Assessori regionali si imbucano nell’iniziativa sulla questione migranti prevista all’istituto Svevo di Trieste?
Prove di autonomia differenziata nella scuola a Trieste. All’Istituto Comprensivo Italo Svevo, in vista di una iniziativa prevista il 21 maggio prossimo sul tema delle migrazioni e dell’accoglienza a cui parteciperà una Onlus che si occupa proprio dei temi discussi, è stato annunciato l’arrivo non previsto di esponenti dell’Amministrazione regionale che hanno deciso di intervenire, non invitati, violando pesantemente per motivi politici l’autonomia dell’istituto di discutere e spiegare ai propri alunni questioni di drammatica attualità. In sostanza secondo fonti sindacali gli assessori regionali all’Istruzione Alessia Rosolen e alla Sicurezza Pierpaolo Roberti intendono “imbucarsi”, evidentemente per ragioni politiche, insomma un’inaccettabile invasione di campo dell’autonomia progettuale delle scuole pubbliche che i sindacati scuola di Cgil e Uil hanno denunciato con fermezza. Il segretario regionale della Flc-Cgil Massimo Gargiulo giudica inaccettabile quello che definisce l’attacco degli assessori regionali all’Istruzione e alla Sicurezza nei confronti dell’Istituto comprensivo Italo Svevo di Trieste, duramente criticato per aver organizzato un incontro sull’immigrazione. «La Flc – scrive il segretario regionale del sindacato scuola Cgil – esprime piena solidarietà alla comunità educante dell’istituto e auspica che quanto prima entrambi gli assessori rientrino nel loro ruolo istituzionale, in questo caso abbandonato per dare luogo ad una incresciosa incursione di natura politica». Dello stesso parere il segretario regionale di UIL Scuola del Friuli Venezia Giulia, Ugo Previti che esprimendo solidarietà all’Istituto Svevo, sottolinea che “il fatto che un tema sia oggetto di campagna politica ed elettorale, non lo rende automaticamente una ‘proprietà esclusiva’ della politica, bensì appartiene a tutti i cittadini, tanto più agli ambienti come la scuola che ha il compito di istruire ed educare i cittadini stessi”, conclude il segretario di UIL Scuola.
L’episodio è plastica dimostrazione di una volontà perniciosa di interferire sui programmi e sulla libertà degli insegnanti di decidere su tempi e modi dell’insegnamento, volontà che rischia di diventare pericolosissima prassi soprattutto in futuro se dovesse trovare attuazione la scellerata proposta di regionalizzare programmi e gestione scolastica come previsto dalla riforma Calderoli che se approvata cambierebbe radicalmente il rapporto tra lo Stato e le regioni, concedendo a queste ultime la possibilità di assumere forme e condizioni particolari di autonomia non solo gestendo il 90% delle entrate fiscali e decidendo anche in materia di istruzione. Sarebbe una vera sciagura, l’autonomia differenziata, infatti, metterebbe in discussione il ruolo dello Stato nell’indicare gli indirizzi generali sull’istruzione, lasciando alle regioni la possibilità di definire i livelli essenziali delle prestazioni, i programmi, i criteri di valutazione e i contratti dei lavoratori della scuola. Questo porterebbe a una frammentazione del sistema educativo nazionale, con differenze sostanziali tra le regioni in termini di qualità, accessibilità e inclusività dell’istruzione. In particolare, si teme, anzi è praticamente certo, che le regioni più ricche destinino sempre più risorse alle scuole paritarie, private o confessionali, a scapito delle scuole pubbliche, e che possano privilegiare una visione aziendalistica dell’istruzione, basata sull’alternanza scuola-lavoro e sulle “competenze” richieste dal mercato. Al contrario, le regioni più povere potrebbero trovarsi in difficoltà a garantire anche i servizi essenziali, come l’igiene, la mensa per non parlare del tempo pieno o dei laboratori. L’autonomia differenziata, quindi, non è una semplice riforma amministrativa, ma una vera e propria rivoluzione politica, che cambierebbe radicalmente il volto dell’Italia e della sua scuola e non certo in meglio.