Castello di Udine: Mostra Antichi abitatori delle grotte in Friuli fino al 27 Febbraio
Nel biennio della manifestazione ESOF 2020 “Science of citizens”, il Museo Archeologico di Udine e il Museo Friulano di Storia Naturale propongono la mostra Antichi abitatori delle grotte in Friuli, presso il Castello di Udine. La mostra si prefigge di raccontare l’utilizzo delle grotte in Friuli Venezia Giulia a partire dalla Preistoria, attraverso le tracce lasciate dagli animali e dagli uomini che le hanno frequentate, secondo un approccio interdisciplinare, una comunicazione accessibile e un uso ecosostenibile dei materiali impiegati nell’allestimento.
L’esposizione consente inoltre di approfondire le conoscenze sulle Valli del Natisone dalla Preistoria più antica con il Riparo di Biarzo.
Alla fine dell’Ottocento, sulla scia di quanto già da alcuni decenni avveniva nell’area classica del Carso, vicina ma allora parte dell’impero Austro-Ungarico, anche in Friuli si accende l’interesse per l’esplorazione delle grotte e lo studio del fenomeno carsico. Da allora, in centocinquant’anni, le grotte conosciute nel settore prealpino orientale, dalle Valli del Torre sino a quelle del Natisone e dello Judrio, esplorate ed inserite nel catasto grotte, sono oltre 800.
Alcune sono semplici ripari, altre sistemi sotterranei complessi che si sviluppano per chilometri.
Delle tracce rinvenute in questi particolari ambienti, nella mostra vengono presentati sia l’approccio storico, che ne ha permesso l’individuazione, lo studio e addirittura l’evoluzione della disciplina paletnologica in regione, sia quello più tecnologico, che fa emergere dei dati inaspettati da reperti apparentemente semplici, consentendo una ricostruzione accurata dei contesti archeologici assai antichi. Ricordiamo a titolo di esempio, lo studio genetico sui campioni di suini provenienti dai diversi livelli del sito del Riparo di Biarzo che hanno messo in discussione la provenienza di questa specie domestica dal Vicino oriente ipotizzandone una domesticazione locale.
Così attraverso filmati, reperti, documenti e ricostruzioni la mostra racconta la ricerca archeologica e speleologica, che, come abbiamo detto, ha radici profondissime in regione.
L’esposizione consente inoltre di approfondire le conoscenze sulle Valli del Natisone a partire dalla Preistoria più antica con il Riparo di Biarzo; da questo sito provengono strumenti in selce, manufatti in osso, conchiglie forate e resti faunistici che sono stati sottoposti ad analisi diagnostiche allo scopo di ricostruire i modi di vita dei gruppi di cacciatori-raccoglitori che frequentavano le Valli a partire da 13.000 anni fa.
Ma una grossa fetta delle informazioni giunge dal III millennio a.C. e dai ritrovamenti che fin dalla fine dell’Ottocento, famosi naturalisti, come Achille Tellini, Giovanni Battista De Gasperi, Egidio Feruglio, Francesco Musoni, Ardito Desio, soci del Circolo Speleologico e Idrologico Friulano, fecero nelle grotte di quelle stesse Valli.
Una frequentazione che, a nostro avviso, non può che essere legata al popolamento del fondovalle e motivata da ragioni che possono essere ricondotte alla necessità di stabulazione degli animali durante i periodi di sosta, al bisogno di una pausa lungo i percorsi di caccia, di fienagione, di ricerca delle materie prime, di attività fusorie o ancora legata ai nuovi rituali funerari.