Coppa del Mondo FIFA in Qatar: abusi sui lavoratori migranti. 6000 morti nei cantieri
C’è un lato positivo nel fatto che l’Italia non si è qualificata per partecipare alla Coppa del Mondo FIFA 2022 che avrà luogo in Qatar e che prenderà il via a novembre. Ci si risparmia l’imbarazzo di dover partecipare, almeno in prima persona, al circo mediatico che è stato preceduto, nel silenzio internazionale quasi assoluto, da enormi nefandezze con lo sfruttamento ai limiti della schiavitù e la morte di maestranze costrette a turni impossibili per rispettare la costruzione delle strutture che ospiteranno la kermesse calcistica. Si tratta di un evento mastodontico e attesissimo da tanti appassionati, che però molte persone hanno già pagato a caro prezzo, con la loro vita. Una inchiesta condotta dal Guardian ha svelato che oltre 6mila lavoratori sono morti nell’ultimo decennio in Qatar, nel corso dei lavori di costruzione di 7 nuovi stadi e di altre infrastrutture in vista della Coppa del Mondo. Una cifra che fa rabbrividire. A morire, stremati dagli sforzi e dal caldo eccessivo, principalmente migranti provenienti da Paesi come India, Pakistan, Nepal, Bangladesh e Sri Lanka. Le notizie comunque hanno circolato, trovando però solo sporadica eco mediatica, anche se sono numerose le testimonianze raccolte che evidenziano lo sfruttamento e gli orrori di canteri lager. Ma gran parte del mondo, Italia compresa, preferisce non vedere e non solo per ragioni “sportive” ma ovviamente energetiche. Insomma, mai come in questa occasione, il “bel gioco” del calcio che unisce in una passione sportiva il mondo intero, con un pubblico globale di oltre 3,5 miliardi di persone, si è già macchiato di non pochi abusi sul fronte dei diritti umani. Dal 2010, quando la FIFA ha assegnato i Mondiali di calcio del 2022 al Qatar, nonostante i suoi pessimi precedenti in materia di diritti umani e l’enorme deficit infrastrutturale, migliaia di lavoratori migranti hanno perso la vita per cause inspiegabili o hanno riportato infortuni, e molti altri hanno subito il vero e proprio “esproprio” dei loro salari, da parte dei loro stessi datori di lavoro. La FIFA non ha vigilato ne rispettato le sue responsabilità in materia di diritti umani e il Qatar non ha onorato i suoi obblighi, sia per prevenire tali abusi che per garantire un’adeguato trattamento risarcitorio per le vittime e per le loro famiglie. A causa di questo fallimento, le organizzazioni Human Rights Watch, Amnesty International, FairSquare in associazione con altri gruppi impegnati sui diritti, hanno chiesto al presidente della FIFA Gianni Infantino (svizzero ma con cittadinanza italiana, presidente della FIFA dal 26 febbraio 2016) di fornire una risposta pubblica alle notizie sugli abusi dei diritti dei lavoratori migranti in Qatar. “La FIFA e il Qatar, dicono le associazioni umanitarie, devono dare una risposta e mettere in atto un programma completo che preveda un processo partecipativo che includa i lavoratori e i sindacati per fornire una soluzione (compreso un risarcimento finanziario), che sia facilmente accessibile ai lavoratori migranti e alle loro famiglie. La FIFA dovrebbe riservare una somma equivalente ad un premio in denaro di almeno 440 milioni di dollari, messi a disposizione delle squadre che parteciperanno ai Mondiali di calcio del 2022, da investire in fondi per fornire un risarcimento ai lavoratori, oltre a una serie di iniziative per migliorare le tutele dei lavoratori. Né il Qatar né la FIFA potranno mai fare nulla per rimediare alla perdita di una persona cara, ma un risarcimento economico alle famiglie in difficoltà per la morte dei lavoratori migranti potrà almeno ridimensionare i danni perduranti nel tempo”. Per sensibilizzare l’opinione pubblica su quanto sta accadendo in Qatar e spingere la FIFA a intervenire e denunciare i casi di sfruttamento, Amnesty International ha lanciato una petizione online, a cui hanno già aderito 15mila persone.
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