Anti-scemitismo

C’è un fantasma che si aggira nell’aria, quello del pericolo, in realtà più che un pericolo una certezza, che ogni presa di posizione contraria ad Israele, sia considerata antisemitismo. Verrebbe da dire, consapevoli della forzatura, perché una posizione anti Hamas non dovrebbe essere interpretata come islamofobica. Il perché dovrebbe essere chiaro, entrambe sono delle sciocchezze; a me pare evidente. Che poi addirittura si tenda ad allargare l’accusa di antisemitismo alla sinistra in quanto tale, è addirittura antistorico e palesemente falso. Dopodiché è chiaro che di imbecilli ce ne sono da qualsiasi parte, ma quanto è stato perpetrato di orribile contro la comunità ebraica in Europa e in Italia, beh non c’è dubbio che è stato espressione chiara di regimi fascisti e nazisti che con la sinistra certo nulla avevano a che fare, anzi. E se c’è qualcuno che ancora non ha fatto i conti con la storia, bene questi sono coloro che ancora non riescono a dirsi chiaramente ed inequivocabilmente antifascisti.
Confondere poi il popolo ebraico e la sua millenaria storia di violenze che quella storia gli ha riservato con lo Stato di Israele, ignorare le violenze che da decenni, ma con questo governo in particolare, destina ai palestinesi, significa o avere la coda di paglia come appunto Italia e soprattutto Germania (che sono comunque in buona compagnia), oppure voler contraffare la storia. Gli attacchi insulsi che giornalisti, intellettuali e in genere coloro che esprimono un’opinione al di fuori dalla cosiddetta “mainstream” subiscono anche da cloro che si suppone essere un minimo non dico illuminati, ma perlomeno sinceri ed obiettivi, sono intrisi di un rifiuto a priori di tutto ciò che possa condannare la bestialità della violenza che Israele riserva ad una popolazione, quella palestinese, senza tregua e da troppo tempo. Da più di due mesi a questa parte in modo particolarmente accanito, bombardando senza pietà indistintamente case, scuole, ospedali, rendendo tabula rasa l’intera striscia di Gaza e la vita impossibile non solo ai due milioni e passa di persone che in quel budello di terra vivono una addosso all’altra, ma anche in Cisgiordania, dove i palestinesi sono costretti a vivere nel 22% del loro territorio e sotto la continua minaccia di settecentocinquantamila coloni e dell’esercito di Tel Aviv che li protegge.
L’altro giorno la stampa, compresa quella liberale, tedesca si è scagliata contro Masha Gessen, intellettuale russo-statunitense che si è sempre schierata contro la politica di Putin &C. e contro la destra USA, per aver paragonato Gaza ai ghetti di triste memoria in cui gli ebrei venivano rinchiusi. Quale sarebbe la differenza tra le due situazioni? Il contesto storico, certo; la storia non si ripete mai con le stesse identiche caratteristiche o specificità, ma sostenere che i Gazawi e gli ebrei all’epoca vivessero e subissero le stesse deprivazioni e violenze non è un’opinione, è pura e semplice realtà. Chiusi all’interno di un’area angusta e limitata e sotto lo stretto controllo degli eserciti e della polizia occupante. Niente entrava nei ghetti e niente entrava ed entra a Gaza se non in seguito all’approvazione israeliana. Gaza vive in questa situazione da diciassette anni! E la maggior parte della gente che lì vive, è stata espulsa oppure è figlia di coloro che sono stati cacciati dalle loro case nel 1948 e che progressivamente e fino al 2007 hanno dovuto condividere la propria vita con i coloni. Dunque, lo scandalo dove starebbe?
Fa piuttosto inorridire il fatto che democrazie come la Germania proibiscano le manifestazioni pro Palestina oppure che negli USA alcune rettrici di università prestigiose siano state messe sotto accusa per non aver impedito le manifestazioni in difesa dei palestinesi. Questo è ciò che dovrebbe invece farci scandalizzare, la mancanza di libertà di espressione del pensiero. Dove starebbe la presunta superiorità delle democrazie occidentali che a forza di legnate alcuni vorrebbero esportare? Nei massacri evidenti che non siamo neppure in grado di definire come tali? Stiamo giocando ad un gioco estremamente pericoloso senza nemmeno rendercene conto.
