Crisi energetica: se dopo il 2013 non avessimo bloccato le rinnovabili, oggi ci servirebbero 125 mmc di gas in meno
“Se lo sviluppo delle rinnovabili, in particolare il fotovoltaico, fosse andato avanti con lo stesso incremento annuale medio registrato nel triennio 2010‐2013 (pari a 129 MW l’anno), oggi il FVG avrebbe potuto ridurre i consumi di gas metano di 125 milioni di metri cubi l’anno, pari al 15,80 % in meno di consumi e, quindi, di metri cubi consumati per produrre energia” Questi sono i numeri calcolati per la nostra Regione da Legambiente FVG che, incrociando le statistiche di Terna relative allo sviluppo delle Fer nel triennio 2010-2013, ha fatto una proiezione al 2022. In particolare in questi 7 anni (2014-2020) la nostra Regione avrebbe potuto installare complessivamente al 2020, almeno 470 MW aggiuntivi rispetto a quelli oggi esistenti (561) conseguendo un +45% di potenza installata. L’energia elettrica aggiuntiva ammonterebbe a +0.56 Twh l’anno pari al 5,6% dell’energia richiesta in Regione. Dati di proiezione importanti, sottolinea l’associazione ambientalista, che indicano come i Governi, che si sono succeduti in questi anni, abbiano sottovalutato l’importanza e le grandi potenzialità delle rinnovabili, che proprio dal 2013 hanno registrato un brusco rallentamento dovuto alla riduzione degli incentivi, portando le installazioni di fotovoltaico a 11 MW l’anno, contro i 129 MW installati nel triennio preso in considerazione. Per questo Legambiente torna a rivolgersi all’esecutivo, “perché la crisi energetica che sta investendo l’Italia e anche la nostra Regione, legata al conflitto in corso e al ricatto del gas, e che si traduce anche in un forte rincaro delle bollette, si può superare solo investendo davvero sulle fonti pulite, sull’efficienza, l’autoproduzione e l’innovazione tecnologica. “È ora di dire basta a ogni forma di ricatto energetico e di dipendenza dalle fonti fossili. La Regione – spiega Sandro Cargnelutti, presidente regionale di Legambiente – velocizzi la transizione verso le rinnovabili spingendo sull’autoproduzione energetica, sostenendo gli enti locali, i cittadini e le imprese che vogliono installare impianti sui tetti e nelle aree degradate, mettendo al centro i territori; occorre un’accelerazione significativa e una nuova capacità tecnica e di orientamento dei territori che vogliono investire sull’energia pulita”. Inoltre, il conflitto in corso tra Russia e Ucraina, con la minaccia dietro l’angolo anche di un incidente nucleare – prosegue Legambiente – ci ricorda che non c’è più tempo da perdere. È ora il tempo delle scelte coraggiose, abbandonando quelle miopi e insensate come ad esempio l’apertura delle centrali a carbone o un ipotetico e illogico ritorno al nucleare.