Carramba che sorpresa!

Capisco che forse un titolo del genere possa risultare quasi offensivo per sintetizzare quanto di tremendamente tragico sta succedendo tra Gaza e Israele, ma credo possa dare un’idea abbastanza precisa delle dinamiche scatenate dall’attacco di Hamas, Jihad Islamica ed altri gruppi armati palestinesi allo Stato ebraico. Non so, ma credo che soprattutto la dimensione e la portata di questa azione militare abbia lasciato tutti (o quasi) sorpresi e quasi increduli. Che gruppi armati palestinesi, per quanto supportati inevitabilmente dall’esterno, avessero avuto la capacità di scatenare attacchi così ben organizzati e che potessero produrre danni così pesanti all’interno di Israele, in pochi lo avrebbero pensato. Ciò che però risulta anche più incredibile, è che le forze armate israeliane, le Israel Defence Forces (IDF) si siano fatte trovare così impreparate e travolte da guerriglieri certo determinati ma con una capacità militare infinitamente minore rispetto alla loro. Stesso discorso per gli ancora più famosi ed organizzati servizi segreti, il Mossad, Shin Bet ed il meno famoso ma emanazione delle forze armate, Aman. La sorpresa va bene, ma forze armate e servizi sono elementi che dovrebbero prevenire le sorprese e farsi travolgere in quel modo da guerriglieri a bordo di motociclette e deltaplani appare un attimo bizzarro. È chiaro che mai si saprà se veramente la sorpresa sia stata totale oppure la chiusura degli occhi in qualche modo voluta. I capi di Hamas e di Hezbollah si sono riuniti parecchie volte recentemente in Libano e pare davvero strano che Israele non avesse notizie precise in merito. Secondo Wall Street Journal l’intervento armato sarebbe stato direttamente ordinato o perlomeno coordinato dall’Iran, grande protettore sia di Hamas che di Hezbollah; che le relazioni tra Teheran e Tel Avi non siano buone, per usare un eufemismo, è noto. E che all’Iran importi alla fine poco della sorte dei palestinesi se non come mezzo per contrastare Israele e supporto interno, a me pare abbastanza chiaro. Ma anche fosse così e per questo condannabile, non si è mai alzata una sola voce contro gli omicidi mirati, i bombardamenti sia virtuali che reali contro i siti nucleari di Teheran, né tanto meno contro quelli che l’aviazione israeliana compie metodicamente ad esempio in Siria contro le milizie iraniane presenti in appoggio ad Assad.
Insomma la faccenda, si sa, è molto complicata e contorta e parte sempre dalla questione palestinese che se non troverà una soluzione accettabile, rimarrà e continuerà a produrre morti e distruzione. La si può pensare come si vuole, ma le condizioni di vita dei palestinesi non sarebbe accettabile né accettata se fosse vissuta da altri popoli. Una parte di loro, appunto quelli di Gaza, in seguito al ritiro del IDF e dei coloni che occupavano la Striscia, vivono completamente isolati all’interno di una specie di gabbia, controllati come galeotti sia via terra che via mare. Unica parziale via di uscita sarebbe il valico con l’Egitto di Rafah, ma anche da lì si entra e si esce a seconda della volontà egiziana e israeliana. Parliamo di due milioni e mezzo di persone la cui vita legata a decisioni altrui e che periodicamente subiscono i bombardamenti e le violenze da parte di Tel Aviv senza che alcunchì dica qualcosa. Tutto ciò che premette a quella gente di sopravvivere, dal cibo, all’acqua, alle medicine, ai carburanti (che poi fanno funzionare le infrastrutture pubbliche tipo ospedali, scuole eccetera) arriva e viene autorizzato dall’esterno. Il settanta per cento della popolazione è costretta a vivere del poco che arriva in termini di aiuti umanitari, se a voi questa pare una vita accettabile, a chi la subisce crea dei dubbi…. Che succederà ora che Israele ha proclamato il “totale blocco dei movimenti di qualsiasi merce” verso Gaza?
Dal punto di vista dell’attenzione internazionale, la questione palestinese serve solo ad emettere qualche blando proclama e se proprio non si può fare a meno, qualche timida critica quando Israele esagera. I Paesi arabi a parole prendono posizioni di condanna contro Israele, ma di fatto la loro attenzione nei confronti di Gaza e della Cisgiordania si scontra con l’interesse sempre più evidente di far affari con lo Stato ebraico. E tutto sommato e nonostante le recenti aperture nei confronti dell’Iran, preferiscono il business con l’occidente di cui Israele è l’avamposto in Medio Oriente.
