Centro sinistra a Udine: auspicabile un ripensamento delle matrici ideologiche di base
La vittoria a Udine del centro sinistra, civico e partitico, apre la prospettiva a un serio e auspicato ripensamento delle matrici ideologiche di base. La mancata evoluzione del pensiero avvenuta negli ultimi due decenni, infatti, ha prodotto un arretramento tangibile sul piano dei diritti social e civili a vantaggio di una tecnocrazia che ha nella destra tradizionale e più estrema il suo più facile interlocutore politico. In altri termini, se pur vi siano stati a sinistra tentativi per la costruzione di una nuova cultura politica, la direzione intrapresa è stata opposta a quella che sarebbe stata necessaria e anziché rivolta alla produzione e consumo consapevoli in luogo del profitto, si è perseguito un modello di semplice contenimento degli effetti istintivi del mercato sulla vita quotidiana delle persone. Era del tutto prevedibile che la politica del non fare, lasciando al mercato l’autodeterminazione di sé e delle questioni sociali ad esso dipendenti, sarebbe stata più premiante per la destra che non per la sinistra. Si è quindi realizzata quella situazione già pensata al termine del secolo scorso da Alexander Langer, secondo cui “abbiamo creato falsa ricchezza, per combattere false povertà”. L’esibizione del lusso, la futilità di molti acquisti onerosi e alla moda, il surriscaldamento degli ambienti, la sovralimentazione e la sovramedicazione, gli investimenti tecnologici sulla sicurezza dei beni materiali, ci illudono di una ricchezza fasulla al prezzo di un cambiamento climatico inarrestabile e sempre più devastante di cui il mercato non è certo interessato alla sua eliminazione. Il cosiddetto benessere, nasconde in sé il più temibile dei malesseri costituito dalla devastazione del pianeta in cui viviamo e delle sue risorse naturali essenziali alla vita.
La conversione ecologica, spesso ultra evocata fino a farla divenire priva di significato e di concretezza, è l’unica strada realmente percorribile per avviare il fondamentale equilibrio tra gli interessi in gioco utile all’affermazione dei diritti sociali e civili.
Se ogni forma di dittatura, anche etica, e di imposizione deve essere aborrita dalla pratica politica di una sinistra contemporanea, la via democratica all’ecologismo non può che passare attraverso il convincimento sociale da attuarsi mediante le più spinte forme di partecipazione civile alle scelte decisionali dell’amministrazione cittadina. La rivisitazione del concetto di benessere dalla forma individuale fondata sull’accumulo di beni materiali a fini esibizionistici e di consumo verso una collettiva basata sulla qualità della vita in un ambiente salutare, pacifico e gioioso è la frontiera di una nuova post sinistra che a Udine, con il risultato elettorale ottenuto, può trovare il suo avvio e rappresentare davvero un modello di evoluzione del pensiero politico democratico, progressista e socialista. Ai nuovi amministratori, il compito di cogliere l’opportunità e accompagnare il cambiamento di cui abbiamo bisogno.
Andra Sandra