Chi è causa del suo mal….. Ricordando la satira di Cuore e le sue ricette sempre valide

Dove siamo arrivati? In attesa che la destra partorisca il suo governo dei “migliori 2.0” e che i treni tornino ad arrivare in orario, per il mondo progressista, ma più in generale per i cittadini italiani, le prospettive non sono esaltanti, ma del resto chi è causa del suo mal…. Ed allora fra il serio e il faceto sfogliando con la memoria le mitiche copertine del settimana satirico “Cuore” (89 -94) analizziamo la situazione e cerchiamo di alleggerire l’umore. Del resto troviamo già allora, in Cuore, alcune risposte e soprattutto la constatazione che la situazione era grave come oggi, anche se non seria, e tutto sommato siamo sopravvissuti. E se i prossimi mesi saranno un salto nel buio sul piano geopolitico e politico, su quello pratico il freddo la farà da padrone, i prezzi continueranno a salire e il lavoro a scendere, i contatori a girare vorticosamente ingrassando i portafogli degli speculatori vicini e lontani. Basterebbe questo per rendere già insopportabile la situazione. Aggiungiamo poi che le promesse elettorali verranno rispettate solo se funzionali al mantenimento dei privilegi dei soliti interessi, mentre  le semplificazioni dei problemi complessi tipiche della destra, torneranno nel dimenticatoio assieme al solito libro dei sogni. Non tutte però, così verrà cantierato il poco utile Ponte sullo Stretto e cancellato il reddito di cittadinanza, ma soprattutto messa mano alla Costituzione, mentre per risolvere il problema della spesa previdenziale, già ai tempi, Cuore suggeriva la soluzione finale: “Aiuta lo Stato Uccidi un pensionato”. Noi che siamo più morigerati e incruenti  suggeriremmo il ricalcolo su base contributiva e in culo ai “diritti acquisiti”. A proposito del reddito di cittadinanza invece vale la pena fare qualche considerazione dato che, con buona pace del M5s, verrà certamente stravolto e magari anzichè una semplice taratura che era opportuna, si passerà alla clava troglodita dell’azzeramento nel solco dell’epica copertina del settimanale satirico Cuore che annunciava: “Siete poveri? Cazzi vostri” . Ma in realtà ai grillini quello che importava era il tema, la bandierina identitaria  da utilizzare efficacemente come puntello funzionale a frenare il proprio tracollo, ma  sapevano bene che il reddito non l’avrebbero salvato. Un risultato eclatante per i pentastellati che sono felici di aver visto “solo” dimezzati i propri voti e che hanno cinicamente sfruttato la povertà e la paura per garantirsi una comoda sopravvivenza parlamentare, sapendo che l’unica speranza per salvare un reddito ai disagiati meridionali (e non solo) non era quello di prendere in solitudine il loro voto, ma di partecipare al “campo largo”, magari dandosi qualche mese in più senza trascinare il paese in una disastrosa campagna elettorale estiva il cui risultato era già scritto, nel momento in cui, con una legge che premia pesantemente le “coalizioni”, si è deciso di correre sparpagliati aprendo così le porte di palazzo Chigi alla destra post-fascista. Una beffa dolorosa a 100 anni esatti dalla marcia su Roma. Del resto anche questa volta non c’è stato bisogno di occupare gli scranni parlamentari con manipoli di camice nere è bastato accarezzare l’elettorato con la suggestione della donna forte al comando. Intendiamoci se i pentastellati hanno acceso la miccia chi poteva spegnerla, il PD, non l’ha fatto arroccandosi permalosamente nello sdegno tipico del fidanzato sedotto e abbandonato sull’altare, dimenticando che in politica di verginelle non ve ne sono e se qualcuno pensa di esserlo, finisce molto male. Così Enrico Letta che negli ambienti “social” veniva affettuosamente chiamato “MammoLetta, dopo aver incassato un secondo “stai sereno”, in questo caso da Calenda, ha visto concretizzarsi il destino della sua seconda fuga. Ma sarebbe decisamente impietoso addossare nel Pd  tutte le colpe al segretario, la costruzione dell’odierna sconfitta viene da lontano, dall’aver inanellato tutta una serie di errori che ne hanno snaturato la natura. Gli errori si possono fare, ma non fare alcuna autocritica profonda e pubblica, nascondendo, o cercando di farlo, i problemi generati sotto il tappeto, è errore grave. Ovviamente la frittata è fatta e nei prossimi mesi se ne vedranno delle belle: verrà archiviato il 25 aprile ( relegato nelle pieghe della storia come “il ratto delle Sabine” o i “moti del 48”) mangeremo invece pane e foibe e vedremo l’inizio di una “riforma” della Costituzione sulla quale, guarda caso, il duo Calenda-Renzi, si è già reso disponibile a partecipare. Per non parlare del ricollocamento, già in atto, di valide firme del giornalismo italico pronte a prendere il nuovo vento assieme ai propri editori. Ma le sconfitte non sono solo figlie di errori dei generali nelle ultime battaglie, ma di impreparazione strategica e di mancanza di visione. Prendiamo la legge elettorale, senza rifarne la dolorosa storia, in realtà tutti sapevano avrebbe provocato danni alla democrazia dato che ne violenta la rappresentanza e partecipazione. Basta vedere la differenza fra percentuali e seggi espressi, per capirne tutta la nefandezza di un sistema nato per arginare la deriva pentastellata e che ha finito per mortificare la sinistra. Il rosatellum  aggiunto al taglio dei parlamentari, voluto dal M5s, ma avvallato da quasi tutti, allarga sempre di più la forbice fra politica e cittadini, violenta la rappresentanza territoriale  facendo così crollare anche la partecipazione allo stesso voto. Ebbene la sforbiciata degli scranni era evitabile, ma soprattutto la legge elettorale vi era tutto il tempo per modificarla. In realtà non si è voluto perché faceva comodo ai miopi segretari di partito (tutti), scegliere i parlamentari e crearsi manipoli o legioni di fedelissimi. Per questo motivo la Lega, nonostante la tranvata epocale del travaso di molto del proprio elettorale verso la Meloni pigliatutto,  sta consentendo a Matteo Salvini di restare al suo posto e di rivendicare  un ministero “di peso”. Gli eletti del carroccio sono tutti suoi fedelissimi  e anche se la Lega si sgretola, hanno garantito un quinquennio di potere e stipendi e forse contano di essere spina nel fianco di Giorgia, tanto se dovesse andare male possono sempre farsi progressivamente assorbire nel “partito unico” della “fratellanza”  che del resto, Cuore ci ricorda, già l’evocavano negli anni 90.