Ma la questione torna sempre quella dei diritti (negati da sempre) dei palestinesi di rivendicare un proprio Stato, uno Stato indipendente da Israele e dai coloni che (tutti) illegalmente occupano buona parte della Cisgiordania. In alternativa, ma vista la situazione non si sa quanto la cosa possa essere credibile o sia addirittura onirica, un unico stato con eguali diritti sia per gli ebrei che per i palestinesi. Se nessuna delle due opzioni potrà essere realizzata, e bisogna davvero essere molto ottimisti per crederci, non ci sarà altro futuro per i palestinesi che quello di continuare a ribellarsi contro l’esercito di occupazione. Ora succede a Gaza dove Hamas ha il completo controllo di tutto ciò che accade, dalla vita politica a quella degli affari. Hamas non è un’organizzazione democratica; al contrario i suoi esponenti sono di stretta fede islamica e le loro azioni si ispirano a quei principi, ma gode del supporto della gente che non avendo altro a cui riferirsi, a loro si appoggia.
Diversa è la situazione in Cisgiordania dove governa l’OLP (Organizzazione per la Liberazione della Palestina) storicamente rappresentata e internazionalmente riconosciuta, ma che di fatto non ha mai prodotto un minimo risultato che potrebbe portare al riconoscimento dei diritti palestinesi, la cui guida da troppo tempo è almeno appannata da Mahmoud Abbas, alias Abu Mazen, tenuto al potere più dall’occidente che dal suo popolo. Ed infatti le manifestazioni a supporto di Hamas non sono certo mancate a Ramallah ed il resto della Cisgiordania. Diversa politicamente, ma dal punto di vista delle condizioni di vita, ugualmente drammatica. Le colonie vengono continuamente espanse con il supporto del Governo di Tel Aviv, i cui ministri (parte di loro) sono fanatici invasati e fascisti che non riconoscono alcun diritto palestinese e vorrebbero che solo gli ebrei vivessero nelle terre di Palestina. Gli altri semplicemente non devono esistere. Sono continue le vessazioni che i coloni perpetrano nei confronti di chi su quelle terre vive da secoli e cui quelle terre appartengono. Dall’inizio dell’anno sono ben più di duecento le vittime palestinesi causate dai coloni o dai soldati israeliani. Mentre i palestinesi soffrono dell’assenza di acqua, nelle colonie abusive ci sono case con le piscine, le terre migliori vengono sequestrate ed assegnate ai coloni. Le strade sono percorribili senza problemi dai coloni mentre per i palestinesi muoversi nel loro territorio è un incubo.
Israele è forza occupante, non lo dico io ma le innumerevoli risoluzioni del Consiglio di Sicurezza dell’ONU che intimano il suo ritiro e dunque perché mai chi subisce l’occupazione non dovrebbe ribellarsi, sì anche con le armi. È un suo diritto e dunque anche forme di violenza o azioni armate sono (sarebbero) del tutto legittime e si dovrebbero chiamare atti di resistenza. Poi si può discutere se uccidere civili sia o meno atto di guerra o di resistenza, ma cominciando a mettere sullo stesso piano le violenze commesse da entrambi gli schieramenti e considerando l’enorme divario che separa le possibilità degli uni e degli altri. Per dirne una, fa scalpore il fatto che molti (duecento?) ostaggi siano stati presi e portati a Gaza e che probabilmente serviranno come merce di scambio. La prima pagina di la Repubblica titola così: “il dramma degli ostaggi”. Ma Israele trattiene, e spesso senza alcuna accusa, migliaia di palestinesi nelle proprie prigioni, molti di loro minorenni. Come vogliamo chiamarli questi prigionieri? Ricordiamo anche, mantenendo chiara la diversità del contesto, che i nazisti e i fascisti definivano terroristi i partigiani che li combattevano.
In tutto questo l’occidente, a partire dall’ l’Europa, che non si ferma neppure un momento a riflettere su quali siano le cause di queste tragedie e si allinea a prescindere dalla parte degli occupanti, non fa altro che evidenziare la sua completa ignoranza e la totale sudditanza nei confronti di chi continua ad esercitare il suo interesse ed egemonia. Intanto gli altri possono tranquillamente morire. Tanto sono terroristi…

Docbrino