A Roma le proposte di Confindustria per le imprese di montagna in vista della legge di stabilità
Sono tre le proposte operative che Confindustria per la Montagna ha rivolto al ministro per gli affari regionali Erika Stefani nel corso della riunione promossa oggi a Roma nell’ambito degli Stati Generali della Montagna e che ha visto confrontarsi sui temi più rilevanti i coordinatori degli 11 tavoli tecnici.
“Abbiamo formulato tre azioni immediatamente applicabili da inserire nella prossima legge di stabilità, e in parte già contenute nel documento consegnato a febbraio”, afferma la presidente di Confindustria Udine, Anna Mareschi Danieli.
La prima proposta riguarda l’introduzione di un credito d’imposta per ricerca e sviluppo a favore delle pmi ricadenti nelle aree montane utilizzabile dai beneficiari in compensazione con i propri debiti erariali e contributivi per investimenti di ricerca, sviluppo e innovazione. “Le aziende di montagna sono spesso estremamente specializzate e offrono prodotti e servizi di alta qualità. Si tratta di sostenerle nel mantenere la loro competitività”, sottolinea la presidente degli Industriali friulani.
Secondo punto è l’istituzione di un fondo per le imprese giovanili, che preveda finanziamenti sia a fondo perduto che a tasso agevolato sulla falsariga di quanto sta accadendo con il piano “Io resto al Sud”, iniziativa coordinata da Invitalia che prevede un contributo a fondo perduto e un prestito bancario assicurato dal Fondo di Garanzia per le PMI. “Vogliamo sviluppare l’autoimprenditorialità e promuovere la nascita di nuove imprese nelle nostre valli, sia startup innovative che realtà più tradizionali nel campo dei servizi, della manifattura, dell’agricoltura o del turismo”, illustra Anna Mareschi Danieli. “Attivare un’azienda in montagna è più difficile che altrove e questo va riconosciuto. Ci sono costi superiori e problematiche che tutti noi conosciamo”.
La terza proposta riguarda invece gli ITS, ovvero gli Istituti tecnici superiori post-diploma che offrono percorsi professionalizzanti e che stanno diventando una voce sempre più importante nel sistema formativo a sostegno delle aziende. “Abbiamo chiesto al ministro di rivedere i numeri minimi di attivazione. È chiaro che in montagna – visto lo spopolamento – è più difficile avviare delle classi, quindi i parametri di 20 studenti per classe – necessari per attivare i corsi ITS – devono essere rivisti. Le nostre aziende che chiedono profili specializzati devono poter contare su proposte formative adeguate sul territorio”.
“Su questi temi”, conclude la presidente di Confindustria Udine, “abbiamo trovato l’apertura del ministro. Speriamo di vedere tradotte queste prime richieste dettate dal buon senso e dall’urgenza di mantenere competitivo l’ecosistema delle imprese di montagna. E’ comunque importante che l’iniziativa del Ministero degli Affari Regionali sulla montagna abbia continuità e concretezza. Nei prossimi mesi sono previste nuove iniziative che riporteranno il tema delle Terre Alte al centro del dibattito politico nazionale”.