Autonomie locali: Roberti, è svolta per funzioni e sviluppo Comuni. Per le opposizioni è una riforma povera, fregatura per sindaci e Comuni
“Il disegno di legge 71 volta pagina rispetto al passato aprendo una stagione nuova per le autonomie del Friuli Venezia Giulia”. Lo ha affermato l’assessore regionale alle Autonomie locali Pierpaolo Roberti nella pausa meridiana dei lavori d’Aula dedicati all’esame del ddl sull’esercizio coordinato di funzioni e servizi tra gli Enti locali del Friuli Venezia Giulia e istituzioni degli Enti regionali di decentramento amministrativo.
“Porteremo a casa – ha aggiunto Roberti – una riforma che fa il bene del territorio e dei sindaci, che da questo momento in poi potranno esercitare la loro autonomia davvero e non solo sulla carta, dispiegando le funzioni che sono di competenza comunale ma che non si riducono alle semplici erogazioni di servizi e consistono anche nelle funzioni di sviluppo del territorio, secondo ciò che è previsto dal testo unico degli Enti locali”. “Tali funzioni – ha detto ancora l’assessore – potranno essere esercitate in forma singola o associata, così come sarà ritenuto migliore a vantaggio dei cittadini”. A giudizio di Roberti “è importante che i sindaci possano esercitare la responsabilità che viene loro attribuita con l’elezione: metter loro dei vincoli o dei lacci significherebbe privarli di strumenti di governo ed esporli alla gogna quando si va alle urne”.
L’assessore alle Autonomie locali ha, infine, espresso “dispiacere per l’atteggiamento dell’opposizione. Sarebbe stata utile una collaborazione per costruire una riforma condivisa da tutti a beneficio del territorio regionale”. Ma le opposizioni sono durissime, secondo il Dem Shaurli si tratta di una normetta che è fregatura per sindaci e comuni. “Questa norma di una manciata di articoli non è un riforma è solo una fregatura per sindaci e comuni, che viene venduta come inno alla loro libertà. Nessuna soluzione per personale e servizi ai cittadini, nemmeno un euro di risorse per le aggregazioni. L’unico obiettivo raggiunto è la demolizione di ogni forma di collaborazione, sulle cui macerie la Lega non costruisce nulla, in attesa di Province future che ruberanno personale, risorse e competenze a Comuni”. Questo il giudizio lapidario del segretario regionale Pd Fvg Cristiano Shaurli, sul disegno di legge n. 71, sulla riforma degli Enti locali della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia.
Provvedimento da bocciare su tutta linea anche per il capogruppo di Patto per l’Autonomia Massimo Moretuzzo secondo cui la scelta della giunta Fedriga da nuovi nomi per vecchi contenitori.
«Ieri (13 novembre, ndr), quando abbiamo iniziato a discutere la legge di riforma degli enti locali – dichiara il capogruppo di Patto per l’autonomia, Massimo Moretuzzo – avevamo chiesto, con ferma convinzione, che si ascoltassero le istanze dei sindaci che, ormai da anni, domandano interventi risolutivi ai problemi che quotidianamente li assillano. In Aula, però, oggi abbiamo visto un film ormai ben noto: arroccata nelle sue posizioni la maggioranza non è stata capace di accogliere niente di ciò che il territorio chiedeva. Ecco, dunque, che ci troviamo di fronte a ben precise richieste avanzate dal Consiglio delle autonomie locali (in primis soglia minima di abitanti o del numero dei Comuni al fine della costituzione delle Comunità e sostegno economico nella fase di start up di costituzione delle Comunità) che sono rimaste lettera morta».
Questo tuttavia non è l’unico appello caduto nel vuoto, infatti, la stessa sorte è toccata anche all’appello di numerosi sindaci dei Comuni friulanofoni di riconoscere l’Assemblea di Comunità Linguistica friulana come ente locale non territoriale, dotato di piena personalità giuridica, con un’autonomia amministrativa e contabile che le permettesse di esercitare appieno il ruolo cui è deputata. «Noi, consiglieri del Patto per l’autonomia – prosegue Moretuzzo – abbiamo ritenuto utile presentare un emendamento che accogliesse questa richiesta, fatta propria tra gli altri anche dal Sindaco di Udine, eppure nonostante fosse una richiesta bipartisan priva di colore politico priva di criticità amministrative, la maggioranza ha deciso di bocciarla».
