Cpr di Gradisca: Un ragazzo pakistano di 28 anni si è tolto la vita subito dopo il suo ingresso nella struttura
Non è il primo e purtroppo temiamo possa non essere l’ultimo, un giovane migrante, di 28 anni, di origine pakistana, tradotto nel Centro per i rimpatri e per i richiedenti asilo (Cpr) di Gradisca d’Isonzo al Cpr di Gradisca nel pomeriggio di giovedì scorso 31 agosto si è suicidato solo un’ora dopo il suo ingresso nella struttura. Da quanto si è saputo il giovane, sul quale non sembrano risultare segnalazioni di comportamenti penalmente rilevanti, aveva effettuato la visita medica e il suo comportamento sembrava normale. Si sarebbe suicidato nella camerata alla quale era stato assegnato, dopo aver atteso che le persone con le quali divideva gli spazi uscissero per fumare una sigaretta nelle “vasche” esterne alle stanze che tanto somigliano ai cortili da “ora d’aria” delle carceri. ” A trovarlo sono stati gli stessi compagni, che hanno chiesto immediatamente aiuto agli operatori dell’ente gestore. Sono in corso indagini da parte della Polizia giudiziaria, sono state raccolte le testimonianze dei compagni di camerata e degli operatori. Una nota è stata espressa dal Centro di Accoglienza Ernesto Balducci di Zugliano: “Nell’esprimere una dolorosa partecipazione alla morte del giovane pakistano che si è tolto la vita appena dopo l’ingresso nel CPR di Gradisca, con un pensiero alla sua famiglia lontana, il Centro di Accoglienza Ernesto Balducci di Zugliano, la Comunità di San Martino al Campo di Trieste, l’ICS – Consorzio Italiano di Solidarietà Ufficio Rifugiati Onlus, la Rete DASI Friuli Venezia Giulia e la Rete nazionale RiVolti ai Balcani evidenziano che si tratta dell’ennesima morte in quella struttura. Il FVG, la sua politica, le sue istituzioni e tutta la sua società, sembrano oramai assuefatte a quanto sistematicamente avviene nel CPR di Gradisca d’Isonzo, da tempo noto per essere il più degradato e problematico d’Italia, al cui interno le persone vivono 24h al giorno nelle gabbie senza alcuna attività, e dove non entra quasi mai nessuno, né associazioni esterne alla gestione (il cui accesso è sistematicamente ostacolato), né esponenti politici, sociali e sindacali per effettuare monitoraggi indipendenti. Anche se scomparso da ogni dibattito pubblico il CPR di Gradisca esiste ed è il buco nero del FVG, la sua peggiore vergogna. A poco serve sostenere che la tragica scelta del giovane che si è suicidato all’ingresso nel centro è stato imprevedibile o che la brevità della permanenza al centro non consente di legare il gesto alle condizioni della struttura, poiché questa ennesima tragedia, anche per la sua dinamica, solleva, al pari delle molte altre morti che sono avvenute nel CPR, interrogativi inquietanti sull’esistenza e il concreto funzionamento di questa “istituzione totale” sopravvissuta a ogni riforma ed evoluzione sociale e destinata persone che vengono trattenute in condizioni di gran lunga peggiori di quelle carcerarie senza tuttavia che debbano espiare alcuna pena. È quindi doveroso chiedere l’avvio di un’adeguata e approfondita indagine, anche in sede giudiziaria, che riguardi questa tragedia ma anche e soprattutto riguardi quanto quotidianamente accade all’interno di quel centro nel suo complesso e da troppo tempo e sulle ragioni di tanta sistemica situazione di violenza e degrado. Parimenti è necessario chiedersi se la Prefettura di Gorizia, responsabile diretta della gestione del luogo, l’Azienda Sanitaria locale, la Questura di Gorizia, la Regione, ognuna per i propri ruoli e competenze, insieme a tutta la società regionale, intendano riflettere seriamente sullo stato in cui versa questo buco nero della nostra società. Da parte nostra ci impegniamo fin da ora a offrire la nostra collaborazione alle istituzioni per individuare insieme strade e modalità affinché nessun migrante si trovi in condizioni così estreme e per ognuno si trovino le vie per veder garantite pace e dignità umana”.