Consigli per la valutazione del voto: Pensieri e parole fino a tempesta ormonale placata
Un consiglio post elettorale, state calmi comunque sia andata ed evitate i social come la peste. La tempesta ormonale e dosi elevate di bullismo testosteronico farà diventare odiatori da tastiera anche chi normalmente è capace di intendere e volere. Ci vorranno almeno due o tre giorni per smaltire, riportando alla realtà i più, altri invece sono senza speranza ed il loro elettroencefalogramma politico è piatto da tempo. Una analisi del voto soprattutto, alla amministrative deve partire dalla conoscenza profonda dei singoli territori non dalle incazzature determinate dai mancati desiderata elettorali. Partire da questo è fondamentale per ridefinire strategie politiche in tutto “l’arco”, sia si parli di “ridefinire il campo largo” a sinistra, dopo la constatazione che nel M5s uno vale davvero uno (in senso letterale), che a destra dove le alleanze “parentali” sono spesso degne del ben noto film “parenti serpenti”. Nella immatura e nostalgica destra italiana ci sono troppi galli, senili capponi e galline in competizione per la leadership, per far si che il “pollaio” diventi davvero produttivo e le uova non finiscano in frittata come Verona insegna. Per non parlare della mitica corsa al “centro”, dove una miriade di nanopolitici creati dai media cercano di competere forti delle loro percentuali ad una cifra, utili non ai cittadini ma per generare qualche autarchica agognata poltrona. In ogni caso è inutile crucciarsi e arrovellare il cervello oggi per cercare un significato generale a ciò che è particolare. Molto particolare, perchè le elezioni amministrative sono al massimo cartine di tornasole locale, ma le elezioni politiche sono decisamente un’altra cosa. Non fosse altro per le diverse quote di astensionismo fra amministrative e politiche. I dati così come vengono estrapolati alle comunali danno al massimo delle estemporanee tendenze e ci dicono, sempre, che le variabili sono tante e che ogni realtà locale è differente da un’altra anche per la presenza delle liste civiche che, non sempre, anche se i partiti vorrebbero, sono riconducibili in toto ad una o ad un’altra area. In sostanza nell’ambito della politica nazionale tutto è più semplicemente “ complicato”. Nell’elezione dei sindaci pesa immensamente la credibilità locale dei candidati e, udite udite, dei programmi locali. Perfino per il voto delle regionali la consultazione di oggi ha poco valore. In sostanza sarebbe folle mescolare cifre di questa tornata amministrativa con una strategia verso le elezioni regionali e ancora meno verso le politiche sulle quali peserà non poco l’evolversi del quadro internazionale. Per questo non sarà facile l’operazione di costruire nel centro sinistra il mitico “campo largo” almeno così come teorizzato prima delle amministrative. Le vicende scissionistiche dei 5stelle, il loro deludentissimo risultato elettorale e ancora di più alcune derive “internazionali” anti-atlantistiche nel movimento, derive presenti del resto anche in talune forze a sinistra, rendono difficilmente praticabile la costruzione, a tavolino, per associazioni di sigle e relative poltrone, di un “campo largo”. Anche nascesse per sommatorie raffazzonate, sarebbe pieno di infestanti che si manifesterebbero prestissimo e avrebbero, come in natura, il sopravvento sulla coltura nobile seminata, facendo seccare tutto. L’unico modo, certamente il più difficile, sempre che non sopraggiunga una poco probabile riforma elettorale in senso proporzionale, sarebbe quello di costruire una unione elettorale sulla base delle proposte politiche e dei programmi che uniscono, mettendo temporaneamente in ghiacciaia le questioni più dirimenti. In questa operazione, sembra ovvio, ma non certamente per tutti, si vedrebbe il PD, in quanto forza politica a due cifre e strutturata, assumere l’iniziativa programmatica e costruire quel perimetro largo di alleanze intorno a una nascente piattaforma collettiva. Occorre farlo tirando una linea sulle divisioni del passato senza schemi precostituiti e tralasciando settarismi e veti. Ovviamente in un clima di reciprocità, costruendo una coalizione che provi a disegnare una strategia per le prossime elezioni politiche che parta dai contenuti, perchè le alleanze si fanno su quelli e non sulle poltrone. Almeno nell’utopico mondo della buona Politica.