Nel corso della seconda giornata di discussione sul disegno di legge sugli enti locali il consigliere Moretuzzo ha, inoltre, evidenziato che, al di là di quanto proclamato dal presidente Fedriga questa riforma si propone sulla carta, l’unico risultato certo è il maldestro tentativo di reintrodurre le province. «Sotto una nuova forma – continua Moretuzzo – la Regione ha compiuto il primo passo per la riesumazione delle Province, grazie all’istituzione degli Enti di decentramento regionale: li potremmo definire un contenitore senza contenuto, i cui costi sono ancora tutti da scoprire anche perché nascono già commissariati. Domattina la burocrazia con cui i Sindaci devono scontrarsi sarà la stessa di prima e il personale nei Comuni sarà sempre quello, ma almeno l’esecutivo è riuscito anche questa volta – come aveva fatto con le Ater – a creare nuove poltrone su cui far accomodare i propri amici, con buona pace dei Sindaci che, da domani, continueranno a confrontarsi con gli stessi identici problemi di sempre senza una vera rivoluzione negli strumenti messi a loro disposizione da parte dell’amministrazione regionale». «Infine, per quanto riguarda la questione della montagna e di chi la vive – conclude il consigliere Bidoli –, c’era l’urgente bisogno di soluzioni che, in questo disegno di legge, non sono nemmeno delineate: le Comunità di montagna non sono di sicuro quello che serve. Nulla c’è invece rispetto a una visione di ampio respiro o a un chiaro segno che la Regione abbia evidenza della direzione che vuole perseguire negli anni a venire per far fronte a quanto rischia di compromettere per sempre la vita di quei territori».
Anche secondo Capozzella del M5S si tratat di una : “Riforma enti locali povera, Comunità superflue”.
“Abbiamo cercato, con le nostre proposte, di dare corpo alle Comunità introdotte dalla legge. Purtroppo però è stato uno sforzo vano e alla fine ne verrà fuori una normativa povera e poco incisiva”. Lo afferma il consigliere regionale del MoVimento 5 Stelle, Mauro Capozzella, relatore di minoranza della riforma degli enti locali che sarà approvata nelle prossime ore dall’aula.
“I nostri emendamenti, respinti dalla maggioranza e dalla Giunta, intendevano dare una struttura alle Comunità – spiega Capozzella -. Abbiamo proposto di dare loro un senso, prevedendo almeno tre funzioni da svolgere assieme. Invece il centrodestra ha voluto mantenere l’impostazione iniziale, impoverendo questi strumenti”.
“La legge afferma che le fusioni tra Comuni costituiscono ‘ lo sviluppo dei processi di collaborazione istituzionale’ ma nulla, in questa riforma, porta davvero a questo risultato – sostiene l’esponente M5S -. La nostra proposta era quella di avviare il processo di fusione dopo 5 anni di gestione comune di funzioni attraverso la Comunità ma anche in questo caso la risposta è stata negativa, rendendo di fatto la possibilità delle fusioni un corpo estraneo rispetto alla legge”.
“Le Comunità non servono a nulla, visto che anche laddove sono obbligatorie, come nel caso della montagna, non escludono che i Comuni possano gestire le funzioni con altri Enti locali attraverso una convenzione – aggiunge il consigliere regionale -. Il dubbio che sia un’operazione per moltiplicare le poltrone è forte…”.
“Senza contare – conclude Capozzella – che per una stessa funzione ci si dovrà interfacciare con tre o quattro uffici tra Regione, Comunità e Comune, senza contare il livello nazionale e comunitario. Ci si riempie troppo spesso la bocca con la semplificazione ma qui si finisce invece per sconvolgere la vita dei cittadini”.