Da Papa Francesco a Greta Thunberg il grido inascoltato e l’attrattore strano
Alcuni anni fa l’enciclica “Laudato Si’” di Papa Francesco aveva posto con estrema lucidità e coerenza culturale e scientifica la questione del cambiamento climatico come elemento determinante per il futuro dell’uomo sulla terra. Al riguardo c’è stata qualche battuta di consenso sulle spalle ma una sostanziale indifferenza dei poteri politici ed economici decisivi. E neppure tra la genericità dei fedeli il messaggio ha avuto peso se non tra quelli che già comunque cercavano di operare nella direzione indicata.
Poi improvvisamente nel 2019 una adolescente svedese, con ogni probabilità connotata da alta intelligenza e sindrome “Asperger”, dopo aver fatto esasperare i suoi genitori per le sue fissazioni fino a farli diventare complici, diventa il punto di aggregazione di un movimento mondiale giovanile che assume la salvaguardia del futuro del pianeta come obiettivo prioritario per la nostra epoca.
Cosa è successo? Per alcuni la “divina provvidenza” ha scelto Greta piuttosto che Francesco, per altri è tutto un complotto di poteri occulti, finanziari e produttivi, per impedire al popolo di proseguire le sue lotte. Dice Diego Fusaro: “il sistema gestisce finti dissensi per rafforzare l’ordine stesso” e distogliere l’attenzione dalle lotte di classe, o meglio della “gleba”.
Credo che cercare di risolvere il dilemma sia sostanzialmente inutile perché non è possibile interpretare gli avvenimenti con la logica della causalità, magari razionale ed evidente. Se ben ricordo dalle mie letture scientifiche, non è così che si comportano i sistemi dinamici complessi definibili come caotici, dove è impossibile prevederne l’evoluzione a partire dai comportamenti dei singoli componenti. La teoria matematica del caos ha introdotto la imprevedibilità di alcuni momenti di accumulo e di convergenza che vanno sotto il nome di “attrattori strani”. A mio parere, nel sistema dinamico complesso costituito dal rapporto tra uomo e natura, è proprio quello che è accaduto con Greta Thunberg e la questione del cambiamento climatico.
Credo sia da ringraziare il “caos” che ha permesso al mondo di decidere di ascoltare un messaggio scientifico che negli anni era diventato un rumore di fondo fastidioso da isolare il più possibile in ambienti ben coibentati.
Quindi oggi la vera questione non è domandarsi come mai il messaggio si sente forte e chiaro e chi ci sta dietro, ma valutarlo nella sua attendibilità e decidere ed “agire” di conseguenza.
Nessuno può oggi essere così folle da negare il cambiamento climatico. Certo, malgrado la quasi totalità della scienza sia giunta ad una conclusione precisa, ci si può ancora domandare se quanto succede sia causato dalle attività umane o se queste abbiano una incidenza trascurabile. Ovvero se qualcuno è colpevole o se il tribunale dell’umanità può assolvere tutti per insufficienza di prove.
Da qui nascono due diverse linee nel momento in cui si decida di affrontare il riscaldamento globale, sia eventualmente per ottenerne la mitigazioni sia per adattarvisi.
E’ evidente che anche il negazionismo non può fare a meno di affrontare il tema dell’adattamento. E questo significa che in un mondo organizzato in stati (nazione) gelosi della loro sovranità ognuno deve pensare a se stesso, pronto a lottare fino all’estremo per proteggere o procurarsi le risorse di acqua, di terre coltivabili, di risorse minerarie esauribili, etc. E allo stesso tempo per evitare che la disperazione di altri, privi del necessario per vivere e non sufficientemente ricchi per utilizzare tecnologie e scienze di difesa, decidano di andare là dove ciò è possibile. In altre parole si prospetta un mondo dove impera la legge del più forte, da imporre anche con la violenza.
Se poi parliamo delle politiche necessarie alla mitigazione del cambiamento che incombe sulla terra, non è pensabile che ciò possa avvenire per spizzichi e bocconi, anche se sul piano morale ha ragione Angela Merkel quando dice che l’Europa, anche da sola, deve agire nella direzione della salvaguardia del clima per non avere sulla coscienza un mondo devastato da consegnare alle generazioni future.
La partita in gioco è molto alta e ha in palio un nuovo modello di organizzazione dei rapporti globali, che coinvolge e mette in discussione non solo l’economia corrente della crescita infinita ma soprattutto rende evidente che le tanto decantate sovranità degli stati non possono portare alcun risultato se non l’acuirsi dei conflitti. Ma allo stesso tempo può invece emergere un nuovo protagonismo dei territori, comunque definiti, siano essi regioni o città, aree montane o rivierasche di mari e fiumi, etc., capaci nella loro specificità di trovare sia le iniziative di mitigazione dell’acutezza del riscaldamento globale sia i modi più adatti per adattarvisi e trasmettere alle prossime generazioni un messaggio di vita e di sicurezza.
Greta sta costringendo tutti ad interrogarsi ed a dare delle risposte. Non permettiamo che questa occasione venga sprecata. E Francesco dovrà ancor più aiutarci a scacciare i farisei.
Giorgio Cavallo