Ausa Corno. Martines (Pd): Regione metta parola fine a idea acciaieria
“Mi sarei aspettato oggi dalle parole del presidente del Consiglio regionale Mauro Bordin e dell’assessore Sergio Emidio Bini presenti all’iniziativa qualche riferimento all’ipotetica acciaieria che potrebbe sorgere nella zona industriale dell’Ausa Corno, parole chiare sulla non compatibilità ambientale e sociale di un tale investimento in quell’area”. Lo scrive, in una nota, il consigliere regionale del Pd, Francesco Martines.
“Mi auguravo – continua Martines – che questa potesse essere l’occasione buona per mettere la parola fine a questa brutta vicenda, che ha visto e vede coinvolti Regione, imprenditori privati italiani ed ucraini, Comuni della Bassa friulana, dicendo che lo sviluppo di quell’area richiede sì investimenti sulle infrastrutture, indipendentemente dalla costruzione della famosa acciaieria, ma anche investimenti per far crescere la cantieristica e altre attività legate alle marine e altre attività legate al turismo in una laguna Grado Marano unica riserva naturale al mondo”.
“Ormai è chiaro a tutti che le forze politiche di maggioranza non sono più tanto felici di appoggiare Bini in questa sua avventura in abbinata alla Danieli, devono a questo punto solo trovare adesso il modo elegante per uscire da questo tunnel nel quale la Maggioranza si è infilata”, si legge ancora nella nota.
“È il caso – suggerisce ancora il consigliere di Opposizione – ormai per questa Maggioranza di fare marcia indietro e non spendere più altre risorse pubbliche in consulenze e studi mirati alla costruzione di questa mega acciaieria. Ormai i comitati hanno dato il loro responsabile aiuto a far capire il disastro ambientale al quale si stava andando incontro, i consigli comunali dei Comuni interessati stanno esprimendo la loro giustificata contrarietà a questo impianto, spetta adesso solo alla Regione mettere una pietra tombale su questo impattante insediamento”.
“Non si scarichino sul livello nazionale – conclude Martines – le decisioni su questo tema, perché in questo caso non ci sono elementi per invocare la pubblica utilità dell’intervento. La gente e le comunità hanno bisogno di chiarezza e di tranquillità, per guardare con serenità al loro futuro”.