A Udine si è discusso di autonomia differenziata by Calderoli. I pericoli per l’unità nazionale e quelli legati alla specialità del Fvg
Si sono svolte ieri a Udine le previste iniziative sui rischi dell’Autonomia differenziata. La prima in mattinata nella sede dell’ANPI provinciale di Udine in via Brigata Re dal titolo: “Autonomia differenziata, un progetto destabilizzante che riguarda tutte e tutti”. Sono intervenuti fra gli altri, oltre al Comitato NO Autonomia Differenziata FVG, la portavoce nazionale dei Comitati NO AD Marina Boscaino e Floriana Rizzetto del Comitato nazionale ANPI. La seconda iniziativa si è svolta invece nel pomeriggio presso la sala riunioni dell’Hotel Cristallo sempre nel capoluogo friulano. Titolo “Autonomia differenziata: cosa ne pensa la politica regionale in FVG?” A questo evento, che ha visto la partecipazione di Marina Boscaino per la relazione introduttiva, sono state invitate ad intervenire personalità del mondo politico del FVG. A rappresentare Partiti che in Consiglio Regionale si oppongono alla Giunta Fedriga: il M5S con Rosaria Capozzi, Open Sinistra FVG con Furio Honsell, Diego Moretti per il Partito Democratico, Roberto Muradore a nome del Patto per l’Autonomia. Invitata anche Maria Sandra Telesca in rappresentanza del “Terzo Polo” che invece non ha partecipato, forse impedita da impegni elettorali, anche se va segnalato che nessuna giustificazione è giunta agli organizzatori. Molti gli interventi, oltre alle previste relazioni introduttive, comprese quelle di Daniele Dovenna e Dianella Pez del Comitato NO AD Friuli Venezia Giulia. Tutti gli intervenuti sono stati concordi sui pericoli dettati dalla cosiddetta riforma Calderoli ed è stato anche evidenziato come il provvedimento legato all’autonomia regionale differenziata, accompagnato dalla proposta di presidenzialismo tanto cara a Giorgia Meloni, rischi di ridisegnare in senso non certo democratico l’assetto istituzionale del paese, aumentando le diseguaglianze fra territori. Diverse sfumature invece dalle forze politiche sul concetto più generale di “autonomia” soprattutto calato nella “specialità” della nostra regione. Nessuno vuole mette in discussione il regionalismo così come espresso in origine dal dettato costituzionale, è stato detto, ne tanto meno la specialità del Fvg. In realtà va rilevato come spesso la “specialità” in Fvg viene scambiata e da sostantivo diventa aggettivo. Cioè da fattore istituzionale concreto, diventa elemento caratterizzante di una certa autopremialità e autorefenzialità. Nessuno mette in dubbio la specialità del Fvg per le sue ragioni storiche e linguistiche e oggi per ragioni di posizionamento geografico, quello che occorre mettere in discussione è la narrazione che la specialità determini automaticamente buongoverno come sembrava trasparire da qualche intervento. La realtà storica soprattutto recente dimostra che non è così: abbiamo avuto stagioni dove la specialità in Fvg è stata funzionale alla risoluzione dei problemi e stagioni dove invece l’autonomia è stata mal utilizzata e, per dirla tutta, l’ultima legislatura e per molti versi quella che l’ha preceduta pur di segno politico opposto, non possono essere rubricate come positive soprattutto sul tema della sanità. Del resto il risultato conseguenziale è sotto gli occhi di tutti. Oltre alla già citata sanità i trasporti locali hanno patito scelte dissennate. Ma potremmo parlare anche della danza macabra sugli assetti istituzionali nei rapporti fra e con i Comuni fino alla odierna distribuzione di fondi discrezionale a parte della giunta Fedriga che privilegia le amministrazioni comunali fra amiche e avversarie. Appare evidente quindi che l’autonomia non genera automaticamente buongoverno e di questo si dovrebbe tenere presente anche come esempio e monito relativamente al tema nazionale di Autonomia differenziata che invece sta vedendo una accelerazione, dopo l’approvazione da parte del Consiglio dei ministri del Ddl Calderoli. Il leghista da storico papà del Porcellum, usando la stessa spregiudicatezza, ha l’obiettivo non dichiarato, ma percepibile, di disfare l’unità del Paese completando in maniera strisciante il mai rinnegato obiettivo della secessione (tanto che la secessione rimane nello statuto della “Lega Nord per l’Indipendenza della Padania” mentre è stato edulcorato in quello della “Lega per Salvini premier’’ visto che, sostanzialmente, esistono due Leghe, quella del nord e quella del centro sud. Inutile dire che una riforma di autonomia differenziata, se approvata, inciderebbe pesantemente sul futuro del nostro Paese, dal momento che un numero elevatissimo di competenze normative e gestionali potrebbe passare alle Regioni: dalla sanità alla scuola, dalle politiche del lavoro al sistema dei trasporti con perfino alcuni tentativi su sicurezza e difesa dei “confini” . L’autonomia sarebbe così “a la carte” e per quanto riguarda la nostra regione è un errore pensare che l’autonomia differenziata concessa alle regioni a Statuto ordinario sia destinata ad interessare soltanto tangenzialmente l’ordinamento di una Regione ad autonomia speciale, quale è il Friuli Venezia Giulia, è infatti facile prevedere che pur con complicazioni di natura giuridica, anche le Regioni a statuto speciale potranno chiedere l’ampliamento della loro autonomia in nuovi campi come l’istruzione. Del resto l’obiettivo è quello ben descritto nello statuto della Lega che così diventerebbe assetto istituzionale del paese, pardon della “nazione spezzatino” che poi, dando tempo al tempo, potrebbero attuarsi in logica da statarelli e chissà, forse macro-regioni con apripista la “fantastica” padania.