Ne frattempo in Palestina, e particolarmente a Gaza e nella West Bank, la gente continua ad essere macellata senza sosta né pietà. Ma quelli sono palestinesi, tutti colpevoli di essere seguaci di Hamas. la maggior parte dei quali nulla ha a che fare con la guerriglia e non hanno neppure il tempo di accorgersi che la loro fine è arrivata accompagnata da un missile, da una bomba o dalla pallottola di un cecchino. Quelli che non hanno più un tetto, che spinti dai voleri dell’esercito occupante cercano rifugio nelle scuole, negli ospedali o in qualsiasi buco anche all’aperto, addossati gli uni sugli altri, senza cibo, acqua, coperte, medicine, elettricità, senza ormai speranza. Zone sicure, vengono definite dall’esercito di Tel Aviv, mentre invece vengono spietatamente colpite come le altre. E chi ancora si ostina a raccontare dal vivo cosa succede, viene vigliaccamente colpito nel tentativo di ridurre l’informazione al silenzio. Sono già una novantina i giornalisti o operatori uccisi in Palestina, un numero enorme e nonostante tutto e per merito loro le immagini continuano ad arrivare per cercare di farci capire e mostrarci la mattanza.
Ma si sa, Israele è l’unica democrazia del Medio Oriente e dunque tutto gli viene concesso. A partire dagli USA i cui funzionari fanno la spola avanti e indietro minacciando ufficialmente dure reazioni se i bombardamenti indiscriminati non vengono, mica fermati, “limitati” per ridurre il numero dei civili assassinati. Per tornarsene poi a casa con un’unica sicurezza: Israele fa ciò che vuole e quanto vuole. E gli USA continuano a fornirgli le stesse armi con cui i palestinesi vengono macellati. Come si chiama questa se non complicità? L’Unione Europea che fa? Non pervenuta a parte qualche timida mossa da parte della Francia..
Per avere un’immagine della tragicità della situazione, basti pensare che quei pochi camion a cui viene permesso di entrare a Gaza, vengono assaliti lungo il percorso da chi non ha alternativa se non morire di fame. Pensare di poter gestire una distribuzione di aiuti, infinitamente insufficienti, in modo ordinato e razionale in un contesto del genere, è semplicemente utopico; ho spesso avuto modo di confrontarmi con esperienze del genere e in una condizione simile anche se non così drammatica; posso assicurare che si tratta di operazioni molto complesse e pericolose. La gente quando ha fame non si può contenere e cerca di procurarsi il cibo in qualunque modo anche a condizione di privare qualcun altro dello stesso diritto. Oppure si inventa forme fantasiose come succedeva durante la guerra in Bosnia nella cosiddetta” bon bon road” quando i bimbi si mettevano davanti alle enormi buche della strada in cui i camion dovevano quasi fermarsi e chiedevano agli autisti i bon bon. Nel frattempo, gli adulti tagliavano da dietro i teloni dei camion e prendevano tutto quanto riuscivano prima di darsela a gambe levate. Paradossalmente, l’estremamente limitata disponibilità degli aiuti, potrebbe creare maggiori problemi rispetto a quanti ne possa risolvere.
E dunque, se siamo veramente consapevoli della tragedia che un intero popolo sta subendo, se l’aggressore è definito con chiarezza, se il massacro continua senza sosta, bisogna proprio essere o volere essere ciechi ed in malafede per tacciare di antisemitismo chi si limita a prendere atto dei fatti e sostiene con chiarezza che ciò che Israele compie è un crimine e che la sua difesa è semplicemente insostenibile. Antisemita a chi? Antiscemita, piuttosto!

Docbrino