Afghanistan, storia di un fallimento anche italiano. Emergency: il frutto di 20 anni di guerra sono 241.000 vittime
Ringrazio i 723 feriti e le 53 vittime italiane che hanno perso la vita per la repubblica per portare stabilizzazione e pace in Afghanistan”. Lo ha detto il ministro per la Difesa Lorenzo Guerini al Senato. “L’estremo sacrificio non deve essere vano e il loro ricordo sarà indelebile. Non è semplice condensare 20 anni di sforzo. Ha aperto così il suo intervento il ministro della Difesa Lorenzo Guerini al Senato nel corso dell’informativa sulla conclusione della missione italiana in Afghanistan, “la chiusura della missione non è una abbandono del campo ma l’impegno si evolve ed è essenziale che non venga mai meno”. L’Alleanza Atlantica continuerà il suo impegno perchè l’Afghanistan “non diventi paradiso sicuro per il terrorismo e contrastare la narrazione dell’abbandono” ha proseguito il ministro ricordando che oltre 50 mila uomini e donne si sonno avvicendati in questi anni e hanno contribuito a dare lustro al nostro Paese”. L’Alleanza Atlantica continuerà il suo impegno perchè l’Afghanistan “non diventi paradiso sicuro per il terrorismo e contrastare la narrazione dell’abbandono”.
In realtà le cose non sono così come le racconta il ministro e il governo italiano che ha dovuto adeguarsi alle scelte Usa anche nella narrazione. Invece a poche ore dalla partenza delle ultime truppe statunitensi dall’Afghanistan. I taliban sono passati all’offensiva e i combattenti islamisti si sono impossessati di una postazione di frontiera sulla strada che collega l’Afghanistan al Tagikistan considerata la porta verso l’Asia centrale che così è ormai nelle loro mani. A questo si aggiunge la conquista di una cinquantina di distretti (sui 400 complessivi del paese) di cui hanno assunto il controllo accerchiando di fatto le diverse capitali provinciali. Un esempio su tutti Kunduz, nel nord del paese, che i taliban avevano brevemente conquistato nel 2015 prima di essere cacciati dalle truppe di Washington e dove probabilmente torneranno da vincitori a dimostrazione che la ricetta militare in Afghanistan non funziona come avevano già capito i generali dell’Armata rossa. Laconico il giudizio di Emergency: “Venti anni dopo l’invasione internazionale, quello che vediamo dai nostri ospedali e ambulatori di primo soccorso è un Paese sconvolto dalla guerra, in cui si stima che, secondo i dati più recenti del progetto Costs of War della Brown University, circa 241 mila persone siano rimaste uccise, mentre altre centinaia di migliaia, per lo più civili, sono morte a causa della fame, delle malattie e delle ferite causate dalle devastanti violenze.”
Così Marco Puntin, Programme coordinator di EMERGENCY in Afghanistan, a commento delle dichiarazioni del ministro della Difesa Lorenzo Guerini rilasciate nel corso dell’informativa in aula al Senato sulla conclusione della missione in Afghanistan.
Solo nell’ultimo decennio, la Missione di assistenza delle Nazioni Unite (Unama) ha registrato almeno 7.792 bambini uccisi e 18.662 feriti, di cui buona parte ha perso gli arti a causa di ordigni esplosivi e attacchi aerei.
“Con questi numeri e i combattimenti quotidiani in corso in ben 26 province del Paese è difficile parlare di ricostruzione del tessuto democratico e istituzionale, – prosegue Puntin – Anche le donne, i cui diritti civili sono stati spesso sbandierati come una delle ragioni dell’invasione, hanno pagato un prezzo pesantissimo, con oltre 3.000 morti e 7.000 feriti dal 2010, e con un bilancio particolarmente pesante nel 2020 di 390 decessi registrati.”
Il trend delle violenze non sembra destinato a declinare: nei primi quattro mesi del 2021 si è registrato un aumento del 29 per cento di vittime civili, se comparato con lo stesso periodo dello scorso anno. Le vittime sono ancora provocate principalmente da scontri in campo aperto, esplosioni di ordigni artigianali e omicidi mirati.
“Oltre ai continui combattimenti, la popolazione afgana si confronta oggi con un sistema sanitario incapace di fronteggiare la terza ondata di Covid-19 che sta stravolgendo il Paese: i Covid hospital non hanno più posti letto, non esistono vere terapie intensive, c’è una enorme difficoltà a reperire ossigeno e solo una minima parte della popolazione è stata finora vaccinata,” aggiunge Puntin. Secondo il Comitato internazionale della Croce Rossa e della Mezzaluna Rossa, nell’ultimo mese i positivi sono aumentati infatti del 2.400 per cento.
Infine, milioni di afgani hanno preferito abbandonare la propria casa piuttosto che rassegnarsi a una vita di paura e stenti: secondo l’Alto Commissariato per i diritti umani delle Nazioni Unite, al momento sono infatti 2,5 milioni gli afgani che hanno cercato protezione e rifugio all’estero, mentre altri 4,8 milioni vivono da sfollati all’interno dei confini.
“Con un simile bilancio, ci sembra davvero difficile poter parlare di State building, sviluppo economico e servizi sociali a favore della popolazione,” conclude Puntin.