto attingere da altre fonti di finanziamento, senza togliere ai più piccoli borghi friulani l’opportunità di mettersi in gioco per la propria conservazione e valorizzazione”, prosegue. C’è da sottolineare che lo stesso piano d’azione del Ministero e soprattutto la cosiddetta “Linea A” dei 420 milioni destinati a 21 borghi italiani (uno per regione o provincia autonoma) ha ricevuto non poche critiche. Infatti, se in Friuli Venezia Giulia si è aggiudicata il finanziamento, di 20 milioni di euro, un “non-borgo”, il rovescio della medaglia è che in Piemonte ha vinto lo stesso contributo Elva, comune di 83 abitanti, e viene spontaneo chiedersi con quali risorse amministrative riuscirà a gestire tanti soldi. Sarebbe stato infatti auspicabile distribuire più equamente il finanziamento e aprire la possibilità di candidarsi a un numero molto più alto di borghi italiani. “Come se non bastasse”, concludono le attiviste, “a fine maggio i 21 borghi selezionati verranno presentati al pubblico dalle comunità in collaborazione con il FAI, fondazione privata che da anni si serve di volontari per comunicare il patrimonio culturale in suo possesso, in sostituzione a professionisti e lavoratrici e lavoratori del settore giustamente retribuiti”. Anche a fronte di queste scelte insensate e squisitamente politiche, l’associazione Mi Riconosci continuerà a battersi per ottenere un drastico cambio di rotta della gestione del patrimonio culturale italiano e una valorizzazione delle competenze di chi lavora e vuole lavorare nel settore.