Approvato dalle Regioni il piano per l’emergenza nucleare
Con la speranza che non serva e che si tratti solo di una misura di precauzione, il governo ha aggiornato dopo 12 anni il Piano nazionale per la gestione delle emergenze radiologiche e nucleari. La notizia che comunque sta destando perplessità parla di un documento che “individua e disciplina le misure necessarie a fronteggiare le conseguenze di incidenti in impianti nucleari di potenza ubicati ‘oltre frontiera’, ossia impianti prossimi al confine nazionale, in Europa e in Paesi extraeuropei”. La bozza del testo è stata firmata da Fabrizio Curcio, capo della Protezione Civile, in quanto sarebbe proprio quest’ente – in caso di allarme – a dare indicazioni su modalità e tempi di attuazione di un eventuale intervento di profilassi. Il nostro Paese ha quindi aggiornato il documento con le linee guida e le misure da adottare in caso di incidenti. Il chiarimento arriva dall’Istituto Superiore di Sanità che sottolinea anche che non c’è alcun bisogno di prendere farmaci ora né di ricorrere alle pillole di iodio stabile tanto richieste ora in farmacia. Il programma si articola in tre fasi, considerate in base all’evoluzione dello scenario incidentale, e prevede varie misure. Una di queste è il “riparo al chiuso”, con l’indicazione alla popolazione di “restare nelle abitazioni, con porte e finestre chiuse e i sistemi di ventilazione o condizionamento spenti, per brevi periodi di tempo, con un limite massimo ragionevolmente posto a due giorni”. Il documento nazionale era stato varato a fine gennaio, prima della crisi russo-ucraina prevede misure restrittive e distribuzione di iodio. Il piano nazionale per le emergenze radiologiche e nucleari è datato 27 gennaio 2022, dunque precedente alla guerra in Ucraina ed ha avuto il via libera della Conferenza delle Regioni. Si tratta di un piano che prevede scenari di diversa gravità in base al tipo di incidente e in base alla distanza dei territori dalla fonte della contaminazione, ad esempio una centrale nucleare. Il piano nomina i soggetti interessati alla gestione dell’emergenza (tra cui le Regioni e le prefetture) e prevede alcune misure come l’imposizione ai cittadini di restare all’interno delle abitazioni tenendo porte e finestre chiuse e sistemi di ventilazione spenti, ma anche il controllo della filiera produttiva con lo stop alla commercializzazione dei prodotti agroalimentari. In alcuni scenari si ipotizza anche la distribuzione di iodio per contrastare gli effetti negativi della contaminazione da radiazioni sulla tiroide. Una misura prevista per chi ha meno di 40 anni e per le donne incinte o che stanno allattando ma solo nel caso che l’incidente si sia verificato nel raggio di 200 km in linea d’aria. La centrale di Krsko, per fare un esempio è a 134 km da Trieste in linea d’aria.