Articolo Uno Fvg, interviene nel dibattito sul campo progressista
“Mancano solo alcuni mesi alle elezioni regionali, e molto c’è ancora da fare nel campo progressista. Speriamo che tra i vari gruppi dirigenti delle tantissime formazioni locali che si dichiarano alternativi alla destra non si sia già radicata la sindrome della sconfitta con l’unica ricerca di qualche posto in Consiglio, vada come vada. Il sistema elettorale non consente grandi manovre. Infatti, al di là dei posizionamenti di questi giorni, tanto più dopo il risultato del 25 settembre, se si vuole tentare di battere, o almeno di indebolire la destra , l’unico modo è stare uniti”. Questa la dichiarazione di Mauro Cedarmas, segretario regionale di Articolo Uno Fvg. “Le rendite di posizione sono in discussione per tutti, soprattutto per chi in questi anni ha interpretato il ruolo di maggiore forza. Ci attendiamo, quindi, anche in regione l’apertura vera di un processo costituente da parte del Pd per la costruzione partecipata e larga di una formazione politica della sinistra plurale e democratica, capace di rappresentare anche qui da noi i più deboli, il mondo del lavoro, le forze produttive impegnate nella modernizzazione della società nella giustizia sociale. Difesa della sanità e dell’istruzione pubblica, lotta alle diseguaglianze sociali e territoriali del Fvg, politiche attive del lavoro, difesa del bene ambiente, sono alcuni punti su cui lavorare per il futuro della Regione e per lo stesso dibattito costituente. È il caso di cominciare, tutti insieme.” La dichiarazione di Mauro Cedarmas fa evidentemente eco al documento della Direzione azionale di Articolo Uno riunita a Roma sabato 8 e domenica 9 ottobre per discutere l’esito delle elezioni politiche del 25 settembre, introdotta dal segretario nazionale Roberto Speranza la cui relazione è stata approvata a larghissima maggioranza. “Il centrosinistra, si legge in una nota di sintesi, ha perso, pagando le divisioni del campo progressista e in aggiunta alla crescita impressionante dell’astensionismo si è spalancato le porte alla destra peggiore di sempre. Le elezioni confermano la rottura sentimentale tra la sinistra di governo e interi strati popolari, che non individuano nelle nostre proposte un’adeguata capacità di rappresentare un’uscita dalla frattura sociale che si è allargata in questi anni, dove disoccupazione, inflazione, aumento della precarietà sono cresciuti. Non può esserci uno spazio di rappresentanza e quindi elettorale per la sinistra se non ritorna a difendere prima di tutto chi chiede protezione sociale. I progressisti hanno bisogno di costruire rapidamente un agire comune dell’opposizione, che metta al centro la questione sociale, a partire dai diritti del lavoro, della centralità dei beni comuni, della difesa del welfare, della progressività fiscale. Siamo convinti che occorra aprire una fase costituente vera della sinistra democratica e di governo. Interloquiremo nei prossimi giorni con la proposta avanzata da Enrico Letta – in linea con il mandato congressuale di aprile scorso e con la scelta di sostenere la lista Pd-Italia democratica e progressista, al cui gruppo si iscriveranno i parlamentari di Articolo Uno – e lavoreremo affinché la chiamata sia larga e inclusiva. La qualità del percorso costituente è decisiva e deve innanzitutto rivolgersi a quella parte di paese che oggi non si sente rappresentata dall’attuale configurazione politica e organizzativa della sinistra italiana. Per Articolo Uno serve un vero Processo Costituente, il cui esito non può essere scritto dall’inizio, nella costruzione delle regole della partecipazione democratica e del manifesto dei valori fondativi dell’identità di una forza politica rinnovata. Bisogna garantire agli iscritti e ai non iscritti, alle associazioni, ai movimenti, ai singoli cittadini di poter contribuire alla Costituente, consentendo l’adesione a questo nuovo percorso. Allo stesso tempo, Articolo Uno parteciperà e promuoverà in tutte le sedi iniziative per la pace e la fine della guerra in Ucraina: occorre che la diplomazia riprenda forza, con l’obiettivo di fermare l’aggressione di Putin e ripristinare la sovranità dell’Ucraina, e le istituzioni internazionali, a partire dall’Ue e le Nazioni unite, svolgano una funzione più incisiva per evitare un’escalation nucleare che oggi appare all’ordine del giorno. Serve una nuova Helsinki, una nuova stagione di sicurezza e cooperazione tra est e ovest e una strategia globale per il disarmo e la moratoria delle armi atomiche”.